Parla Lella Pignataro, 59 anni dopo la sentenza nei confronti dell’ex buttafuori della discoteca di Rimini: «Abbiamo sperato sino all’ultimo, poi lo abbiamo baciato»
«Me lo hanno ucciso un’altra volta. Siamo delusi della sentenza. E’ una sentenza che non piace a nessun italiano. E soprattutto ad una madre e ad un padre che hanno perso un figlio così tragicamente».
Lella Pignataro, 59 anni, è la madre di Giuseppe Tucci il vigile del fuoco, originario di Foggia di 34 anni ucciso l’11 giugno del 2023 per le ferite inferte dopo un litigio avvenuto fuori dalla discoteca Frontemare di Rimini. Venerdì scorso Klajdi Mjeshtri, l’ex buttafuori della discoteca è stato condannato a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Una sentenza, pronunciata dal gup del tribunale di Rimini Vinicio Cantarini che non era quella che si aspettavano la madre e il padre Claudio Tucci.
Signora Lella siete amareggiati dalla sentenza?
«Siamo amareggiati, delusi, addolorati e anche pugnalati dalla giustizia italiana. Non volevamo una vittoria in quell’aula di tribunale. Ma chiedevamo e speravamo solo una pena esemplare per quella persona che ha ucciso nostro figlio».
Eppure il processo si stava svolgendo secondo quello che voi chiedevate
«Durante il processo è emersa tutta la brutalità di come mio figlio è stato aggredito e ucciso. La dottoressa Loredana Buscemi, consulente del pm ha evidenziato nella sua relazione che sono stati almeno nove i colpi che hanno raggiunto Giuseppe provocando la rottura dell’arteria vertebrale sinistra. Una lesione fatale per mio figlio. Così come anche Matteo Signani, campione europeo di pugilato dei pesi medi e ufficiale della Polizia giudiziaria marittima chiamato come consulente sempre del pm ha evidenziato che Giuseppe è stato colpito con pugni estremamente violenti, sferrati con forza da un esperto di combattimento che ha continuato ad infierire anche quando la vittima era a terra oramai esanime. In aula abbiamo rivissuto, come se fosse un film quella tragedia di quella sera. La brutalità, la violenza. Per questo eravamo sicuri che ci sarebbe stata una pena esemplare. Invece no».
Farete appello contro questa sentenza?
«I nostri legali hanno detto che dobbiamo farlo. Ma ora dentro abbiamo solo la rabbia per una non giustizia. La vita di mio figlio vale solo dodici anni di carcere per chi si è accanito contro di lui. E’ un dolore troppo grande per un padre e una madre»
Chi era Giuseppe Tucci?
«Era un bravissimo ragazzo. Era un ragazzo timido, riservato. Non aveva mai litigato con alcuno. Anche in caserma mai un bisticcio serio con i colleghi. Certo qualche discussione perché lui non amava le ingiustizie, ma poi finiva tutto. Era un papà presente. Amava suo figlio che oggi ha sedici anni. Anche se era separato dalla madre si occupava di lui, lo seguiva negli studi. Una vicenda, quella di mio figlio, che cha segnato anche mio nipote».
Giuseppe era molto attaccato alla famiglia, a voi?
«Ci volevamo un gran bene. Lui telefonava spesso per sapere come stavamo, per parlare con la sorella. Aveva coronato un sogno, quello di diventare vigile del fuoco e visto che al padre, anche lui vigile del fuoco mancavano due anni alla pensione aveva detto. ‘papà trasferisciti da me a Rimini, cosi gli ultimi due anni lavoriamo insieme’. Invece gli hanno spezzato anche questo sogno. Giuseppe era una persona generosa. Ha donato tutti i suoi organi. Era un donatore e spesso donava anche il sangue».
Come sono stati quei giorni passati in ospedale?
«Sono stati strazianti. Speravamo sempre in un miracolo che non c’è stato. Ci avevano detto che non c’era nulla da fare. Ma noi speravamo sempre. Quando abbiamo capito che oramai era finito tutto lo abbiamo baciato per l’ultima volta, prima che andasse via per sempre. Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ai figli. Perdere un figlio è un dolore troppo grande. Non si può descrivere».
Signora crede ancora nella giustizia?
«No. Perché Giuseppe non ha avuto una pena esemplare. Noi siamo gente umile, onesta. Non abbiamo mai chiesto vendetta. Ma solo giustizia. Che per mio figlio non c’è stata. Dodici anni di carcere. Ma mi chiedo quella persona quanti anni davvero resterà in carcere? Tra buona condotta e altri premi uscirà prima. Invece mio figlio non tornerà mai più. E questa è giustizia?».
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