Le forze dell’ordine di Manfredonia stanno cercando il 46enne fratello di Enzo, noto boss della malavita garganica, dopo che quest’ultimo non è stato trovato nella sua abitazione al momento dell’arresto. Gli agenti, giunti per condurlo in carcere, non hanno avuto successo, alimentando il sospetto che possa essersi dato alla fuga. L’uomo è ritenuto una figura chiave all’interno del clan dei Montanari, con una forte influenza nelle attività illecite di Manfredonia.
Secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, il fratello del boss Enzo è considerato il principale referente del clan Montanari nella zona, responsabile della gestione delle finanze e degli affari del gruppo criminale. Le informazioni raccolte indicano che il 46enne avrebbe investito parte dei proventi illeciti, accumulati attraverso estorsioni e traffico di stupefacenti, nel settore dell’edilizia locale, un campo spesso utilizzato dalla criminalità organizzata per riciclare denaro sporco.
I collaboratori di giustizia descrivono il suo ruolo come fondamentale per mantenere attiva la “cassa” del clan, ossia il fondo destinato a sostenere le famiglie dei detenuti, finanziare nuove attività criminali e corrompere funzionari o imprese. La sua influenza nell’economia locale di Manfredonia sarebbe cresciuta negli ultimi anni, con investimenti mirati a legittimare il denaro del clan e acquisire controllo su cantieri e appalti pubblici.
L’operazione delle forze di polizia per arrestare il 46enne è avvenuta a seguito di una serie di indagini che lo collegano direttamente agli affari del clan. Tuttavia, la sua fuga lascia spazio a numerose ipotesi. Non è escluso che abbia ricevuto un’informazione preventiva sul suo imminente arresto, permettendogli di organizzare una rete di protezione o di nascondersi in località vicine, o addirittura all’estero.
Le autorità locali continuano a cercare indizi che possano condurre alla sua cattura, mentre la situazione a Manfredonia è tenuta sotto stretto controllo dalle forze dell’ordine, con una maggiore presenza di pattuglie e operazioni di monitoraggio per evitare fughe di altri membri del clan.
Questa vicenda, oltre a sottolineare la pericolosità e l’organizzazione delle reti criminali del Gargano, evidenzia ancora una volta la commistione tra malavita e settori economici legittimi, come l’edilizia, spesso utilizzati per mascherare e perpetrare attività illecite. La lotta contro i clan resta una sfida complessa, ma le dichiarazioni dei pentiti rappresentano un’arma fondamentale per disarticolare questi gruppi criminali radicati nel territorio.
Le autorità invitano la popolazione a collaborare con eventuali segnalazioni e promettono di proseguire senza sosta le ricerche per assicurare alla giustizia il fratello del boss Enzo, una pedina fondamentale nello scacchiere criminale della zona.
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