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Al tempo dell’overtourism e dei viaggi “fai da te”, anche la geografia delle nostre città cambia velocemente. A intuirlo ci sono anche piccoli e grandi proprietari immobiliari che, fiutando l’affare, decidono di trasformare case e stanze in alloggi per turisti da piazzare tramite piattaforme web come Airbnb. I vantaggi? Si massimizzano i profitti delle rendite e si evitano i contenziosi.

Ma, se a guadagnarci non sono in pochi, a rimetterci sono in molti, a partire da chi deve pagare un affitto. È il lato oscuro di una fenomeno su cui in Italia non esiste ancora nessuna forma strutturata di regolazione, ma che da anni fa registrare una crescita senza precedenti. 

La storia di Catia: “Sfrattata prima dalla pandemia poi dal Giubileo” 

“Avevo una bellissima casa e un lavoro d’oro, poi è arrivata la pandemia e ho perso tutto. Ho dormito sugli autobus e per strada” ci racconta Catia, una sessantenne romana. La sua vita cambia radicalmente allo scoppio dell’epidemia da Covid-19 quando viene licenziata insieme ad altri lavoratori. Riesce, tramite un conoscente, a trovare un’altra sistemazione: una stanza di albergo situata non troppo lontano dalla stazione Termini, a Roma. 

Ho provato a comprare una casa per affittarla: ecco quanto ho guadagnato

Oggi Catia, ha 60 anni e paga l’affitto grazie all’assegno di inclusione. “All’inizio pagavo 400 euro, poi sono saliti a 450 e successivamente a 500. In pratica tutto il mio sussidio finisce in spese per la locazione – racconta a Today.it – ora vogliono 800 euro per restare, ma io non ho un lavoro e di più non posso permettermi: se non cambia nulla a settembre tornerò per strada. Vorrà dire che se mi dovessero chiamare per un colloquio di lavoro ci andrò con il trolley” aggiunge con amaro sarcasmo. 

E il suo caso non è isolato: il prossimo sarà l’anno del Giubileo e Roma si prepara ad accogliere migliaia di turisti e in molti fiutano l’affare. E non parliamo solo di albergatori. “Una mia conoscente sta per essere cacciata di casa: ha sempre pagato 600 euro al mese, ora il proprietario le ha dato l’aut aut e o versa 1500 euro al mese o va via, c’è il Giubileo e vogliono guadagnare tutti di più” denuncia.

Il problema non è solo limitato alla Capitale. Dal 2016 gli affitti brevi (ovvero quelli inferiori a 1 anno) sono cresciuti in Italia del 26 per cento, mentre si assiste a una netta diminuzione di quelli a lungo termine che sono calati complessivamente di più del 12 per cento.

Cambia anche la tipologia di locazione: aumenta chi affitta singole stanze o porzioni dell’abitazione, a scapito per chi opta per una casa completa. E ad aumentare sono naturalmente i costi. Nel 2022 la spesa per la casa ha inciso per il 40% di quella complessiva delle famiglie italiane, mentre il costo degli affitti ha fatto registrare, in media, un aumento del 13,8 per cento in tutta Italia. Un incremento inarrestabile da anni, come le stime di Immobiliare.it documentano. 

PREZZO_AFFITTI_immobiliare.it

In Italia affittare un appartamento costava 9,30 euro al metro quadro a dicembre 2015: lo scorso marzo si è arrivato a 13,35 euro al metro quadro. Sono dati che variano ovviamente se ci spostiamo dalle città alle periferie o dal Nord a Sud, ma che ci danno un’indicazione di massima. Affittare una casa di 60 metri quadri costava, in media, 540 euro nel 2015. Oggi verrebbe 787 euro, un aumento di 247 euro. Nel frattempo i salari sono rimasti al palo e ad aumentare è stata invece l’inflazione. In poche parole: siamo di fronte alla tempesta perfetta, perché a perdere tutto ci vuole molto poco. 

“Da anni dormo in una cantina, chi ha casa la affitta su Airbnb” 

Augusto (nome di fantasia) ha 42 anni e vive a Roma da molti anni. I primi problemi arrivano nel 2008, al tempo della grande crisi finanziaria quando rimane disoccupato. Poi riesce a ritrovare un lavoro stabile e affittare una casa dove risiede fino al 2012, anche se con non poche difficoltà. “L’affitto era di 800 euro e il mio stipendio di 1200, facevo già i salti mortali per arrivare a fine mese” ci racconta. Tutto questo non basta più quando perde di nuovo il lavoro. Da lì comincia una lunga odissea che lo porta a vivere di espedienti. 

Mi sono ritrovato in casa uno sconosciuto che usava il mio spazzolino

“Sono finito per strada, poi sono stato ospitato prima da un amico in una piccola stanza e infine ora in una cantina da un altro conoscente.Ci vivo da anni, non è un ambiente salubre. Mi arrangio come posso, anche se tra un po’ dovrò lasciare anche questa sistemazione: la cantina è in vendita” ci racconta. 

Augusto, che ha anche un’invalidità riconosciuta, lavora nella ristorazione e nel cinema come comparsa: occupazioni non stabili che non gli permettono di pensare a una casa tutta per sé e nemmeno a una stanza in una casa condivisa. “I proprietari chiedono troppe garanzie, non ho un contratto stabile, né due o tre mesi di caparra da versare – ci racconta – eppure l’assurdità è che lavoro e ho sempre lavorato”. Prova anche a mettersi in lista per ottenere una casa popolare, ma viene perennemente scavalcato anche per criteri di assegnazione “non così limpidi” ci racconta.

prezzo_metro_quadro_citta

Su questo versante da tempo l’Italia ha tirato i remi in barca. Le risorse destinate a favorire il diritto alla casa, pari al 26 per cento degli investimenti pubblici totali negli anni ’50, sono crollate a meno dell’1 per cento nel nuovo millennio. Nel 2021 l’Italia ha riservato alle politiche abitative appena lo 0,06% delle proprie spese per il Welfare, contro l’1,19% del Regno Unito, il 2,05% della Germania e il 2,62% della Francia. Secondo Federcasa, in Italia vive in una casa popolare solo il 3,7% delle famiglie a fronte del 9% della media europea.

Stangata sugli affitti brevi: da Roma a Venezia, le città più care in cui soggiornare

Nel frattempo, anche per il boom delle nuove piattaforme di shared economy, il mondo è cambiato: “La maggior parte delle persone che conosco che sono proprietari hanno trasformato i loro alloggi in case vacanze, Airbnb o in camere da affittare ai turisti o sono intenzionati a farlo” ci racconta Augusto. E, ancora una volta, è una dinamica comune a tutta Italia.

MilanoToday ha raccontato la tragicomica storia di Paolo, costretto a condividere la casa dove era in affitto con turisti di passaggio. Nel capoluogo lombardo, del resto, circa il 15 per cento degli affitti disponibili sono destinati ad Airbnb. A Firenze, dove il comune ha provato a porre un freno agli affitti brevi, i costi sono da tempo insostenibili. Ma dinamiche simili sono ormai diffuse da Nord a Sud e il Governo non aiuta. 

Niente regole e stop al bonus affitti: così il Governo acuisce la crisi

Il dato è uno: in Italia, dati Istat alla mano, le persone senza una casa sono almeno 100mila, tra cui 13mila bambini. Nel 2022 gli sfratti per morosità sono aumentati del 218 per cento rispetto al 2021. Ma il governo Meloni non ha stanziato, per il secondo anno consecutivo, nulla sul fondo affitti, né su quello per la morosità incolpevole per contrastare il fenomeno. Né, a differenza di altre nazioni europee, si lavora su leggi che possano calmierare un mercato per molti proibitivo. “Dall’abolizione della legge sull’equo canone nel ’98, in Italia non la casa non è più un diritto, ma un bene regolato unicamente dal mercato” osserva Sara Fiordaliso, attivista dell’associazione Nonna Roma e relatrice del dossier “Di casa a Roma, un’indagine sull’abitare”. 

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E se altrove si prova a frenare il boom degli affitti brevi, in Italia i passi in avanti sono molto timidi. Nel nostro Paese gli affitti brevi accolgono circa 180 milioni di presenze turistiche all’anno e generano un fatturato di 11 miliardi di euro, il governo ha di fatto finora aumentato la cedolare secca dal secondo immobile affittato in su (si passa dal 21% al 26%) e introdotto nuove norme sulla trasparenza, ma non si è fatto nulla di strutturale per arginare la deriva di un fenomeno che impatta sulle tasche di molti italiani.

Io mamma, alla ricerca di una casa in affitto: ecco come volevano truffarmi

“Va posto un tetto a questo tipo di affitti per territorio, dando alle amministrazioni i giusti strumenti per intervenire” sottolinea Sara Fiordaliso. Si tratterebbe insomma di riuscire a conciliare il principio della libertà di impresa a quello legittimo di avere un tetto, intervenendo anche contro colossi come Airbnb. La trasformazione, o meno, dei nostri centri storici in grandi luna park per turisti, dipende anche dall’esito di questa battaglia. 

 

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