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MILANO – Ancora novità per quanto riguarda gli incentivi fiscali ai lavori edilizi e la cessione dei crediti maturati. Vediamo di cosa si è occupato il Consiglio dei ministri e, in attesa del testo ufficiale del nuovo decreto a sorpresa del ministro Giorgetti per stoppare l’emorragia dei conti pubblici, quali sono gli effetti.

Lo stop a cessione e sconto in fattura

La prima arma dispiegata da Palazzo Chigi, stando alla lettera del comunicato post-Cdm, riguarda “l’eliminazione, per gli interventi successivi all’entrata in vigore delle nuove norme, delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni”.

Sulla possibilità di fare i lavori gratis girando la detrazione all’impresa o di monetizzare il credito – veri elementi che hanno fatto esplodere la bolla dei cantieri – il governo era già intervenuto a più riprese. In particolare, col decreto Cessioni di febbraio 2023 che aveva stoppato le opzioni per i lavori successivi al 17 febbraio di quell’anno. Il Superbonus era rimasto cedibile o scontabile in caso di presentazione della Cilas e adozione della delibera assembleare dei lavori entro il 16 febbraio 2023 o se fosse stata presentata l’istanza dell’acquisizione del titolo abilitativo per gli interventi di demolizione e ricostruzione. Le maglie erano rimaste aperte anche per le opzioni di Terzo settore, Iacp (case popolari) e interventi di ricostruzione nelle aree del sisma. Tutto ciò si dovrebbe ora chiudere.

Al di là del 110%, la cessione o sconto in fattura è rimasto possibile per altre tipologie di interventi. Il riferimento principale qui è al bonus barriere architettoniche al 75%. Qui era intervenuto un altro provvedimento, il decreto Salva spese (o Superbonus, che dir si voglia) di inizio anno. Questo, oltre a ridurre i casi di incentivazione al 75%, vietava le opzioni per la rimozione delle barriere avviata dal 1° gennaio 2024. Con poche eccezioni: i lavori dei condomini su parti comuni o sulle villette e le unità in edifici plurifamiliari che fossero abitazione principale e con reddito del proprietario entro i 15mila euro.

Evidentemente nelle stime del governo questa stretta non è bastata e di qui il nuovo stop che, stando a quanto noto ad ora anche grazie a una bozza in circolazione, riguarderà solo gli interventi avviati dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento. Significa che saranno fatti salvi gli interventi per cui è già predisposta la Cilas o il preventivo dei lavori, alla data di entrata in vigore del nuovo decreto.

Entro il 4 aprile tutte le comunicazioni

Altro intervento stringente, e utile soprattutto ai fini della scrittura del Documento di economia e finanza, è quello sulla cosiddetta remissione in bonis. Qui è utile il calendario. Con un provvedimento firmato da Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle entrate, il 21 febbraio scorso si era fissato al 4 aprile il termine entro cui comunicare lo sconto in fattura o la prima cessione del credito maturato per le spese sostenute nel 2023, o per le rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute nel 2020, 2021 e 2022.

Una data, per altro oggetto di proroga proprio con quel provvedimento, che però consegna agli interessati una via di fuga: tramite la remissione in bonis ci si può infatti regolarizzare recuperando la documentazione fino al 15 ottobre successivo, pagando una modica sanzione di 250 euro. Il problema è che così facendo lo Stato non avrebbe chiara visione di quanto stia ancora crescendo la mole di crediti fiscali maturati, che per i dati Enea di febbraio ha sfondato il muro dei 114 miliardi di costi per le casse pubbliche.

Dice infatti Palazzo Chigi: “Al fine di acquisire, alla scadenza ordinaria del termine previsto per le suddette agevolazioni (4 aprile 2024), l’ammontare del complesso delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate, si esclude l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024”.

La comunicazione preventiva dei lavori

Sempre per tenere le spese sotto controllo, ed evitare scherzetti come quello che ha proiettato il deficit/Pil del 2023 dal 5,3% previsto dalla Nadef al 7,2% fissato dall’Istat (ma si potrebbe ancora salire nei numeri del Def, visto che i dati dei cantieri continuano a fluire), il decreto prevede “l’introduzione di misure volte ad acquisire maggiori informazioni inerenti alla realizzazione degli interventi agevolabili”. In sostanza, come ha spiegato Giorgetti, per tutti i lavori incentivati scatterà una “comunicazione preventiva nel momento in cui si inizia il lavoro o meglio la progettazione, in modo di avere un monitoraggio preventivo del fenomeno e non al momento in cui le fatture vengono caricate sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate”.

Una novità cui segue una sanzione: “L’omessa trasmissione di tali informazioni, se relativa agli interventi già avviati, determina l’applicazione di una sanzione amministrativa di euro 10.000, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall’agevolazione fiscale”.

Prima saldare i conti col Fisco

Un’altra novità riguarda chi ha debiti con l’Erario e dall’altra parte matura dei crediti con i bonus edilizi, che restano congelati finché non si è in regola coi pagamenti del dovuto. Si vieta “la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell’erario”. In sostanza, “come già previsto nel nostro ordinamento in altri casi, si dispone la sospensione, fino a concorrenza di quanto dovuto, dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali nonché ad atti emessi dall’Agenzia delle entrate per importi complessivamente superiori a euro 10.000, se scaduti i termini di pagamento e purché non siano in essere provvedimenti di sospensione o non siano in corso piani di rateazione per i quali non sia intervenuta decadenza”. Bisogna vedere nel testo definitivo se il meccanismo si possa così applicare: se un soggetto ha un ruolo iscritto per 15mila euro (cioè un debito accertato col Fisco) e matura 20mila euro di detrazioni, queste scenderanno a 5mila euro e il debito col Fisco sarà così saldato.

Novità anche per le imprese

Delle novità di cessione dei crediti sono interessate anche le imprese. Per prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti Ace (aiuto scomparso con la riforma fiscale) si riduce a una la possibilità di cessione e si estende la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione. Previsto l’ampliamento dei controlli preventivi in materia di operazioni sospette. Anche le imprese dovranno quindi comunicare preventivamente le cessioni di crediti, come quelli per gli investimenti innovativi Transizione 4.0 (cosa già prevista dalla nuova versione 5.0).

 

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