Consegnato alla ditta Modugno il cantiere per il complesso dei Passionisti; i lavori, in quell’ala della Bosco vecchio della Reggia, sono già cominciati. E andranno avanti rapidamente con un cronoprogramma dalle tappe estremamente veloci.
«Entro un anno e mezzo contiamo di restituire questo spazio di oltre 3mila metri quadrati alla fruizione della collettività», ha detto la direttrice della Reggia, Tiziana Maffei, durante la visita che i responsabili e i direttori delle maggiori residenze reali europee hanno effettuato anche all’edificio dei Passionisti.
Una delle tappe della lunga giornata alla Reggia degli ospiti internazionali. Dopo i lavori della mattinata, articolati intorno al tema dei “Partenariati pubblico-privato per lo sviluppo produttivo di residenze reali e parchi”, la folta delegazione si è spostata per conoscere le molte realtà che convivono nella e intorno alla Reggia. Fatta la visita alle Serre di Graefer, recentemente inaugurate, il gruppo si è spostato alla vigna di san Silvestro, dove Maria Pina Fontana ha illustrato l’intervento di recupero e di produzione del Pallagrello in cui è impegnata l’azienda di famiglia.
Il restauro
Nel corso della visita al cantiere del complesso dei Passionisti è stato illustrato il progetto di restauro, poi la prima giornata si è conclusa alla Sala Romanelli, dove sono stati presentati due casi studio relativi al brand Reggia di Caserta, ovvero la Marmellata delle regine, progetto realizzato con la cooperativa Eva, e l’Amarè di Distilleria Petrone. In particolare, l’intervento Reggia in arte e design come è definito, appunto, questo progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell’ex convento dei Passionisti, è stato programmato – è stato sottolineato nel corso dell’incontro – in seguito ad un attento processo conoscitivo e ad una puntuale ricerca storica. Il complesso, posto ai margini del Bosco vecchio, a ridosso del Comune di Casagiove, era stato un ricovero per gli schiavi che lavoravano nel cantiere Reggia, per diventare, poi, un convento per i padri Passionisti. La struttura fu, quindi, riadattata con la realizzazione delle celle dei monaci e di una cappella. Le opere attualmente in corso sono realizzate con i fondi del Piano strategico Grandi progetti Beni culturali.
L’importo totale è di circa 5 milioni di euro, grazie ai quali la Reggia trasformerà il complesso in un hub culturale, La fabbrica dei Passionisti, che sarà un luogo della moda, del design e della creatività all’insegna della sostenibilità in termini di recupero dei materiali, efficienza energetica e biodiversità. Previsti spazi di servizio per la gestione, foresteria, caffetteria e bistrot accessibili anche all’utenza esterna, laboratori. Il progetto, nella sua complessità, è finalizzato ad assicurare nuove funzioni di promozione e conoscenza della produzione creativa italiana, di commercializzazione della produzione di qualità e di eccellenza, accoglienza di start up per iniziative culturali e attività di co–working. «Questo sarà un sistema integrato di spazi flessibili e all’avanguardia, ambiente della cultura anche nella sua dimensione più innovativa e sperimentale. La Reggia – ha spiegato agli ospiti la direttrice Maffei – intende promuovere e valorizzare anche così lo storico spirito produttivo dei suoi spazi, aprendo a nuove possibilità di sviluppo. Vogliamo, però, che questa zona diventi non solo luogo per la creatività, ma anche spazio di accoglienza e cerniera di collegamento fra i territori».
Il riciclo
«Inoltre, anche in questo caso, come è stato fatto per tanti interventi realizzati nella Reggia, proseguiremo – ha aggiunto la dg – sulla strada del riciclo e del riuso. Qui abbiamo trovato 25 tonnellate di materiale di risulta (laterizi, cemento, vetro) che riutilizzeremo, come abbiamo fatto nei bagni o per le teche da esposizione».
Particolarmente soddisfatto dell’intervento intrapreso il sindaco di Casagiove Giuseppe Vozza, presente anche lui ieri pomeriggio. «Siamo felicissimi per quanto sta accedendo nella Reggia e, in particolare, per il recupero dei Passionisti. Per la nostra città questa è un’opportunità irripetibile. Ecco perché stiamo ripensando il Puc e ridisegnando luoghi e spazi, proprio in funzione di quello che diventerà questa struttura».
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