I comuni: ulteriori tagli sarebbero gravosi. Gentiloni: prudenza necessaria, ma servono investimenti. L’Istat: esaurita la spinta propulsiva post Covid
Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di Bilancio sono d’accordo: la crescita del Prodotto interno lordo sarà quest’anno leggermente più bassa di quanto previsto dal governo del Piano strutturale di bilancio (Psb) recentemente inviato a Bruxelles: l’aumento del Pil si fermerà allo 0,8% invece dell’1%. È quanto hanno spiegato ieri in audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato Sergio Altimari, capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia, e Lilia Cavallari, presidente dell’Upb, la quale ha aggiunto che «non vi sono comunque impatti sui trascinamenti statistici delle previsioni per i prossimi anni». E quindi il Pil dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026, come scritto nel Psb.
Scenario ottimistico
Tuttavia Bankitalia avverte che lo scenario di crescita programmato dal governo «risulta più favorevole delle nostre più recenti valutazioni». In particolare, ha spiegato Altimari, «il programma delineato nel Psb non è esente da rischi» perché, tra l’altro, «sfrutta il margine delle maggiori entrate» 2024 «con l’assunzione implicita che esse siano tutte permanenti», il che non è sicuro. Inoltre, restano fattori di incertezza, soprattutto sul fronte geopolitico, per cui basterebbe poco a far saltare l’obiettivo di riportare già nel 2026 il deficit sotto il 3% del Pil. Anche secondo l’Upb, che pure ha validato il quadro programmatico contenuto nel Piano del governo, restano rischi al ribasso.
Equilibrio previdenziale
Sia Altimari sia Cavallari hanno messo in evidenza come il Psb sia carente di informazioni dettagliate sulle riforme in programma per contenere la spesa e promuovere la crescita. Ma forse il punto che più preoccupa la Banca d’Italia è l’intenzione del governo di rendere permanente il taglio del cuneo sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi, perché, trattandosi di un taglio dei contributi Inps, «verrebbe meno l’equilibrio tra entrate contributive e uscite» per le pensioni.
Regioni preoccupate
In Parlamento ci sono state, tra le altre, anche le audizioni dell’Anci (associazione dei Comuni), che ha definito «insostenibile» ogni ulteriore taglio dei trasferimenti, mentre la Conferenza delle Regioni ha avvertito che la riduzione da 4 a 3 delle aliquote Irpef, impatterebbe, attraverso le addizionali regionali dell’imposta, per 1,4 miliardi di euro di entrate in meno.
Sul fronte politico, mentre le opposizioni continuano ad accusare il governo di preparare una manovra «lacrime e sangue», il commissario europeo uscente all’Economia, Paolo Gentiloni, dice che «la prudenza» del ministro Giancarlo Giorgetti è «necessaria», ma essa non deve comportare «la rinuncia a riforme e investimenti».
Crescita stagnante
Tornando al Psb, al di là delle correzioni al ribasso per il 2024 e dei rischi per gli anni seguenti, come ha evidenziato nella sua audizione l’Istat, l’economia italiana «è tornata a una fase di stato stazionario, con tassi di crescita abbastanza contenuti». «Si sono spente — ha detto Giovanni Savio, direttore per la Contabilità nazionale — alcune cause che hanno generato, dopo la crisi Covid, la spinta propulsiva» del Pil. La cui crescita, nel Psb, è così stimata: +1,2% nel 2025; +1,1% nel ‘26; +0,8% nel ‘27 e nel ‘28; +0,6 nel ‘29.
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