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“Contatti con mafia e servizi segreti”. Spiati anche La Russa e il figlio #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Ci sono anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo tra le persone finite nel mirino della rete di presunti spioni guidata dal superpoliziotto Gallo. Dagli atti dell’indagine della Dda milanese, spunta una intercettazione del maggio 2023 in cui Pazzali, negli uffici della sua società di investigazioni, chiede ai suoi di fargli un report sulla seconda carica dello Stato.

Il presidente del Senato si dice “disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa, se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia” afferma l’esponente politico in una nota. “Conosco da anni Enrico Pazzali, che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui. È noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me e sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi”.

Come si legge negli atti dell’inchiesta, il 19 maggio 2023, Pazzali “stavolta (…) vuole venga realizzato un report” sul presidente del Senato. E indica nome e cognome e dati da inserire sulla piattaforma Beyond. “Del cinquantatré!”, “No, ha settantacinque anni lui na… vai giù… giù, giu… questo.. diciotto luglio. Esatto, abita in…(incomprensibile)…”.

E ancora : “E metti anche un altro se c’è… eh… come si chiama l’altro figlio? Come si chiama? Eh… Geronimo, come si chiama, Geronimo La Russa? (…) ma non si chiama Geronimo (…)”. “Antonino? Metti Antonino La Russa?”, “Lui è dell’Ottanta… infatti, c’è La Russa Antonino Junior Giovanni … vediamo… (incomprensibile)… stavo pensando sia Antonino che Ignazio… il Kpmg dove è?”, parlando della società internazionale di revisione e consulenza. Pazzali ai suoi chiede ancora, riferendosi al terzogenito dell’esponente di FdI: “Leonardo sull’intelligence non ha niente?”.

Il pm: “Appoggi anche in ambienti mafiosi e dei servizi segreti”

La presunta associazione per delinquere, al centro dell’inchiesta milanese sui dossieraggi, gode “di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri” e gli indagati “spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi”. Lo ha scritto negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura “a grappolo”: ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.

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È Nunzio Samuele Calamucci, uno degli arrestati, come si legge negli atti della Procura, che “a un certo punto evidenzia che il loro gruppo ha rapporti con i servizi segreti e insiste sempre sulla necessità di mimetizzare la fonte dei dati, in quanto allegare estratti conti, pagine Sdi ecc. ai report prima o poi crea problemi”. Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine. “Ottocentomila Sdi, c’ho di là” diceva Calamucci, intercettato, parlando lo scorso gennaio con l’ex poliziotto Carmine Gallo, anche lui arrestato. In un’altra conversazione, del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”, si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano.

Intercettato, Calamucci dice anche: “Noi abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia…i nostri clienti importanti… contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo, di quelli lì ti puoi fidare un po’ di meno, però, li sentiamo, fanno chiacchiere, sono tutte una serie di informazioni ma dovrebbero diventare prove, siccome quando poi cresci, crei invidia, soprattutto”.

Nell’aprile del 2023, poi, Gallo parla con Calamucci “dell’opportunità che il gruppo” si doti “della tecnologia necessaria per effettuare autonomamente i ‘positioning’”, ossia la localizzazione dei cellulari. Calamucci: “La macchinetta costa un caz…”. Gallo: “Eh vedi un po’, vedi un po’, lo intestiamo a tutti e due!”. Calamucci, ancora: “Prima di venire qua passo in Regione  Lombardia! (…) Vedo cosa… cosa c’è in sconto e te lo faccio sapere!”.

Quando Calamucci sostiene che passerà in Regione, scrive il pm De Tommasi, “si riferisce agli uffici dei servizi segreti ivi ubicati, dove evidentemente vuole verificare la possibilità di acquistare a prezzo ribassato l’apparecchiatura per le localizzazioni”. Dall’altro lato, sempre secondo il pm, Gallo avrebbe contatti con la criminalità organizzata. “Si tratta di un soggetto – scrive la Dda – che, per come emerge dalle indagini, ha le ‘mani in pasta’ ovunque e intrattiene rapporti con diverse personalità di rilievo, oltreché con diversi soggetti pregiudicati, anche per associazione mafiosa” ed “è una persona spregiudicata e senza scrupoli”.

La rete degli ‘spioni”, l’ex poliziotto Carmine Gallo

Un’intricata rete di ‘spioni’ fatta di hacker, consulenti informatici, agenzie private di intelligence e poliziotti, convinta di poter “fregare” tutta Italia con la loro fabbrica di dossier, che metteva sul mercato informazioni riservate acquisite in modo illecito da banche dati strategiche. Con numerosi clienti disposti a pagare non solo per fini ‘aziendali’ ma anche ‘familiari’. Dopo il caso Striano, la lunga stagione dei dossier approda infine al Nord. Lo ha scoperchiato l’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato agli arresti domiciliari l‘ex super poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della società di investigazione privata Equalize, del presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Agli arresti domiciliari, oltre a Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica.

Gallo, ora ai domiciliari, parlando con Calamucci, faceva riferimento alla “destinazione finale del proprio archivio”, che era “occultato” a casa della segretaria della società Equalize, amministrata dallo stesso ex ispettore di polizia e di proprietà di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano. Gallo spiegava, si legge negli atti, di aver portato da poco degli scatoloni a casa della segretaria e che lei li avrebbe dovuti spostare in un garage. “Non c’ha le chiavi del garage – raccontava – quindi gli scatoloni li ho portati a casa sua. Ha detto poi li porta lei giù (…) così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua”.

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L’inchiesta della Procura di Milano e della DNA

Sono “studi legali” e “imprese” a reclamare reti di spionaggio per interessi “economici e finanziari”, ha spiegato il Procuratore di Milano, Marcello Viola in conferenza stampa con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che è tornato a lanciare il grido d’allarme sul “gigantesco mercato delle informazioni riservate”.

A disporre gli arresti con braccialetto elettronico è stato il gip Fabrizio Filice, che ha anche firmato un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di polizia, e ha posto sotto sequestro, oltre alla Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls.

Le accuse a vario titolo, contestate a una sessantina di persone, sono associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento. Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell’ordine, all’agenzia delle entrate e a Bankitalia.

 

Fari puntati sulla società di investigazioni private Equalize srl

I fari accesi dal pm della Dda, Francesco De Tommasi, e dal sostituto della Dna, Antonio Ardituro, puntano sulla Equalize srl, società di investigazioni di Pazzali e di cui amministratore delegato è Gallo, ex poliziotto di 66 anni che si è dato al privato dopo 40 anni di onorata carriera, ma tempestata di incidenti giudiziari, come investigatore antimafia e risolutore di casi quale l’omicidio di Maurizio Gucci. Una piccola società-gioiello del business dell’intelligence, la Equalize, da quasi 2 milioni di ricavi e 648mila euro di utili che Gallo, “braccio operativo”, si sarebbe spartito con Enrico Pazzali.

Carmine Gallo e Enrico Pazzali (Ansa)

Il ruolo chiave di Enrico Pazzali, a lui farebbe capo la rete di hacker

Quest’ultimo, Pazzali, sembra la figura chiave dell’inchiesta. Il presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane, è indagato, non arrestato nonostante la richiesta dei pm. Vicino a pezzi di centrodestra e in lizza per una nomina di peso nelle società di Stato l’anno prossimo. La rete di hacker farebbe ‘capo’ a lui, il “presidente” di Equalizer, come lo chiamano i collaboratori. L’avrebbe usata per “danneggiare l’immagine dei competitors” o di “avversari politici” suoi e di “persone a lui legate”. Su tutti, un acerrimo nemico nelle nomine sin da quando lo estromise dalla Fiera: il presidente di Cassa depositi e prestiti, espressione delle fondazioni bancarie, Giovanni Gorno Tempini, il suo ‘uomo’ per le relazioni istituzionali in via Goito, Guido Rivolta, e altri pezzi da novanta nel mondo della comunicazione e del lobbying.

 

I target degli ‘spioni’

Tra i target dal gruppo, nelle 518 pagine, ci sono il presidente del Milan, Paolo Scaroni, giornalisti come Giovanni Dragoni del Sole 24 Ore e Giovanni Pons di Repubblica, la defunta Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, Ginevra Caprotti della dinastia imprenditoriale di Esselunga; anche il banchiere Massimo Ponzellini. “Migliaia” di accessi abusivi, dicono gli inquirenti. Questa attività di dossieraggio era portata avanti con l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di cellulari (grazie a un esperto informatico in Svizzera), riprese audio e video di colloqui, e anche l’intercettazione abusiva di chat, mail e messaggi whatsapp.

Accertamenti anche su Letizia Moratti, per metterla in cattiva luce

Dall’inchiesta emerge che Carmine Gallo avrebbe effettuato “accertamenti”, su richiesta di Pazzali, su persone “vicine politicamente” a Letizia Moratti, quando era candidata alle Regionali lombarde del 2023. Per i pm, Pazzali voleva “reperire qualche notizia” da banche dati “idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”. In particolare Pazzali chiese a Gallo di “ottenere informazioni riservate” su “persone legate a Moratti Letizia”, nello specifico su componenti del consiglio direttivo di Lombardia Migliore, lista che promuoveva la candidatura dell’ex sindaca ed ex ministra. Ma, fatta questa eccezione, “non ci sono emergenze di rilievo che portano alla politica”, ha sottolineato il procuratore Marcello Viola, aggiungendo che l’inchiesta sta andando avanti.

 

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Gallo: “Per Pazzali fatti migliaia di report”

“Se ti faccio vedere i report di Enrico… 200, ne ho fatti a migliaia di report a Enrico”, ha detto Gallo mentre parlava intercettato del coindagato e presidente della sua società di intelligence Equalize, Enrico Pazzali. Dagli atti dell’inchiesta emerge che per l’ex agente, se il Pazzali fosse venuto a sapere della possibilità di accedere allo SDI – la banca dati con tutti i precedenti di polizia di ogni cittadino – sarebbero stati “fottuti”. “Quello te lo chiede ogni giorno, per telefono hai capito”.

Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società. 

La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.

Leonardo Maria Del Vecchio

Leonardo Maria Del Vecchio (imagoeconomica)

I presunti committenti dei dossier

Sotto inchiesta è finito tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico. E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli – con l’istituto che guida si dicono “certi di dimostrare la loro estraneità ai fatti”- e infine anche Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per via della separazione da sua figlia.    

E sempre sul fronte committenti, oltre a studi legali e professionali anche il gruppo Erg, tramite quattro suoi manager pure loro indagati, e la Barilla, col responsabile della sicurezza indagato. In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti: nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato notizie a un quotidiano.

Il procuratore capo di Milano, Marcello Viola

Il procuratore capo di Milano, Marcello Viola (Ansa)



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