Genova. L’Università di Genova ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo contro 26 studenti di Economia e un docente di scuola superiore imputati di aver superato esami o scritto tesine della facoltà di Economia con l’aiuto di un prof compiacente. Non un docente universitario ma un professore delle superiori che suggeriva le risposte di whastapp e che si faceva pagare per scrivere le tesine. Il prezzo? 35 euro all’ora.
Ai trenta è contestato li reato previsto da una vecchia legge del 1925 sulla “falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”.
Martedì c’è stata la prima udienza del processo che è stato rinviato a novembre proprio per la richiesta dell’università di Genova di costituirsi parte civile. Il giudice si è riservato di accogliere o meno la richiesta anche perché con la legge Cartabia le costituzioni di parte civile possono essere accolte solo con precisi requisiti circa il danno subito che, secondo alcuni legali degli imputati, non sarebbero presenti nella richiesta dell’Unige.
Se le conseguenze penali per gli studenti e il prof che hanno organizzato il sistema truffaldino sono tutto sommato irrilevanti (il reato prevede da 3 mesi a un anno, con ulteriore sconto in caso di attenuanti), resta l’incognita circa la validità o meno degli esami superati e addirittura dei titoli acquisiti.
L’inchiesta, condotta dai militari del nucleo metropolitano della guardia di finanza, era nata in seguito alle segnalazioni di alcuni studenti che avevano notato che chi seguiva le ripetizioni private del prof indagato superava sempre l’esame di ragioneria generale e consegnava ottime tesine a tempi di record. Gli episodi contestati sono avvenuti fra il 2018 e il 2019. Il prof era stato colto sul fatto dai finanzieri mentre suggeriva con il cellulare le risposte a diversi esami e un militare si era addirittura ‘infiltrato’ in alcune classi e aveva verificato in diretta come andavano le cose.
Gli studenti indagati, tutti appartenenti alla buona borghesia genovese, sono assistiti tra gli altri dagli avvocati Lorenza Rosso, Nicola Scodnik, Maurizio Tonnarelli, Ernesto Monteverde, Massimo Boggio, Andrea Vernazza, Maurizio Mascia e Stefano Savi, mentre il professore è difeso dall’avvocato Federico Figari.
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