Scritto da Redazione il
Soddisfare i requisiti dello European Green Bond Standard (EUGBS) non dovrebbe essere un problema per molte big dell’energia in Unione Europea.
Si tratta “solo” di migliorare le loro capacità di reporting per fornire le informazioni aggiuntive necessarie a ottenere il marchio European Green Bond.
L’Istituto per l’Economia Energetica e l’Analisi Finanziaria (IEEFA) ha analizzato 12 aziende europee attive nel settore energetico: parliamo di realtà che nel 2023 hanno complessivamente emesso green bond per 21 miliardi di dollari. Indirizzando quel denaro soprattutto verso lo sviluppo delle rinnovabili.
Alcune, come Statkraft, Ørsted, Iberdrola e EDP, si dimostrano particolarmente costanti nell’utilizzare i green bond come principale strumento di raccolta di debito.
EUGBS: che cosa c’è
L’EUGBS, applicabile da dicembre 2024, è uno schema volontario che impone agli emittenti di dimostrare che il finanziamento dei progetti verdi sia allineato alla celeberrima tassonomia UE.
Iberdrola, ad esempio, riporta tutti i suoi asset allocati per ogni strumento di obbligazione, dettagliando nome, ubicazione, anno di avvio e capacità installata attribuibile al bond. Ottiene anche una revisione esterna sul allineamento dei progetti con la tassonomia dell’UE.
E che cosa manca
Le aziende emittenti dovranno prepare poi ulteriori informazioni, come i contributi stimati e reali dei proventi della obbligazione, per ottenere il marchio European Green Bond. È comunque probabile, sottolinea IEEFA, che le utility riescano a farlo senza aumentare significativamente i loro costi.
La maggiore trasparenza delle emissioni faciliterà gli investitori nella previsione e nella misurazione dei progressi delle utility nella decarbonizzazione. E anche le emittenti dovranno migliorare la loro capacità di pianificare la transizione, definendo meglio impegni, pipeline di capex e progressi dei progetti.
Alcuni produttori di energia, come Ørsted ed EDP, allocano i loro proventi dei bond solo a progetti eolici e solari, aderendo così di default alle condizioni di contributo sostanziale della tassonomia.
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