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Ultim’ora new 20 luglio ore 20


Una recente analisi di Vanguard mette in evidenza che è l’azionario core che ha guidato la robusta raccolta Etf, a livello europeo, nel secondo trimestre. Nel solo mese di giugno, i flussi netti verso Etf domiciliati in Europa si sono attestati a 21,2 miliardi di dollari, con un apporto ingente da parte dei prodotti azionari, 17,2 miliardi. Gli investitori hanno preferito gli Stati Uniti e i mercati sviluppati ed è proseguito anche il movimento verso gli Etf sostenibili mentre gli Etf tematici hanno registrato saldi negativi. In ambito obbligazionario, hanno invece dominato i prodotti ultra-short come duration e i sottostanti governativi.

Viktor Nossek, Head of Investment and Product Analytics di Vanguard Europe, mette inoltre sotto i riflettori il contributo dei dividendi alla stabilità del portafoglio. Dopo la robusta performance dell’azionario growth, gli investitori potrebbero ora voler diversificare le loro posizioni core beta con esposizione ai dividendi, in grado di offrire protezione ai portafogli rispetto all’inflazione e in caso di recessione.

Un’esposizione globale ai dividendi consente, peraltro, di mitigare gli effetti legati alla stagionalità delle distribuzioni e di ridurre il rischio che può interessare i singoli mercati. I cosiddetti Magnifici 7 hanno messo a segno un’eccellente performance nel 2023 e anche nel 2024, trainando gli indici azionari ma ultimamente questo slancio ha incontrato qualche ostacolo; Tesla ha ceduto terreno da inizio anno, e il rendimento del titolo Apple da inizio 2024 è grosso modo i due terzi di quello dell’S&P 500. Per coloro che vedono all’orizzonte maggiori rischi geopolitici e di recessione, le aspettative di rendimento potrebbero ancorarsi maggiormente ai dividendi, più che all’apprezzamento dei corsi azionari.

Quando le aziende affrontano tempi difficili, le società che distribuiscono dividendi tipicamente cercano di continuare a farlo il più possibile, mentre l’utile per azione è più probabile sia penalizzato. I dividendi contribuiscono sia a preservare il reddito reale sia a rafforzare la performance, specifica Nossek, grazie al meccanismo dell’interesse composto e pertanto possono rivestire un ruolo importante per i rendimenti di portafoglio quando vengono sfruttati in modo efficace a lungo termine. La storia conferma la capacità dei dividendi azionari di battere l’inflazione, e i livelli dei dividendi per azione hanno dimostrato una buona tenuta rispetto all’utile per azione in una varietà di periodi recessivi nei lunghi decenni passati.

Distribuzioni globale dei dividendi per area geografica

Ad esempio, durante la crisi finanziaria globale (2007-2009), quando l’S&P 500 è sceso del 41% e l’utile per azione è crollato del 92%, i dividendi per azione sono diminuiti solo del 6%. Questa resilienza può svolgere un ruolo importante nel mantenere i flussi reddituali e rafforzare il rendimento complessivo, combinando l’apprezzamento dei corsi con il rendimento generato dai dividendi reinvestiti. A tal proposito, gli investitori dovrebbero considerare anche la frequenza e la regolarità dei dividendi, come si vede nel grafico. Le differenze regionali di stagionalità possono essere significative, con gran parte delle società nordamericane ha una frequenza di distribuzione trimestrale mentre quelle cinesi, dell’Europa continentale e del Regno Unito tendono a distribuirli con cadenza annuale o semestrale.

Un’esposizione globale diversificata a titoli che distribuiscono dividendi consente di avere accesso a un flusso più regolare di dividendi nel tempo. In aggiunta, investendo in titoli azionari a dividendo di differenti mercati e settori, gli investitori possono proteggersi dai ribassi che potrebbero interessare determinati settori e dai rischi geopolitici legati a particolari aree geografiche. Infatti, nella prima ondata di Covid-19 le banche europee sono state costrette dalle autorità di vigilanza a sospendere la distribuzione dei dividendi.

L’indice Ftse All-World High Dividend Yield valuta i titoli azionari su scala globale, compresi i mercati emergenti, sulla base delle distribuzioni di dividendi attese a 12 mesi, selezionando i titoli con i valori più alti che nell’insieme costituiscono il 50% della capitalizzazione di mercato dell’universo dei titoli a dividendo. (riproduzione riservata)

 

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