RIETI – Dopo l’archiviazione, da parte del gip Anna Liguori, dell’inchiesta sulla morte di Beatrice Belcuore, la carabiniera di 25 anni originaria di Castelnuovo di Farfa, che il 22 aprile si è tolta la vita con la pistola di ordinanza nei bagni della scuola marescialli di Firenze, parlano i familiari, che chiedono sia fatta piena luce su quanto accaduto in quella scuola. Il pm Giacomo Pestelli, nella richiesta di archiviazione, ha scritto che «l’indagine svolta non ha fatto emergere alcun elemento concreto che possa lasciar deporre per la presenza di un contributo esterno offerto all’azione della ragazza». E che non è emerso nessun elemento in grado di provare che la ragazza è stata «vittima di qualsivoglia condotta maltrattante e persecutoria nella scuola a opera di superiori». E che Beatrice avrebbe mostrato – sempre secondo gli accertamenti della procura – «una fragilità di fondo, sia di carattere personale, sia in ambito familiare, sentimentale e lavorativo».
Le osservazioni. Lo zio di Beatrice, Davide Belcuore (fratello del padre Stefano), da anni nell’Esercito come parà, parte da quest’ultimo elemento. «Beatrice era una ragazza di 25 anni piena di vita e solare – spiega Davide Belcuore – aveva fatto il servizio in Marina e poi già carabiniere in Toscana e frequentava la scuola di Firenze da quasi due anni. Vi sembra plausibile che dopo anni di divisa portata con convinzione ed entusiasmo, esca un quadro di lei come persona fragile in ambito familiare, sentimentale e lavorativo? Non può passare questo messaggio». Per Davide, bisogna indagare sulla cultura organizzativa della scuola di Firenze. «Arrivare lì – ricorda lo zio – presuppone un percorso selettivo, molto impegnativo e stressante, soprattutto a livello di studio. Una volta lì, dopo grandi sacrifici, ci sono ragazzi che mollano dopo poco. C’è da chiedersi il perché e se, in un ambiente di matrice gerarchica, che adotta tecniche stressanti e che poi registra rinunce e, a volte, tragedie, non sia da rivederne seriamente la cultura organizzativa, in nome di modelli più virtuosi a livello di formazione, che peraltro avviene con fondi pubblici».
Le intenzioni. Per il papà di Beatrice, Stefano Belcuore, al di là di quanto annunciato dal legale della famiglia, l’avvocato Riziero Angeletti, che si farà ricorso in quanto non sarebbe stata concessa la possibilità di presentare opposizione, poiché mancata l’informazione relativa al provvedimento di archiviazione, si andrà avanti ad oltranza. «Non ci fermiamo certo qui – sottolinea Stefano Belcuore – non è questa archiviazione che ci farà desistere dalla ricerca di quanto accaduto. Lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto alla nostra amata Beatrice».
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