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Benevento, stretta su bar e ristoranti: dehors selvaggi #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Dehors fuori legge, scattano le revoche delle autorizzazioni. Palazzo Mosti tiene fede all’annunciato proposito di riportare ordine, dopo anni di deregulation, nella giungla degli arredi esterni di bar, ristoranti, pub. Il settore Attività produttive ha notificato nei giorni scorsi ai titolari delle attività commerciali interessate l’avvio del procedimento finalizzato all’annullamento dei titoli rilasciati per l’occupazione del suolo pubblico.

Preavvisi che concedono 30 giorni ai titolari per riallinearsi alla normativa di settore, prerogativa che, però, potrà essere concretamente esercitata soltanto da una parte dei commercianti che risultano in difformità parziale con le norme in vigore. Per altri numerosi casi, le comunicazioni corrispondono di fatto a un verdetto definitivo: gli allestimenti vanno rimossi.

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La situazione

Va detto che dal 4 marzo scorso, data di approvazione in Consiglio comunale del disciplinare “salva decoro”, il quadro è significativamente migliorato, soprattutto in centro storico. La norma, approvata a voti unanimi in aula, ha spinto gli esercenti a uniformare le rispettive installazioni: ombrelloni beige o marrone scuro privi di loghi commerciali, sedie e tavolini di colore marrone scuro e di lavorazione artistica se collocati nelle buffer zone Unesco, fioriere marrone scuro dell’altezza massima di 1,2 metri a delimitare il tutto.

Un dress code che, perlopiù, i commercianti hanno recepito. Ma non mancano ancora casi di inadempienza, talvolta clamorosi. La disposizione normativa sancisce che gli arredi possano essere collocati sulle aree pedonali e sui marciapiedi, in quest’ultimo caso lasciando un passaggio minimo di 1,5 metri, ma non sulle sedi stradali. E invece non è infrequente, girando in città, imbattersi in situazioni palesemente off limits: sedie e tavolini posizionati fin sulla carreggiata, tra una macchina in sosta e l’altra, gazebo che occupano l’intero marciapiedi con installazioni di ogni forma e materia, dalle massicce strutture in alluminio agli esili separé in paglia, vasi dozzinali spacciati per fioriere ornamentali.

Di qui l’obbligo da parte degli uffici comunali di dare seguito effettivo alla stretta introdotta a marzo dal parlamento cittadino. E così, dopo i ripetuti preavvisi e gli ultimatum verbali consegnati sul finire di settembre dagli agenti del nucleo Tutela del consumatore della polizia municipale, gli esercenti più refrattari si sono visti pervenire nei giorni scorsi gli inevitabili provvedimenti di revoca delle autorizzazioni all’occupazione del suolo pubblico emessi dal settore Attività produttive del Comune. Tecnicamente bisogna parlare di avvio del procedimento per le revoche, con possibilità per i titolari dei locali di produrre elementi a propria discolpa nei 30 giorni successivi alla notifica. Ma si tratta di una facoltà limitata alle attività che presentano irregolarità ancora emendabili attraverso l’adeguamento dei dehors al disciplinare comunale.

Non potranno avvalersene, invece, gli esercizi che violano alla radice la disposizione, segnatamente l’articolo 3 del testo che consente l’occupazione del suolo pubblico «esclusivamente sulle aree pedonali e sui marciapiedi garantendo una superficie di passaggio di almeno 1,5 metri». Fuori gioco, dunque, gazebo e dehors collocati sulla sede stradale, per i quali non sono possibili adeguamenti di sorta. È il caso, per citare alcuni casi, di un ristorante di via Paga che occupa la sede stradale con sedie e tavolini perimetrate da un esile canneto, di un bar di via XXIV Maggio che accoglie gli avventori in mezzo alle auto in sosta, così come un analogo esercizio di via Calandra. Ma ci sono anche situazioni ancora sanabili, qualora i gestori si allineino rapidamente. È il caso del bar in piena buffer zone Unesco di Santa Sofia, che ha presentato istanza in tal senso, mentre mancano ancora all’appello due locali della centralissima via Traiano, una pizzeria con vista Duomo, un bar della parte bassa di Corso Garibaldi e un locale di cucina etnica prospiciente Palazzo del Governo.

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