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Auto, sale la tensione Confindustria-Stellantis #finsubito prestito immediato


Alta tensione tra Confindustria e Stellantis sulla strategia del gruppo in Italia. Nel mirino dell’associazione degli industriali ci sono ancora una volta le scelte del gruppo guidato da Carlos Tavares e controllato dal gruppo Exor che fa capo alla famiglia Elkann. «Quello che mi dispiace – incalza il presidente di Confindustria Emanuele Orsini – è che invece di fare investimenti nel nostro Paese vengono fatti investimenti in altri Paesi, magari scrivendo “letterine” alle nostre imprese (quelle dell’indotto) chiedendo di delocalizzare. Questo non lo possiamo più permettere». Una posizione respinta al mittente da colosso italo-francese.

LE MOTIVAZIONI
Va detto che Orsini aveva già bocciato le richieste dell’amministratore delegato di Stellantis in Parlamento che, come si ricorderà, voleva nuovi incentivi da parte dello Stato per supportare le vendite (in calo del 30%). Facendo immaginare, in caso di diniego, anche la possibilità di usare la carta dei licenziamenti. «Noi – ricorda Orsini – abbiamo aiutato le aziende a stare nel nostro Paese. Quindi non deve essere finanziato l’acquisto di auto in maniera generica, ma deve essere finanziato chi crede nell’industria e chi fa produzione qui da noi. E quindi fa crescita e assume persone». Se mi riferisco a Stellantis? «Ovvio», spiega Orsini che ribadisce anche la necessità di tempi più lunghi per l’auto elettrica. Il numero uno degli imprenditori non vuole che risorse pubbliche vadano a finanziare le fabbriche di Stellantis all’estero, produzioni che spiazzano gli impianti italiani, penalizzando l’occupazione, la filiera dell’indotto, la componentistica.

Una linea condivisa da tutte le forze politiche che hanno chiesto a Stellantis di rispettare gli impegni presi anche di fronte alla valanga di aiuti pubblici ricevuti in questi anni. E di farlo ora con una congiuntura negativa a causa, tra l’altro, delle norme europee e della concorrenza cinese.

LA REAZIONE
In serata è arriva la replica di Stellantis. «Per produrre auto o veicoli commerciali servono gli ordini. Come in tutti i settori, è la domanda a creare il mercato e non il contrario» afferma l’azienda. Stellantis ribadisce l’importanza – spiega ancora la nota – di garantire il giusto contesto di competitività per accompagnare le aziende coinvolte nella transizione verso l’elettrificazione. Perché il «vero problema della transizione all’elettrico, infatti, è l’accessibilità economica». Stellantis ricorda di aver elaborato un piano strategico a lungo termine e di aver investito in Italia più di 2 miliardi all’anno. Insomma, ed è l’affondo finale, «stiamo investendo in Italia per restare. Tutto il resto sono opinioni, rispettabilissime ma non necessariamente vere».

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Peccato che lo spostamento all’estero, per ridurre i costi, sia un fatto concreto, così come l’aumento delle ore di cassa integrazione negli stabilimenti made in Italy che hanno visto ridurre la produzione di auto del 30% negli ultimi 9 mesi. A vantaggio, ovviamente, dei siti esteri.

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