Utilizza la funzionalità di ricerca interna #finsubito.

Agevolazioni - Finanziamenti - Ricerca immobili

Puoi trovare una risposta alle tue domande.

 

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
#finsubito news video
#finsubitoagevolazioni
#finsubitoaste
01_post_Lazio
Agevolazioni
News aste
Post dalla rete
Zes agevolazioni
   


L’Italia di Meloni supera il test rating di S&P. L’agenzia di rating, come da attese, ha fatto stasera il suo grande annuncio sull’Italia, blindando, per ora, i BTP italiani.

Il governo Meloni può tirare un sospiro di sollievo dopo l’ansia degli ultimi giorni.

Fiducia nei confronti dell’Italia era stata rimarcata la scorsa settimana, prima dell’annuncio di S&P, dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che non si era mostrato minimamente preoccupato, rivendicando piuttosto la fiducia, oltre che nel paese, anche nell’impostazione della legge di bilancio presentata lo scorso 16 ottobre da lui e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Oltre all’Italia di Meloni, anche la Francia è attentamente monitorata dalle agenzie di rating e dai mercati, dopo lo schiaffo arrivato nel mese di aprile da Fitch, con il downgrade del giudizio sul debito ad “AA-“, a fronte di un outlook stabile.

La bocciatura, che non ha avuto un grande impatto sui mercati, è stata interpretata comunque alla stregua di un avvertimento che l’agenzia ha lanciato al governo Macron.

La trepidazione è dunque alta, visto che anche anche Parigi, e non da ieri, è finita nel radar dell’Unione europea, con i suoi livelli elevati di deficit e debito.

Ma Moody’s ha deciso almeno per ora di non aggiornare il rating sul debito di Parigi.

Rating Italia, S&P: governo Meloni passa il test, grazie a fondi UE

L’Italia rimane indiscussa osservata speciale con i suoi BTP:

la scorsa settimana, complici i forti sell off che avevano colpito i Treasuries Usa , i tassi dei titoli di stato italiani a scadenza decennale erano scattati al rialzo fino al 5,034%, al record in 11 anni, ovvero dal novembre del 2012.

Lo spread BTP-Bund era salito fino a 205 punti base, non lontano dalla soglia di 209 punti testata giorni fa, record dallo scorso gennaio.

L‘ansia era rientrata, anche in attesa della valutazione di S&P.

Nessuno scossone neanche sullo spread BTP-Bund, rimasto stabile anche qualche ora prima dell’annuncio di Standard & Poor’s.  Valutazione che poi è arrivata, confermando lo status quo.

Va ricordato che, alla fine di aprile, S&P aveva confermato il giudizio BBB sul debito italiano, reiterando l’outlook stabile. 

In quell’occasione, l’agenzia di rating aveva lodato la premier Giorgia Meloni “per aver adottato un approccio moderato e pragmatico nei confronti dell’Europa e dei conti pubblici”.

S&P aveva apprezzato in particolare la legge di bilancio 2023 che,  aveva sottolineato, aveva mantenuto un certo grado di cautela fiscale, “in linea con il predecessore Mario Draghi”.

Negli ultimi giorni, tuttavia, il contenuto della  Nadef (Nota di aggiornamento al Def) e poi la legge di bilancio 2024 che è stata illustrata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso 16 ottobre, avevano alimentato il timore di un attenti all’Italia da parte delle agenzie di rating.

Cosa che non è avvenuta, visto che S&P non ha punito l’Italia. E tutto questo, grazie all’Europa.

Per la precisione, grazie a quei fondi dell’Unione europea che l’Italia ha ricevuto e che si appresta a ricevere con il PNRR. Proprio quel PNRR la cui gestione da parte del governo Meloni aveva destato fin da subito forti preoccupazioni.

L’agenzia di rating ha confermato il rating BBB (valutazione di due gradini superiore a quella junk) sul debito italiano, con outlook stabile.

“L’outlook stabile – si legge nella nota di Standard &; Poor’s – bilancia le nostre attese di un consolidamento fiscale più lento rispetto a quanto precedentemente stimato, a causa anche di un aumento delle spese per interessi su un elevato debito governativo, con gli stimoli economici significativi che i fondi dell’Unione europea dovrebbero fornire” all’Italia (praticamente con il PNRR).

“Entro il 2025 – si legge ancora nella nota dell’agenzia di rating- prevediamo che la crescita del Pil reale tornerà a salire al di sopra dell’1%, dopo la decelerazione del 2023 e del 2024″.

Detto questo, S&P ha avvertito che “il debito governativo e la sensibilità alle condizioni del mercato rimarranno elevati” e che, “visto l’elevato livello del debito pubblico, l’Italia è tuttora particolarmente sensibile al deterioramento delle condizioni di finanziamento”.

Allo stesso tempo, se non c’è più l’assist della Bce sui BTP, sicuramente c’è quello dell’Europa, attraverso quella fetta di aiuti (e prestiti) che l’Italia è riuscita ad assicurarsi con il piano.

Una settimana fa circa l’Italia ha ricevuto, a tal proposito, il terzo pagamento Ue nell’ambito del Pnrr da 18,5 miliardi di euro.

“All’esito di un lavoro lungo e importante, la nostra nazione incassa oggi la terza rata del Pnrr: un passo importante per un’Italia che torna finalmente a credere nelle sue capacità”, aveva commentato la premier Giorgia Meloni.

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è, vale la pena di ricordare, lo strumento che stabilisce gli obiettivi, le riforme e gli investimenti l’Italia intende realizzare grazie all’utilizzo dei fondi del NextGENEU.

LEGGI ANCHE

BTP: rating junk Moody’s in agguato. Meloni e i nodi Bce, PNRR, deficit

Più BTP con caos PNRR? Rumor Meloni su nuovo debito

Riforma Italia: 92% dei manager vede PNRR come occasione unica per rilancio del Paese

PNRR, UE dispone pagamento primi 24,9 miliardi. Tesoro: ‘Grande opportunità per costruire un Paese migliore’

Kairos: come cavalcare il cambiamento epocale amplificato dal PNRR di Mario Draghi

Focus anche su Grecia con aggiornamento rating

Focus anche sui tassi dei bond greci, la cui ritirata rispetto allo scorso anno è stata nelle ultime settimane e negli ultimi mesi evidente.

I tassi dei titoli di stato di Atene con scadenza a 10 anni oscillano attorno al 4,40%, rimanendo a un valore decisamente inferiore rispetto al 5,124% dell’ottobre di un anno fa, quando erano saliti al record dal dicembre del 2017.

Del caso della disciplina fiscale della Grecia si è continuato a parlare, in vista di quella promozione da parte di S&P a investment grade, che era stata anticipata, e a ragione.

L’agenzia di rating ha riportato infatti il debito sovrano della Grecia, sempre venerdì scorso 20 ottobre, lo stesso giorno in cui ha ribadito il giudizio e l’outlook per il debito italiano,  nell’ambìto girone dell’investment grade per la prima volta in più di un decennio, anche se la valutazione assegnata ai bond ellenici rimane inferiore a quella dell’Italia di un gradino.

JPMorgan aveva ampiamente anticipato la mossa di Standard & Poor’s.

I tassi dei titoli di stato ellenici a 10 anni oggi sono saliti fino al 4,402%, in crescita di 4 punti base. In rialzo anche i rendimenti dei BTP a 10 anni mentre i tassi degli OAT francesi sono poco mossi attorno al 3,5%.

Il mercato del reddito fisso dell’area euro continua a fare i conti con la fiammata dei tassi dei Treasuries Usa, con quelli decennali che, la scorsa settimana, hanno chiuso al di sopra della soglia del 5% per la prima volta dal 2007, ovvero in 16 anni.

Oggi però i rendimenti decennali Usa scendono a un livello poco superiore al 4,9%.

LEGGI ANCHE

Debiti con rating junk: Grecia fuori, BTP dentro? Alert da JPMorgan

In realtà Atene è già uscita dal girone “junk” quest’anno, almeno da quello di Scope Ratings, che ha riportato la valutazione sul debito sovrano ellenico a investment grade nel mese di agosto, per la prima volta in più di 13 anni.

Per diversi analisti, tra l’altro, quell’upgrade di Scope e ora il miglioramento del giudizio di S&P si confermeranno solo l’inizio.

L’ultima volta in cui S&P si era espressa sul debito di Atene era stata la scorsa primavera, quando l’agenzia aveva confermato il rating a “BB+” (un gradino al di sotto del giudizio investment grade”, migliorando l’outlook a “Positive”: proprio questa mossa aveva portato gli investitori a scommettere sull’upgrade che, di fatto, c’è stato.

Ansia debito anche per Parigi. Che rischia procedura deficit eccessivo

Passando alla Francia va detto che, all’inizio di ottobre, i rendimenti dei tassi francesi a 10 anni erano saliti fino al 3,602%, al massimo dal novembre del 2011.

D’altronde, anche le casse dello stato francesi non versano in buone acque.

Il debito pubblico ha superato ormai quota 3 trilioni di euro e il rapporto deficit-Pil è ben oltre la soglia del 3% che molto probabilmente sarà annunciata di nuovo come diktat Ue con la presentazione, entro la fine del 2023, del nuovo Patto di stabilità e di crescita.

In realtà, nello stilare la legge di bilancio per il 2024, Parigi ha cercato di ricordare a Bruxelles la sua natura (ex?) di paese virtuoso.

La manovra di Macron prevede infatti un risparmio di almeno 16 miliardi di euro, la maggior parte del quale verrebbe assicurata dalla fine di quelle misure straordinarie di stimoli fiscali  annunciate subito dopo la guerra in Ucraina contro il caro energia, per frenare l’impennata delle bollette.

Qualche giorno la Francia ha così rivendicato una strategia che a suo avviso è stata in parte incentrata sulla disciplina fiscale, come ha detto il ministro dei conti pubblici Thomas Cazenave:

Investire nel futuro significa tenere sotto controllo la spesa pubblica”.

E tuttavia, Parigi rischia di essere punita da Bruxelles con una procedura per deficit eccessivo, che potrebbe arrivare la prossima primavera, in una situazione in cui il paese è alle prese con nuove tensioni politiche, dopo il blitz della scorsa settimana, con cui il governo è riuscito a bypassare il voto in Parlamento.

La premier francese Elisabeth Borne si è appellata infatti all’articolo 49.3 della Costituzione per approvare la prima parte della manovra, scavalcando di fatto l’Assemblea nazionale.

Il ricorso all’articolo 49,3 della Costituzione è avvenuto proprio sulla scia del timore della Francia di essere punita dalla Commissione europea.

“Approvare la manovra è una questione di vita o di morte politica per il governo”, ha commentato un articolo di EURACTIV, che ha ricordato che il debito pubblico della Francia è tra i più alti dell’Unione europea, previsto al 109,7% del Pil sia per il 2023 che per il 2024.

A preoccupare è anche il deficit-Pil, al momento pari al 4,9%, atteso in calo da Parigi al 4,4% nel 2024:

meglio rispetto al deficit-Pil dell’Italia pari al 5,3% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, stando alle nuove proiezioni economiche del governo Meloni contenute nella Nadef. Ma comunque ben oltre la soglia del 3% che diventerà quasi sicuramente il nuovo limite da non oltrepassare per i guardiani del debito di Bruxelles.

Nessuno shock da Moody’s, che sul debito della Francia ha un rating pari a “Aa2” con outlook stabile.

E che venerdì 20 ottobre ha preso la decisione di non aggiornare le sue valutazioni.

LEGGI ANCHE

Patto Stabilità e crescita Ue: nuovi diktat sul debito

Citigroup teme effetto rating più per i BTP che per i bond francesi

Insomma, anche la Francia fa paura ai mercati, anche se non come l’Italia, almeno secondo gli analisti di Citigroup, che temono più i BTP che gli OAT francesi.

“Il nostro scenario di base è che non ci sarà nessuna modifica ai rating dell’Italia o della Francia – avevano scritto gli analisti in una nota riportata da Reuters – Un cambiamento dell’outlook non può essere tuttavia escluso”.

In ogni caso, ha scritto Citi, “è probabile che i BTP siano più reattivi a una eventuale decisione negativa sul rating più di quanto lo siano i titoli di stato francesi, visto il rischio che l’Italia perda il rating di investment grade (con Moody’s) e, anche, per l’attuale sensibilità degli investitori rivolta ai fondamentali dell’economia”.

D’altronde, va ricordato che Parigi prevede per il 2023 e il 2024 una crescita del Pil dell’1% e dell’1,4%, e un debito stabile al 109,7% del Pil nel 2024.

Per l’Italia, invece, così come inciso nella Nadef,  il governo Meloni ha tagliato l’outlook di crescita del Pil italiano al +0,8% per quest’anno e a +1,2% per il 2024.

Quest’anno e l’anno prossimo, insomma, stando alle rispettive previsioni economiche, l’Italia dovrebbe crescere meno della Francia.

LEGGI ANCHE

Tassi BTP e spread: tutto ok? Gli effetti tassa Meloni, Nadef e manovra

Bce, doccia fredda su spread e tassi BTP: la frase che gela l’Italia

La Bce sui BTP: per Lagarde l’Italia ha lo spread che si merita

Il vero spettro è il downgrade di Moody’s a “junk”

Vero è che, per i BTP, il vero spettro che agita i mercati porta il nome di Moody’s, che si esprimerà sul debito pubblico italiano il prossimo 17 novembre.

Il problema è che l’agenzia  ha sull’Italia un rating superiore di appena un gradino rispetto al livello “junk”, spazzatura, in più con outlook negativo.

I BTP, la scorsa primavera, sono riusciti a schivare la minaccia del downgrade, in quanto l’agenzia ha deciso di non aggiornare la sua valutazione,  consentendo al governo Meloni di schivare l’onta del “junk.

Ma l’outlook è, per l’appunto, negativo, in un contesto in cui l’Italia sembra aver abbandonato la retta via della riduzione del debito e del deficit indicata dall’Unione europea e dalla Bce.

Per ora nessun problema per l’Italia di Meloni, visto che S&P ha deciso di confermare sia il rating che l’outlook. Che l’Italia ringrazi l’Europa e i suoi fondi, potrebbe commentare qualcuno.

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui