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Nella determinazione del reddito di una famiglia presto potrebbe essere necessario prendere in considerazione anche il cosiddetto quoziente familiare. Si tratta di un’indicatore che si ottiene dal risultato della divisione del reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti. C’è quindi una differenza sostanziale rispetto all’Isee: il quoziente familiare tiene, infatti, conto solo dei redditi della famiglia e non anche della composizione del suo patrimonio.

Al momento viene utilizzato solo in via di sperimentazione per l’agevolazione del Superbonus edilizio al 90% sugli edifici unifamiliari. L’intenzione del governo è però di estendere la sua portata nel 2024, attraverso la nuova legge di Bilancio. In questo caso potrebbe rivoluzionare il calcolo delle imposte sui redditi e l’accesso a determinate agevolazioni.

Come si calcola il quoziente familiare

Per calcolare il quoziente familiare è necessario determinare il  reddito di riferimento  che si ottiene dividendo la somma dei redditi complessivi del contribuente, del coniuge  (o soggetto assimilato) e dei familiari relativi all’anno precedente rispetto a quello di sostenimento della spesa, per un numero che varia in funzione del numero di  familiari a carico per un determinato numero di parti.

In altre parole, si parte dal  reddito  complessivo  familiare; si divide per il numero di parti (quoziente);  il reddito familiare  viene diviso per il  quoziente familiare  e fa ottenere il  reddito  a base di calcolo della tassazione; a questo punto, vengono applicate le aliquote (Irpef) sul  reddito  di fatto medio della famiglia. I coefficienti sono diversi: 1 per single e per vedovi con almeno un figlio a carico; 2 per una coppia sposata o convivente; 0,5 per il primo e secondo figlio; 1 per ogni figlio dopo il secondo; 0,5 per i genitori soli con almeno un figlio a carico; 4 per il terzo figlio (e oltre) o di figli disabili a carico. Il quoziente si ottiene, dunque, dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti  in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio, come invece fa l’indicatore della Situazione economica equivalente.

Cosa cambia rispetto all’Isee

E’ quindi questa la sostanziale differenza fra Isee e quoziente familiare. Per capire come si calcola il reddito in base al quoziente familiare può essere utile seguire un esempio pratico: in una famiglia composta da due genitori e tre figli con reddito complessivo di 60mila euro annui, il quoziente familiare è 60mila / (2+0,5+0,5+1). Il risultato è 15mila euro. A parità di reddito, ma con un solo figlio, la situazione è molto diversa: 60mila / (2+0.5). Il risultato è 24mila euro. In questo caso, quindi, il calcolo dell’Irpef parte da una base imponibile molto più elevata.

Il quoziente familiare nel 2024

Come accennato in precedenza, con la nuova manovra finanziaria il governo sta pensando di estendere l’utilizzo del quoziente famigliare, che diventerebbe così un nuovo indicatore per accedere alle agevolazioni calcolate sul reddito. Il primo impatto di questa novità riguarderebbe l’Irpef. A parità di reddito sarebbe infatti avvantaggiato il nucleo familiare che ha un maggior numero di persone, e dunque di figli. Inoltre, il guadagno aumenterebbe con il crescere del reddito, avvantaggiando così le famiglie con redditi maggiormente elevati.

L’aliquota Irpef con molta probabilità verrebbe inoltre applicata sull’intero reddito del nucleo e non più solamente sul reddito personale di ognuno dei componenti. Oggi se uno dei coniugi guadagna di più e l’altro di meno, vengono applicate due aliquote diverse nella tassazione. Con il quoziente familiare, invece, si tasserebbe l’intero reddito del nucleo con la stessa aliquota e il coniuge che guadagna meno sarebbe disincentivato a lavorare.

Vantaggi e svantaggi del quoziente familiare

Il quoziente familiare potrebbe comportare dei vantaggi per le famiglie numerose, che pagherebbero meno tasse e avrebbero accesso a maggiori agevolazioni, bonus e misure di sostegno. L’indicatore potrebbe, inoltre, incentivare la natalità  e ridurre le disuguaglianze tra i nuclei familiari con e senza figli. Ma ci sono anche alcune ombre, perché potrebbe comportare una perdita di gettito fiscale per lo Stato compresa fra il 2 e il 3%.

Questo perché la divisione del reddito per un coefficiente fisso  abbatterebbe l’imponibile, riducendo il gettito che normalmente si ottiene dalle imposte con aliquota progressiva. Questa perdita dovrebbe essere recuperata con altre misure compensative, che potrebbero però incidere sulle tasche dei contribuenti.

Ma c’è anche un altro aspetto da considerare: a parità di reddito,  il quoziente familiare penalizza  le famiglie  monoreddito e quelle con pochi figli a carico. La sua introduzione potrebbe di fatto anche  svantaggiare le famiglie con i redditi più bassi, mentre il risparmio  effettivo potrebbe essere maggiore per chi ha  redditi più alti.

 

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