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Credito di imposta solo per un anno, nodo decontribuzione, incognita struttura di missione la Zes unica in manovra parte con handicap

La manovra economica è piena di insidie per la Zes Unica del Sud, la principale novità introdotta fino ad ora dal governo Meloni per dare una spinta alle politiche per il Mezzogiorno e attrarre nuovi investimenti. Sulla carta potrebbe essere effettivamente una rivoluzione, dal momento che la nuova Zona Unica Speciale sarà estesa a tutte le regioni del Sud e prendere il posto delle attuali otto già esistenti ma mai effettivamente partite. Un dato per tutti: la nomina dei Commissari è stata completata solo nel 2022, a distanza di quattro anni dalla loro istituzione. Inoltre, anche le strutture di supporto delle amministrazioni centrali non hanno mai fornito alcun aiuto.

Mentre, come rilevato dalla Corte dei Conti, gli stessi obiettivi delle otto Zes previsti nel Pnrr, difficilmente rispetteranno la scadenza del 2023. E’ molto esiguo, infatti, il numero degli interventi che sono arrivati all’aggiudicazione, la maggior parte è ancora nelle fasi preliminari e, in alcune regioni, non si sono fatti progressi negli ultimi dodici mesi. Ora, secondo il ministro della Coesione, Raffaele Fitto, il copione dovrebbe cambiare. Ma, in realtà, la manovra economica non ha sciolto quasi nessuno dei nodi sul tappeto. E, in particolare, sono quattro gli elementi che potrebbero ostacolare il decollo della Zes unica.

Zes Unica, l’incognita delle risorse in manovre

La Zes prevede un forte contributo per le imprese che investono, con un credito di imposta variabile a seconda dell’investimento previsto e che può finanziare i beni strumenti destinate alle strutture produttive localizzate in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise. Inizialmente si era puntato su un investimento triennale con una dote di almeno 4,5 miliardi di euro. E già sull’entità dello stanziamento, non erano mancati i dubbi. La manovra economica ha destinato al capitolo sui crediti di imposta appena 1,8 miliardi nel 2024. Una cifra che rischia di essere largamente insufficiente, considerando anche l’estensione della nuova Zona Economica Speciale.

Manovra, la soglia degli investimenti per la Zes Unica

Altro nodo da sciogliere è quello relativo alla taglia minima degli investimenti necessari per accedere al credito di imposta. La nuova soglia, infatti, è fissata a quota 200mila euro, proprio per favorire la crescita dimensionale delle imprese. Ma non è detto che la norma non possa subire modifiche. Infatti, in Commissario Bilancio della Camera, dove è in discussione il decreto Sud con l’istituzione della Zes unica, sono già spuntate proposte bipartisan per abbassare il tetto degli investimenti a 100mila euro. O, ancora, per differenziarlo a seconda delle dimensioni delle aziende che chiedono il contributo, portandolo a 60mila euro per le piccole e medie imprese e a 30mila per quelle micro.

Una richiesta che parte anche dall’andamento che si è registrato fino ad oggi nell’esperienze delle otto Zone Uniche Speciali, che è stato utilizzato per il 70% dalle imprese con dimensioni più contenute. E’ ovvio che se la soglia venisse modificata anche lo stanziamento di 1,8 miliardi previsto nella manovra potrebbe risultare largamente insufficiente con il rischio di un esaurimento precoce dei fondi.

La decontribuzione

Altro capitolo ancora tutto da scoprire è la proroga della decontribuzione sui lavoratori assunti nelle aree meridionali. L’attuale regime scade, infatti, il 31 dicembre. Tutto dipenderà dalla decisione che sarà presa dalla Commissione Europea, che dovrà far scattare un nuovo disco verde per l’incentivo. Nel caso di una proroga, sarebbe necessario trovare almeno 1,5 miliardi, anche attingendo alle risorse europee.

La governance

Per il decollo effettivo della Zes Unica è prevista la costituzione di una vera e propria Unita di Missione presso Palazzo Chigi che di fatto prenderà il posto degli attuali otto commissari. Ma anche su questo fronte non mancano le incertezze sia sui tempi sia sulle modalità di selezione della task force. Inoltre, non sono ancora definiti gli ambiti di azioni dell’Unità di Missione. Se dovesse passare, infatti, l’idea di concentrare in questa struttura tutte le autorizzazioni previste a livello territoriale, si rischia di creare un collo di bottiglia che potrebbe frenare gli investimenti nel Mezzogiorno.


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