L’azienda chiude a Pordenone, quaranta dipendenti trasferiti a Verona #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

PORDENONE – Nessuna ora di cassa integrazione né altri eventi premonitori di una possibile crisi. Così, quando all’incontro di lunedì scorso i vertici della Elic srl di Fontanafredda (Evolving Living Innovation Center), appartenente al gruppo Ferroli di San Bonifacio (Verona), hanno annunciato la chiusura a breve dell’impianto di Fontanafredda, i due rappresentanti sindacali presenti e poi i 34 dipendenti, in maggioranza donne, sono davvero caduti dalle nuvole. «Un fulmine a ciel sereno – commenta Ernesta Poletto della Fiom Cigl – l’intenzione non è quella di chiudere l’attività – racconta – ma di incorporarla nella sede madre, invitando i 34 dipendenti al trasferimento in quel di Verona. Una soluzione sicuramente impossibile da accettare per il personale dipendente, con molte donne, madri di famiglia, una età media tra i 45 e 55 anni, sicuramente non in grado di pensare ad un trasferimento così lontano, e già passato per una crisi simile nemmeno 10 anni fa».

LA SCELTA

La giustificazione alla annunciata decisione troverebbe conforto nelle difficoltà che il gruppo starebbe attraversando per un importante calo nei volumi. «L’azienda opera nel settore del riscaldamento, e in particolare delle pompe di calore e delle caldaie e risente sicuramente delle crisi che stanno attraversando il settore e l’economia in generale di questi ultimi tempi, soprattutto per chi è comunque legato alla Germania e quindi risente delle forti difficoltà presenti in quel Paese. Ma qui sinora non avevamo alcun segnale di crisi. Finora non è mai stata fatta una sola ora di cassa integrazione e ora all’incontro di lunedì scorso il collega Nicola Drigo della Fim-Cisl e io ci siamo trovati con questa doccia fredda. Negli ultimi anni l’azienda è cresciuta molto, anche in termini di fatturato. Nel 2023 ha superato infatti i 23 milioni di euro di fatturato. Ma è anche una azienda strategica per il gruppo a cui appartiene, ossia il Gruppo Ferroli».

L’ALTRA CRISI

L’azienda opera nella zona industriale di Forcate, tra Fontanafredda e Ceolini, ed è nata dopo la crisi dell’Imat di una decina di anni fa. «Proprio alla luce di quanto i dipendenti hanno vissuto all’epoca, oggi non sono pronti ad accettare questa decisione improvvisa. All’epoca Elic nacque infatti a seguito della suddivisione della attività di Imat. Questa, l’Imat, ha continuato a operare nel settore del freddo, mentre Elic in quello del caldo, con un importante settore di Ricerca e sviluppo». All’epoca, Ferroli, azienda che opera nel settore del riscaldamento, delle energie rinnovabili e del condizionamento, aveva rilevato infatti un ramo d’azienda dalla Imat del Gruppo Marcegaglia, permettendo il superamento della crisi. Pur trattandosi di due aziende indipendenti e appartenenti a gruppi diversi, operano una a fianco all’altra nello stabilimento della Zona industriale Forcate, in via Zorutti, la via principale di quell’area industriale. Dopo la crisi dell’Imat del 2017 lo stabilimento venne infatti diviso per accogliere le due realtà distinte.

CENTRO RICERCHE

Poco dopo la sua nascita, già nel 2018 venne inaugurato il nuovo Centro Ricerche di Fontanafredda per lo sviluppo delle nuove generazioni di apparecchi come le pompe di calore, che permettono di migliorare il comfort domestico con soluzioni di riscaldamento, raffrescamento e ricambio d’aria basate su tecnologie sostenibili e naturali, sfruttando in modo efficiente l’energia naturale immagazzinata nell’aria o nell’acqua. «Il Centro Ricerche – come comunicava allora l’azienda – ha l’obiettivo di far progredire le tecnologie applicative delle pompe di calore e l’innovazione nel mondo degli scaldabagni al servizio della produzione italiana. Lunedì – spiega ancora Poletto – assieme a Drigo andremo all’incontro in programma nella sede di Unindustria. I dipendenti sono in mobilitazione e una rappresentanza sarà presente proprio in piazzetta del Portello a sostegno della trattativa. Non dovessero esserci esiti positivi, è già previsto un ulteriore incontro tra 10 giorni. Purtroppo il momento non è dei migliori. In quella stessa zona industriale ci sono almeno cinque aziende che segnano qualche problema e questo complica anche le possibili soluzioni, soprattutto se dovessimo pensare a dei ricollocamenti che sarebbero davvero difficili».