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La formazione è da sempre lo strumento principale per fornire ai componenti di una organizzazione le competenze necessarie per operare in modo efficace ed efficiente. Ciò vale tanto per le organizzazioni aziendali, quanto per gli studi professionali. In un’epoca caratterizzata dal cambiamento continuo, veloce e spesso dirompente, quella che è una necessità diventa una vera e propria priorità.

Senza la formazione continua qualunque tipo di organizzazione diventa presto obsoleta e perde in competitività e qualità. Se un tempo le rivoluzioni di tipo tecnologico, organizzativo e normativo attraversavano più generazioni di lavoratori, oggi invece una generazione vede nella propria vita lavorativa più rivoluzioni e deve necessariamente dotarsi di flessibilità per poter rimanere performante.

 

La formazione come asset organizzativo

La formazione diventa quindi un vero e proprio asset per qualunque tipo di organizzazione. Focalizzandoci sugli studi professionali dell’area legale, l’evoluzione organizzativa e tecnologica che negli ultimi anni ha accompagnato il settore disegna uno scenario molto diverso dal passato: qualunque studio legale, indipendentemente dalle dimensioni e dalla geolocalizzazione sul territorio nazionale, sente oramai la necessità di dotarsi di nuove competenze per rendere più efficiente il lavoro al proprio interno, aumentare i margini di business e la competitività sul mercato. La competitività e l’efficienza sono diventati oggi elementi centrali nella gestione della professione. Se si osservano i dati, risulta che il panorama organizzativo degli studi legali è sempre più variegato e spazia dagli studi tradizionali, agli Studi associati, Stp, Sta e reti professionali. Le competenze manageriali (le c.d. soft skills) sono diventate, di conseguenza, sempre più presenti negli studi, che hanno necessità gestionali e organizzative un tempo sconosciute. Per questa ragione, entrano in studio nuove figure di staff, manageriali e paralegali, che hanno proprio tale funzione: supportare i professionisti nell’esercizio delle proprie attività legali.

Tutte quelle competenze che spesso mancano al professionista forense, come competenze comunicative e organizzative vengono così sopperite da queste nuove figure di staff.

Le nuove esigenze formative

Lo studio legale, acquisendo man mano la logica imprenditoriale, ne eredita anche le esigenze, come la gestione del clima interno e della motivazione del personale, nonché della comunicazione interna ed esterna. La dimensione dello studio è un fattore di amplificazione delle esigenze formative, ma non vuol dire che le stesse non le abbia anche lo studio tradizionale. Se per gli studi di maggiori dimensioni la formazione manageriale è vitale per supportare una logica organizzativa imprenditoriale, negli studi tradizionali la formazione è importante per offrire servizi sempre più efficienti ed essere più competitivi.

La necessità di avere una propria presenza on line, poi, spinge lo studio a dotarsi di competenze tecnologiche: gestione del sito web, del brand, attività di digital marketing e di social media management. Nuove figure professionali diverse dal professionista legale, come abbiamo visto, hanno fatto ingresso in studio per svolgere tali compiti e supportare le attività. Per non parlare poi delle necessità contabili e amministrative, di gestione delle risorse umane presenti in studio e la compliance. Il quadro comincia così ad essere più completo e fa intravvedere le numerose e poliedriche esigenze formative che uno studio legale contemporaneo presenta, piccolo o grande che sia.

Se a tutto questo aggiungiamo la velocità del cambiamento, accentuata dall’epoca post pandemica, ecco che l’impronta del cambiamento appare in tutta la sua rilevanza. E qual è l’asset irrinunciabile di questo contesto per gli studi legali? Senza alcun dubbio la formazione: continua, di qualità e multidisciplinare. L’espressione anglosassone “life long learning” racchiude in sé il senso dell’esigenza formativa permanente. Non esiste più un’epoca in cui si può vivere di “rendita di sapere”.

L’obsolescenza del sapere è veloce e continua e non solo in ambito tecnologico, ma anche normativo, organizzativo, sociale ed economico. Le famose “soft skills”, intendendo con esse le competenze trasversali e integrative delle competenze tecniche dell’avvocato (giuridiche, quindi) non sono più eventuali e “semplicemente” integrative, ma sono diventate centrali come le altre considerate “hard skills”. Non saper utilizzare la tecnologia, non conoscere le lingue, così come non sapersi relazionare con colleghi e clienti, non avere conoscenze di tecniche di comunicazione e negoziali, di gestione del tempo, di gestione dello stress e di leadership rappresenta oggi un gap.

Torna dunque la formazione come momento centrale di aggiornamento delle competenze considerata come mind set necessario per gestire l’intero bagaglio culturale e professionale.

Il costo della formazione

La domanda che spesso in molti professionisti si pongono è: quanto costa la formazione? Non solo in termini economici, ma anche di tempo. A questa considerazione la risposta corretta è chiedersi quanto costi non formarsi, non innovare e rimanere al passo con i tempi, piuttosto che chiedersi quanto costi farlo. Rimanendo ora sul tema del costo della formazione, è utile che gli studi legali sappiano dell’esistenza di numerose opportunità in termini di formazione finanziata a cui possono agevolmente accedere. La formazione ha senso se è ben mirata e di alta qualità. E non è detto che questi parametri vogliano necessariamente dire che l’investimento debba sempre essere considerevole in termini economici.

Cogliere l’opportunità della formazione finanziata

Uno degli ostacoli che dunque frena gli studi legali dall’investire nella formazione è sicuramente l’impatto sui costi. Esistono tuttavia validi strumenti per accedere a percorsi formativi di qualità a costi ridotti o addirittura azzerati, come la formazione finanziata.

Fondoprofessioni, per esempio, è il fondo interprofessionale che si occupa della formazione continua dei lavoratori. I Fondi interprofessionali sono organismi paritetici, autorizzati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che raccolgono le quote dello 0,30% del monte salari (contributo di cui alla Legge n. 845/1978) versate obbligatoriamente dai datori di lavoro a Inps. I datori di lavoro possono, infatti, scegliere di destinare tale contributo a uno dei Fondi interprofessionali, attraverso il professionista che gestisce le buste paga, tramite la denuncia Uniemens.

Fondoprofessioni (Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la formazione continua negli Studi Professionali e nelle Aziende collegate), si rivolge ai professionisti e ai lavoratori di studi professionali, promuovendo la formazione continua e sostenendo attività formative che possono spaziare da corsi di aggiornamento professionale, a master, a seminari e altre iniziative di apprendimento.

Il Fondo si propone di migliorare le competenze e le qualifiche dei lavoratori, incrementare la competitività delle strutture professionali e rispondere in modo efficace e tempestivo ai cambiamenti del mercato del lavoro e alle esigenze di innovazione del settore.

L’accesso è condizionato alla presentazione di un progetto formativo che risponda ai requisiti dell’Avviso pubblicato da Fondoprofessioni, ma consente di formare il personale praticamente a costo zero.

Fondoprofessioni è particolarmente indicato per gli studi legali, poiché nasce specificamente per supportare le libere professioni. Consente di finanziare corsi su temi tecnico-professionali, organizzazione dello studio, lingue straniere e molto altro. È un’opportunità preziosa per erogare formazione continua che permetta allo studio di restare al passo con le evoluzioni in atto nella professione legale. Per gli studi associati, poi, i vantaggi sono ancora maggiori, poiché possono essere create aule virtuali interne coinvolgendo più collaboratori. I corsi sono dedicati ai dipendenti di studio, ma possono partecipare come “uditori” anche i professionisti con partita iva.

I contenuti formativi possono essere i più vari, da quelli iper tecnico-giuridici a quelli più manageriali e gestionali. Anche le modalità di fruizione spaziano dalla presenza in aula, piuttosto che in FAD, quindi in webinar.

Come luogo dove svolgere la formazione si può optare tra la sede dello studio professionale interessato (in house), oppure l’aula di formazione, insieme ad altri partecipanti.

Flessibilità, multidisciplinarietà e diversificazione dell’offerta formativa caratterizzano la formazione finanziata da Fondoprofessioni.

Quali sono i requisiti per accedere ai vantaggi di Fondoprofessioni?

Per poter usufruire delle opportunità offerte da Fondoprofessioni è necessario soddisfare tre requisiti:

  1. L’adesione al fondo, che avviene tramite la destinazione del contributo dello 0,30% già versato all’INPS.
  2. La presentazione di un piano formativo, che rispecchi le esigenze e gli obiettivi dello studio.
  3. L’attuazione del piano, seguendo le linee guida del fondo in termini di tempistiche e modalità di rendicontazione.

Come scegliere la formazione finanziata

Lo studio professionale aderente al Fondo ha diverse opzioni tra cui scegliere per accedere alla formazione finanziata di cui necessita. Lo studio professionale può scegliere corsi a catalogo dalla piattaforma informatica di Fondoprofessioni, oppure può scegliere un ente attuatore accreditato presso il Fondo, abilitato a presentare piani formativi sugli Avvisi monoaziendali e pluriaziendali per conto dello Studio stesso. Gli enti attuatori, in sostanza, sono coloro che si occupano della progettazione e dell’organizzazione dei corsi e della gestione degli adempimenti amministrativi di accesso alla formazione finanziata per conto delle strutture beneficiarie della formazione (Studi professionali e aziende iscritte a Fondoprofessioni).

Le opportunità ad hoc per lo studio legale

La formazione dedicata ad uno studio legale può riguardare diversi ambiti e competenze, fra cui:

  • Le competenze tecnico-giuridiche: garantendo l’aggiornamento legislativo e giurisprudenziale.
  • Lo sviluppo di soft skills: quali la leadership, la gestione del team, la comunicazione efficace, la gestione del tempo e dello stress, il public speaking.
  • L’incremento della produttività: attraverso l’ottimizzazione dei processi lavorativi e l’uso di nuove tecnologie.
  • Il miglioramento della gestione dei clienti: mediante l’affinamento di tecniche di negoziazione e customer care.

Per uno studio legale, dunque, la formazione non è solo un requisito deontologico, bensì un’esigenza legata all’organizzazione e al mercato.

La formazione può apportare importanti vantaggi agli studi legali: permette di acquisire nuove competenze tecniche e specialistiche, adeguandosi alle continue evoluzioni normative e giurisprudenziali; rafforza problem solving, il team working e le capacità relazionali, utili sia nel rapporto con i clienti, che nella gestione dei collaboratori.

Inoltre, la formazione accresce la motivazione e il coinvolgimento del personale, che si sente valorizzato dall’investimento nella sua crescita professionale. Questo si traduce in maggior produttività e minor turnover. Infine, l’aggiornamento costante migliora l’immagine dello studio, che può presentarsi sul mercato con competenze all’avanguardia.

In collaborazione con gli organismi bilaterali degli studi professionali

 

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