Nato in Danimarca, già diffuso negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia, ora «Cohabs» sbarca a Milano in zona Dateo: si condivide lo stesso tetto, bollette e pulizie inclusi nel prezzo. Il 70% degli inquilini è straniero
Tutti insieme appassionatamente (forse), a condividere gli spazi di quella che può sembrare una via di mezzo tra un appartamento da fuorisede in Erasmus e la casa del Grande fratello (telecamere escluse). È nato in Danimarca, fiorito nelle grandi città di Stati Uniti e Regno Unito e sta spopolando in Francia; ora il «co-living» sbarca anche a Milano. Merito dell’arrivo in città – zona Dateo – di Cohabs, azienda belga leader del settore fondata nel 2016 – 50 case nella sola Bruxelles – da tre under 40 che hanno pensato di proporre all’ombra del Duomo un modello di residenzialità che in tutto il mondo ha fatto proseliti tra giovani professionisti e nomadi digitali appartenenti alla cosiddetta «Generazione Affitto».
Di che si tratta? Il co-living consiste in una casa con numerosi spazi in comune, non solo un salotto e una cucina. Qui a Milano, ad esempio, la casa è composta da un intero edificio con giardino privato (con barbecue e forno per la pizza), sala tv, lavanderia e persino una piccola palestra. Ma ciò che caratterizza davvero questo modo di vivere è la condivisione di culture diverse.
«Solo stare in cucina con persone provenienti da altri paesi può diventare un’esperienza multiculturale unica», racconta Marco, 26 anni, di origini coreane ma cresciuto in Italia. «Sono arrivato a Milano un anno fa, lavorativamente ero molto contento, ma sentivo di aver bisogno di qualcosa di nuovo. Inizialmente pensavo che il costo fosse un po’ alto, ma questo cocktail culturale era la soluzione perfetta».
Il canone mensile, infatti, «a primo impatto può sembrare alto», spiega Emanuele Bressan, 33 anni, city manager di Cohabs, «ma se si considera ciò che è compreso siamo in linea coi prezzi di Milano, col valore aggiunto dell’esperienza». Si parla di una cifra che va dai 1100 ai 1400€ al mese (in base alle dimensioni della camera affittata) e che comprende l’affitto, le spese (bollette, tasse varie e pulizie degli spazi comuni), un abbonamento Netflix e tutti gli eventi organizzati da Cohabs. «Sono dei momenti utili per fare gruppo», spiega ancora Bressan, «organizziamo spesso dei brunch tutti insieme, oppure la settimana prossima si svolgerà una master class con un pizzaiolo».
«Circa il 70/80% di chi affitta con Cohabs è straniero», continua Bressan, «forse anche per questo in tutta la casa ci sono solo due bidet» aggiunge scherzando. La palazzina è stata comprata e ristrutturata in meno di un anno grazie ad una ristrutturazione «intelligente», seguita dal designer Lionel Jadot (che ha curato tutte le case da quando il progetto Cohabs è nato), volta a mantenere l’impronta storica, «dando però nuova vita agli oggetti e agli spazi».
La casa conserva il parquet di inizio Novecento e la scalinata in ferro battuto originale, ma è stata completamente rinnovata nel segno della sostenibilità e di un basso impatto ambientale. L’azienda belga, infatti, ha ottenuto la certificazione di “B Corporation” per il suo impegno in questi ambiti, ed ha applicato questa visione anche alla nuova casa meneghina: pannelli solari sul tetto, mobili di seconda mano, lampadari di plastica riciclata.
«Le stanze vengono affittate in media per un anno da giovani lavoratori che poi partono per un altro paese», racconta ancora Bressan. Come ad esempio Franco, 26 anni, argentino, arrivato a Milano dopo qualche mese in Sicilia: «Non avevo mai vissuto con qualcuno e all’inizio ero davvero spaventato, ma mi sto trovando molto bene, tutti sono amichevoli e abbiamo molto in comune – racconta – . Vivere qui non è una scelta obbligata dai costi elevati della città, ma è un’esperienza unica».
Al momento la casa conta 20 inquilini su 27 stanze totali: «Di solito all’apertura ne si affittano una decina, ma a Milano sono state 17. Ben sopra le aspettative», spiega Bressan. E per il futuro? «L’azienda ha dei progetti molto ambiziosi. A breve apriranno altre due case, ma l’obiettivo è quello di raddoppiare in breve tempo, magari anche in altre città. Ma Milano per noi è perfetta: una delle sue peculiarità di Milano è l’ internazionalità, una caratteristica fondamentale per noi di Cohabs».
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