diVittoria Melchioni
A Fanano la cooperativa Ortika clothing coltiva e tesse l’ortica creando capi d’abbigliamento sulla base degli antichi saperi contadini
Le divise dell’esercito napoleonico, ma anche le divise del regio esercito italiano fino al 1939 e quelle degli eserciti austriaci e tedeschi erano realizzate con un tessuto fatto con un filato d’ortica. Oggi, questo tessuto è stato riportato in auge da Luisa Ciocci e dai suoi soci nella loro cooperativa di comunità “Ortika” con sede a Fanano, sull’Appennino modenese, che realizza abiti con questa fibra e altri prodotti erboristici.
L’intuizione
«Il progetto nasce nel 2019 con l’intento di ridare voce alle tradizioni di un territorio che stava perdendo identità come il nostro – spiega Luisa – e soprattutto valorizzare il talento umano e ridare importanza anche a ciò che il terreno offre convertendolo in nuova ricchezza e nuove opportunità d’impiego». Ciocci ha l’intuizione di usare l’ortica semplicemente osservando il panorama del paesaggio che la circonda, essendo questa un’erba spontanea molto presente nelle nostre zone montane. «Mi sono tornati in mente i sacchi di cui mi parlava mia nonna, usati per conservare granaglie, cipolle, patate e altri prodotti per l’inverno senza che deteriorassero – continua Luisa- quei sacchi erano realizzati con l’ortica ben prima dell’avvento della juta».
Dare valore agli scarti
La fibra tessile di ortica, infatti, ha delle proprietà importanti: è antibatterica, è antistatica, è traspirante, è molto robusta. «Attraverso i racconti degli anziani del territorio, abbiamo riportato in vita quei processi che un tempo qui, fino agli anni ’60, erano fonte di lavoro come la cardatura, la filatura, la tessitura e la tintura delle fibre tessili naturali partendo proprio dall’ortica». L’ortica per la cooperativa ha assunto anche un valore simbolico: dare valore a ciò che è considerato marginale. «Quello che non viene considerato importante in un processo produttivo, viene gettato, scartato – spiega Ciocci – l’Appennino aveva perso d’appeal e quindi si stava spopolando, l’ortica è nota solo per le sue proprietà urticanti e quindi viene estirpata. Noi abbiamo convertito questo processo negativo in un circolo virtuoso, etico ed ecosostenibile sotto ogni aspetto, proprio come fa l’ortica che cresce dove c’è un problema di equilibrio con la missione di riportare il terreno alle sue funzioni corrette, remineralizzandolo». Un progetto che ha attirato l’attenzione della Scuola di agricoltura e del paesaggio di Roville, una cittadina nel nord-est della Francia e dell’Università della Lorena, già impegnate nella valorizzazione dell’ortica come fibra tessile, che hanno mappato il territorio con la cooperativa.
Gli ettari coltivati per la realizzazione del tessuto
«Quello che è uscito dalle nostre ricerche è stato che l’ortica utilizzata in passato per realizzare il filato era la cosiddetta “ortica nera” – racconta la presidente – una specie che cresce rigogliosa sopra gli 800 metri, con uno stelo scuro dal quale si ricava la fibra, ha foglie piccole e se la si lascia crescere, arriva fino ad un metro e ottanta di altezza. Utilissima anche per la rotazione agricola». Ad oggi sono tre gli ettari coltivati ad ortica per la realizzazione del tessuto. Realizzazione che avviene attraverso fasi ben distinte: «Una volta raccolta, la pianta viene leggermente essiccata, defogliata, poi si passa all’estrazione della fibra e si procede come per la canapa e per il lino» – spiega Ciocci.
Il Premio 100% Italiano
“Ortika clothing” è riuscita nell’intento di convincere la gente ad indossare nuovamente capi realizzati con una fibra che ad un primo momento può suscitare pensieri “respingenti” dato che l’ortica si associa spesso all’eruzione cutanea che provoca al contatto: «La fibra, in realtà è luminosa, lucente come la seta, resistente come il lino, morbida, traspirante ed anallergica». Seguendo i dettami della circular economy poi, la cooperativa utilizza anche le foglie, ricchissime di sali minerali, fosforo, magnesio, calcio e vitamine, per preparare ottime tisane, infusi e prodotti cosmetici. Un lavoro virtuoso che, giorni fa, è valso alla cooperativa il “Premio 100% Italiano”, riconoscimento che celebra una personalità o un’impresa che si è distinta per l’impegno nella promozione della cultura, del lavoro e della solidarietà.
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