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Decreto ingiuntivo: significato, ricorso, opposizione e termine notifica.

Un nostro lettore, dovendo recuperare dei crediti da una persona morosa ormai da diverso tempo, ci chiede quanto costa avviare un decreto ingiuntivo.

In questo breve articolo cercheremo innanzitutto di spiegare cos’è un decreto ingiuntivo e come funziona. Poi, analizzeremo i costi che esso implica. Costi che ricadono su chi intraprende l’azione (ossia, come vedremo a breve, il creditore) e che, fortunatamente, possono essere recuperati, nei confronti della controparte, una volta che questa sia stata condannata dal giudice. Ma procediamo con ordine.

Cos’è un decreto ingiuntivo?

Come già noto a chi ha pratica con le aule giudiziarie, il ricorso per decreto ingiuntivo è un procedimento più snello e agile rispetto alla causa ordinaria, previsto per:

  • ottenere il pagamento di somme di denaro;
  • la restituzione di specifici beni dati in prestito o in leasing;
  • la consegna di beni determinati solo nel loro genere (ad esempio, una cassetta di frutta o un approvvigionamento di legna per camino).

Ricorre quindi al decreto ingiuntivo il creditore che non è riuscito ad ottenere, con le “buone”, ciò che la legge gli riconosce.

Sostanzialmente, il decreto ingiuntivo è un ordine del giudice a pagare una somma o a consegnare il bene spettante al creditore, ordine che viene indirizzato al debitore e a questi notificato tramite un ufficiale giudiziario.

Come vedremo a breve, per ottenere un decreto ingiuntivo non c’è bisogno di una causa ordinaria. Esso, infatti, si risolve in una istanza che presenta il creditore al giudice competente attraverso la produzione dei documenti scritti che attestano il suo credito. Il debitore, in questa fase, viene escluso, ma potrà far valere eventuali contestazioni sollevando, in un momento successivo, l’opposizione.

Come ottenere un decreto ingiuntivo?

Per

ottenere un decreto ingiuntivo è necessario essere in possesso di una prova scritta del credito. Il Codice di procedura civile è molto elastico nell’intendere il concetto di «prova scritta». Essa, infatti, può anche essere:

  • una fattura;
  • un contratto;
  • un ordine d’acquisto;
  • la parcella di un professionista;
  • un documento in cui il debitore riconosce – anche tacitamente – l’altrui credito (si pensi all’email in cui il debitore chiede più tempo per pagare o avanza l’offerta di un saldo e stralcio);
  • una polizza assicurativa.

Non deve richiedere il decreto ingiuntivo chi è già in possesso di una sentenza di condanna nei confronti di un’altra persona anche se questa non ha adempiuto al comando del giudice. In tal caso, infatti, si potrà ricorrere direttamente al pignoramento.

Stesso discorso vale per chi ha in mano un assegno o una cambiale non onorati: questi documenti, infatti, sono già «titoli di credito», ossia hanno lo stesso valore di una pronuncia del giudice. Sicché, anche in tale ipotesi, si può passare direttamente all’esecuzione forzata.

A richiedere il decreto ingiuntivo può essere il creditore personalmente solo se l’importo da recuperare o il valore del bene da restituire non supera 1.100 euro (in tal caso, la procedura si instaura davanti al giudice di pace).

In tutti gli altri casi, invece, c’è bisogno dell’avvocato.

Quanto costa un decreto ingiuntivo

Essendo un procedimento di carattere civile, il ricorso per decreto ingiuntivo implica l’anticipazione delle spese da parte del creditore che dovrà innanzitutto versare il contributo unificato (ossia la tassa di accesso alla giustizia), i bolli, le spese di notifica e, soprattutto, concordare con il proprio avvocato la parcella a questi dovuta (che potrà essere, su accordo delle parti, onorata anche dopo il raggiungimento del risultato).

La spesa più consistente resta quella del contributo unificato che, tuttavia, è parametrata all’entità del credito da riscuotere o del bene da rivendicare. In buona sostanza, più è alta la posta in gioco, più è alto il contributo unificato.

Nel seguente schema, sono riprodotti gli importi dovuti a titolo di contributo unificato in base al valore della causa.

Come dicevamo, il contributo unificato non esaurisce le spese necessarie al decreto ingiuntivo. Bisognerà, infatti, aggiungere:

  • 27 euro di imposta di bollo;
  • il costo dell’imposta di registro, che sarà pari a 200 euro nel caso di somma da pagare soggetta a Iva, o a un’aliquota pari al 3% del valore della causa, in tutte le altre ipotesi;
  • le spese per le copie dei documenti necessari, che sono variabili;
  • la parcella dell’avvocato, che aumenta in relazione al valore della causa;
  • i costi di un’eventuale iscrizione di ipoteca, nei quali rientrano un’imposta di registro pari allo 0,5% dell’ipoteca, un’imposta di bollo di 59 euro, l’imposta ipotecaria pari al 2% dell’ipoteca stessa, la tassa di trascrizione di 35 euro e il costo del professionista che si occupa dell’iscrizione.

Come funziona il decreto ingiuntivo

La fase del ricorso per il decreto ingiuntivo e della sua emissione si svolgono solo tra il creditore e il giudice. Il primo deposita il ricorso innanzi al giudice (sia esso il

giudice di pace per valori fino a 5.000 euro, o il tribunale), munito delle prove documentali. Il magistrato, analizzata la sufficienza della documentazione, emette il decreto ingiuntivo con cui ordina al debitore di pagare o di riconsegnare il bene oggetto di vertenza.

L’atto viene notificato al debitore con un ufficiale giudiziario entro 60 giorni dalla sua emissione. La notifica contiene sia il ricorso dell’avvocato del creditore che il provvedimento del giudice.

Il debitore ha 40 giorni di tempo per decidere se:

  • pagare (o riconsegnare il bene), evitando così tutte le conseguenze che potrebbero derivare nel caso del protrarsi del suo inadempimento;
  • non pagare e presentare opposizione: l’opposizione apre una causa vera e propria, con le normali prove che dovranno essere presentate però, anche in questo caso, dal creditore. Il creditore, infatti, non può avvalersi della documentazione già depositata con la richiesta di decreto ingiuntivo;
  • non pagare e non fare opposizione: in tal caso, il decreto ingiuntivo diventa definitivo e il creditore può passare alla fase successiva: quella del pignoramento.

Quando si prescrive il decreto ingiuntivo?

Come tutti i provvedimenti giudiziali, il decreto ingiuntivo ha un termine di prescrizione di 10 anni. Per cui il creditore può avviare l’esecuzione forzata entro tale forbice di tempo. Tuttavia, alla scadenza, con una semplice diffida che ricordi al debitore il suo obbligo, potrà interrompere la prescrizione e farla decorrere nuovamente da capo. In tal modo, la prescrizione potrebbe non scendere mai sul decreto ingiuntivo.

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