Alla fine della scorsa stagione sportiva, l’Inter avrebbe dovuto versare 1.9 milioni di euro al Manchester United, parte dei bonus dovuti per l’acquisto di Romelu Lukaku avvenuto nell’estate del 2019. Con la pandemia, e gli effetti che questa ha avuto sull’economia del calcio, la scadenza del versamento è stata posticipata (di comune accordo fra i club) al prossimo luglio. Eppure l’Inter già lo scorso gennaio ha pagato quanto dovuto. La dirigenza nerazzurra, nonostante la crisi di liquidità che ha investito l’azionista di maggioranza Suning Holdings, è infatti impegnata a rispettare le scadenze dei pagamenti per i cartellini dei giocatori. E quando c’è la possibilità di farlo, la linea è quella di pagare il prima possibile. I rapporti fra Inter e Manchester United sono buoni.
Verifica Uefa e fondo saudita
Il prossimo 31 marzo scatterà la verifica Uefa, che impone alle società di non avere arretrati nel pagamento degli stipendi per quote superiori al 15 percento del monte ingaggi complessivo. E costringe le società a rispettare le scadenze dei pagamenti dei cartellini dei giocatori. Chi sgarra rischia di non poter partecipare alle coppe europee. Oltre alla negoziazione con lo United, l’Inter ha un tavolo aperto con il Real Madrid per il pagamento del cartellino di Hakimi. La prima rata di 10 milioni andrà saldata entro fine mese. Mentre la dirigenza interista si dà da fare per onorare gli impegni, prosegue il dialogo fra Suning e i fondi. Per la famiglia Zhang restano sempre aperte due piste: ottenere un prestito e il rifinanziamento del debito, per arrivare a fine stagione, oppure cedere il club. Fra i private equity che hanno avviato un dialogo con la proprietà cinese per rilevare l’Inter, oltre ai londinesi di BC Partners, anche il fondo sovrano saudita Saudi Public Investment Fund.
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