CAVARZERE – Impianto Revoltante, venerdì 11 ottobre, alle 20.30, nell’ex asilo parrocchiale di San Pietro di Cavarzere, si terrà l’assemblea pubblica organizzata dall’Associazione Comitato Ambiente e Sviluppo Cavarzere (CAeS). L’incontro sarà incentrato sul progetto di riconversione e raddoppio dell’impianto di biogas in biometano nella località Revoltante, una questione che ha sollevato non poche preoccupazioni tra i cittadini e l’associazione stessa, che si oppone fermamente all’iniziativa. L’impianto, destinato a trasformare biomassa vegetale e reflui zootecnici in biometano liquefatto, ha preso una nuova piega a seguito dell’adozione di una procedura semplificata di Conferenza dei Servizi (CdS), introdotta solo pochi mesi fa nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questa procedura, nota come PAS 2024, spiega il gruppo, accelera l’iter decisionale e riduce il coinvolgimento diretto della cittadinanza, sollevando timori di speculazioni e progetti pericolosi per l’ambiente e la salute pubblica. Uno dei principali motivi di malcontento sollevati dal Caes, riguarda la scarsa trasparenza del procedimento con i cittadini di San Pietro e Cavarzere che sarebbero stati informati solo con pochi giorni di preavviso dell’incontro decisivo del CdS, che si terrà a porte chiuse. L’associazione Caes denuncia che si tratta di un ampliamento dell’impianto esistente, piuttosto che di una semplice riconversione, il che potrebbe avere un impatto ambientale e sociale molto maggiore. Secondo il gruppo il processo decisionale sembra ignorare i diritti dei cittadini sanciti dalla Convenzione di Aarhus, recepita dall’Italia con la legge n.108 del 2001, che garantisce non solo l’accesso alle informazioni ambientali, ma anche il coinvolgimento nei processi decisionali che possono influire sulla salute e sull’ambiente. Il Caes spiega che anche la legge italiana 241/1990, che regola l’accesso ai documenti amministrativi, sottolinea che i soggetti portatori di interessi pubblici o privati devono poter partecipare attivamente a tali decisioni, ma al Caes sarebbe stato negato questo diritto. Il Caes ha quindi presentato un corposo documento di osservazioni, ben 15 pagine, che elencano i rischi e i costi per la popolazione e il territorio. Tra i principali punti sollevati ci sono la mancata valutazione di impatto ambientale (VIA), l’aumento dei problemi legati all’impatto olfattivo e al peggioramento della salute dei residenti a causa delle emissioni. L’associazione sottolinea anche l’assenza di un piano chiaro per la gestione del rischio inondazioni e la mancanza di biomassa sufficiente per alimentare l’impianto. Altri rischi includono il possibile scoppio di incendi o il rilascio di agenti biologici dannosi per la salute, nonché l’incapacità dell’impianto di biometano di ridurre significativamente le emissioni di gas serra. La produzione di gas naturale liquefatto (Gnl) derivata dal biometano, afferma il Caes, offre un contributo energetico molto basso, con costi nascosti elevati per i residenti e i contribuenti, in quanto finanziato con fondi del Pnrr. Il progetto di biometano, secondo il Caes, è diventato simbolo di una corsa speculativa all’uso dei fondi del Pnrr, che potrebbe trasformare le comunità rurali come quella di Cavarzere in luoghi destinati a ospitare impianti industriali con un impatto ambientale incerto. Il Caes, nelle sue osservazioni, chiede al sindaco di Cavarzere di non autorizzare il progetto, in nome della tutela della salute dei cittadini e del territorio.
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