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Scopriamo cos’è, come funziona e quali sono i vantaggi del tasso variabile, affinché possano essere prese decisioni informate sul mutuo più adatto alle proprie esigenze e disponibilità finanziarie.

Cosa significa tasso variabile?

La remunerazione dovuta alla banca per l’erogazione del credito dipende dall’importo del finanziamento, dalla durata del piano di ammortamento e dal tasso di interesse del mutuo, che può essere fisso o variabile.

Il tasso di interesse variabile, a differenza di quello fisso con rate costanti per l’intera durata del finanziamento, può subire variazioni nel corso del rapporto di mutuo per via delle oscillazioni dell’indice finanziario di riferimento. Ne consegue che l’importo della rata di rimborso possa aumentare o diminuire periodicamente in base all’andamento del mercato finanziario.

Il valore della rata del mutuo è definito dalla somma dell’indice prescelto e dello spread definito dallo specifico istituto di credito. Con il tasso di interesse variabile, il valore della rata può mutare nel tempo.

Cosa vuol dire tasso variabile applicato al mutuo?

Nel mutuo a tasso variabile il calcolo degli interessi si evolve nel tempo a seconda delle oscillazioni del costo del denaro. La variazione segue, nello specifico, quella registrata dall’indice finanziario di riferimento. La principale caratteristica di un mutuo a tasso di interesse variabile è proprio quella di essere legato all’andamento del mercato finanziario e, in particolare, all’indice di riferimento, solitamente l’Euribor (Euro Inter-Bank Offered Rate).

Più nel dettaglio, a fronte di una richiesta di finanziamento, il mutuatario riceve la somma dalla banca in un’unica soluzione e si impegna a rimborsarla nel tempo con rate di importo variabile. La rata di rimborso viene ridefinita periodicamente, con la possibilità che aumenti o diminuisca in base alle variazioni dell’indice a cui il tasso è collegato. Il parametro di riferimento per il tasso variabile è solitamente l’indice Euribor o, talvolta, il Libor o il tasso ufficiale fissato dalla Banca Centrale Europea.

In base, quindi, all’andamento del mercato finanziario, l’importo della rata del mutuo può variare anche sensibilmente verso l’alto quando l’indice di riferimento sale o verso il basso quando scende. Pertanto, con un mutuo a tasso variabile la somma che il mutuatario dovrà corrispondere mensilmente a titolo di rimborso dipende sostanzialmente dall’andamento dei mercati finanziari.

La forma più diffusa di mutuo a tasso variabile è il mutuo ipotecario, normativamente descritto dall’articolo 1813 del codice civile. Si tratta di un finanziamento di durata compresa tra 5 e 30 anni, garantito, come suggerisce il nome, da un’ipoteca. Con un mutuo ipotecario a tasso variabile in genere si ottiene un importo pari all’80% del valore dell’immobile. Talvolta è possibile arrivare al 100%.

Tipologie di rata in un mutuo a tasso variabile

Le rate di un mutuo a tasso variabile, analogamente a quelle di qualsiasi altro tipo di finanziamento, sono composte da una quota di capitale e una quota di interessi. Le rate possono essere di tre tipologie, che illustriamo di seguito.

1. Rata variabile

In un mutuo con rata variabile, l’importo delle rate è calcolato su una quota capitale costante e una quota di interessi determinata in base al debito residuo.

2. Rata costante

In un mutuo a tasso variabile con rata costante, l’importo delle rate rimane invariato. A cambiare è la durata del piano di rimborso, che segue le fluttuazioni del suddetto indice Euribor, il tasso interbancario di riferimento determinato giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea (FBE).

3. Rata crescente

In un mutuo a tasso variabile con rata crescente, l’importo delle rate aumenta gradualmente o in base a specifiche scadenze indicate nel contratto stipulato con la banca. Si tratta di una tipologia adatta ai mutuatari che, in presenza di una liquidità piuttosto contenuta al momento dell’ottenimento del mutuo, prevedono un progressivo aumento del proprio reddito negli anni a venire.

Cosa succede a chi ha un mutuo a tasso variabile?

Se il tasso di inflazione diminuisce, chi ha un mutuo a tasso variabile ne trae beneficio, poiché la rata mensile diminuirà a sua volta. Se, al contrario, l’inflazione aumenta, l’importo delle rate del mutuo subirà un aumento. È l’andamento del mercato monetario e finanziario a determinare di volta in volta il valore delle rate di un mutuo a tasso variabile, sia in positivo che in negativo.

Chi opta per un mutuo a tasso variabile deve poter contare su risorse finanziarie sufficientemente solide e sostanziose da poter affrontare il rischio di una situazione sfavorevole del mercato finanziario e il conseguente aumento delle rate mensili del mutuo. Chi sceglie il tasso di interesse variabile deve essere flessibile e pronto a correre rischi. Proprio per questo, in genere, i mutui a tasso variabile sono riservati a mutuatari a reddito medio-alto, con una capacità economica tale da poter far fronte a rate di importo elevato dovute a repentini aumenti dei tassi di riferimento. La crescita dei tassi di interesse non è prevedibile.

Conviene scegliere un mutuo a tasso fisso o variabile?

Può esserci una differenza significativa tra la rata di un mutuo a tasso fisso e quella di un mutuo a tasso variabile. Il tasso fisso, a differenza di quello variabile, garantisce una rata di rimborso dall’importo costante per l’intera durata del finanziamento.

Solitamente le prime rate di un mutuo a tasso variabile sono più contenute rispetto a quelle di un mutuo a tasso fisso. Tuttavia, molto spesso la tendenza al rialzo degli indici di mercato determina un aumento degli importi che il mutuatario dovrà corrispondere mensilmente a titolo di rimborso del mutuo. Come accennato, il parametro di riferimento del mutuo a tasso variabile è solitamente l’Euribor, che può avere scadenza a uno, tre o sei mesi in base al tipo di rateizzazione.

Come funziona il tasso variabile con cap?

Gli istituti bancari hanno recentemente lanciato una nuova soluzione ibrida, che accosta i vantaggi del tasso di interesse variabile alla sicurezza di un tetto massimo predefinito ai tassi. Si tratta del tasso capped rate, comunemente detto tasso variabile con cap, in cui viene fissato un limite massimo oltre il quale il tasso di interesse non può salire, anche qualora gli indici di mercato aumentassero.

Tale soglia, stabilita contestualmente alla stipula del contratto di mutuo, protegge il mutuatario dal rischio di rialzi eccessivi. A differenza di un mutuo a tasso variabile tradizionale, il tasso non può superare la soglia massima stabilita.

Il tasso capped rate è adatto ai mutuatari che desiderano mantenere la flessibilità del tasso di interesse variabile limitandone, però, i rischi e, al contempo, beneficiare della sicurezza di un tasso fisso, senza sostenerne i costi più elevati.

Tre punti chiave

  • Un mutuo a tasso variabile è un finanziamento in cui il tasso di interesse è legato all’oscillazione di un indice finanziario di riferimento, solitamente l’Euribor.
  • Il tasso di interesse variabile, a differenza di quello fisso con rata costante per l’intera durata del finanziamento, può subire variazioni nel corso del rapporto di mutuo per via delle oscillazioni dell’indice finanziario di riferimento.
  • La rata del mutuo viene ridefinita periodicamente, con la possibilità che aumenti o diminuisca in base alle variazioni dell’indice a cui il tasso è collegato.

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