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Potenza senz’acqua, la Regione Basilicata: “Un cataclisma” – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


La Basilicata come la Sicilia. Se non dovesse piovere “appare sempre più concreta la prospettiva di una messa in moto della macchina dei soccorsi, con il coinvolgimento di mezzi e volontari tra buste da distribuire e autobotti”. È l’allarme del dirigente della Protezione civile, Giuseppe Di Bello.

Soluzioni al momento non ce ne sono a fronte del perdurare della siccità, se non la nuova stretta al servizio idrico nella città di Potenza e nei ventinove comuni serviti dalla diga Camastra. Da oggi e per una settimana l’erogazione dell’acqua sarà sospesa tutti i giorni dalle 18,30 alle 6,30 del mattino successivo.

“Un ulteriore sacrificio richiesto a 140 mila lucani, partendo da una considerazione di fondo: l’emergenza va affrontata con il concorso di tutti. Istituzioni e cittadini”, spiega la Regione Basilicata a seguito dell’ennesima riunione con il gestore del servizio, Acquedotto lucano.

“Siamo alle prese con un cataclisma, una crisi idrica senza precedenti che richiede soluzioni straordinarie” affermano. Soltanto sabato l’interruzione scatterà alle 23. Il regime adottato sarà oggetto di una nuova valutazione mercoledì prossimo, dopo aver verificato la portata della perturbazione attesa in questi giorni, “sperando in una generosità di Giove pluvio rispetto all’andamento avaro del mese di ottobre (10 millimetri di pioggia a fronte di una media di 80 registrata lo stesso periodo nello scorso anno)”.

Per Giovanni Di Bello, dirigente dell’ufficio Protezione civile “occorre capire, al netto di manovre, quante giornate abbiamo davanti per soddisfare il fabbisogno idrico alle condizioni attuali. Ci aspettiamo nei prossimi giorni precipitazioni, la cui portata, però, è da verificare in termini di alimentazione dell’invaso. Allo stato attuale – ha detto – lo scenario resta preoccupante”.

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La diga quasi svuotata

Il livello nella diga Camastra è sempre più vicino alla soglia critica sotto la quale l’emungimento risulta complicato, con una qualità dell’acqua, tra l’altro, che rischia di essere compromessa. Accanto alle restrizioni si cercano soluzioni-tampone: Acquedotto Lucano lavora ad uno sbarramento sulle acque di scolo dell’invaso (il cosiddetto Camastrino) e conta di utilizzare “zattere” per prelevare l’acqua nelle aree più profonde della diga.

“Lo sbarramento artificiale – ha spiegato l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Alfonso Andretta – consentirà di garantire 400 litri al secondo a cui aggiungere i 303 provenienti dalle sorgenti. Un quantitativo che, senza l’auspicata pioggia, dovrebbe assicurare un’autonomia non più di 20-25 giorni a tutto il comprensorio. Di qui la necessità di intervenire con l’ulteriore restrizione. Nella speranza che la pioggia riesca a rimpinguare l’invaso riportandolo a livelli accettabili”.

Cgil Basilicata: “Scarsa manutenzione e infrastrutture vetuste”

Ma per la Cgil non sono solo i cambiamenti climatici a determinare lo stato di emergenza. “Ci sono responsabilità politiche precise che vanno individuate e denunciate, frutto della non curanza delle problematiche relative alle infrastrutture lucane da parte della classe dirigente regionale da almeno trent’anni e che inevitabilmente toccano anche la disastrosa gestione di Acquedotto lucano e i rapporti con la Regione Puglia nella gestione della risorsa idrica – dichiara il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega – Senza fare allarmismi possiamo tranquillamente dire che solo un miracolo può permettere di risanare la capienza delle nostre dighe. Ben vengano gli interventi tampone, su cui chiediamo di accelerare il più possibile, ma il problema riguarda la scarsa manutenzione accumulata negli anni e l’utilizzo di infrastrutture vetuste che oggi richiedono interventi che inevitabilmente recano e recheranno danni ai cittadini”.

Oltre ai tavoli regionali, per Mega “è indispensabile che il governo Bardi faccia pressione con urgenza sul Governo nazionale per la conclusione dell’iter per la dichiarazione dello stato di emergenza per ottenere almeno quelle risorse finanziarie necessarie a portare avanti velocemente gli interventi utili a darci un po’ di respiro: si agisca con la stessa solerzia con cui è stato dato il proprio benestare all’istituzione di Acque del Sud, le cui conseguenze non tarderanno a farsi sentire in situazioni drammatiche come quella attuale. Si acceleri anche sull’uso delle risorse destinate all’adeguamento delle infrastrutture idriche del Pnrr e che in Basilicata, dove la dispersione si aggira attorno al 65 percento, oltre la media nazionale, sono pari a 68,747 milioni di euro”.

Fin qui ciò che secondo la Cgil andrebbe fatto nell’immediatezza. “Ci sono poi questioni strutturali da affrontare per cercare di mettere almeno la nostra regione nelle condizioni di fronteggiare le conseguenze della crisi climatica. Prima di tutto – aggiunge il dirigente sindacale – rivedere l’assetto societario di Acquedotto lucano. È sotto gli occhi di tutti che i vari tentativi di risanare i conti della società sono stati un fallimento. I 20 milioni di euro che la Regione Basilicata puntualmente ogni anno stanzia per chiudere in positivo il bilancio dell’ente sarebbero potuti servire per la manutenzione e per le opere necessarie al rinnovamento delle infrastrutture idriche. Quanto alla Regione Puglia, bisogna rendere esigibili i crediti maturati anche in base agli aggiornamenti tariffari e dei volumi certificati che dalla Basilicata sono stati erogati in favore della Puglia, in base all’accordo siglato nel 2023. Tutte le risorse reperibili vengano impiegate negli improcrastinabili lavori di ammodernamento, altrimenti la Basilicata, nella crisi climatica che non cessa ad accelerare, si troverà sempre in una situazione di emergenza, con conseguenze pesanti su agricoltura, turismo, sanità, con problemi anche di ordine igienico sanitario”.



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