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Ex Ilva, attesa per le offerte vincolanti #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Nuova riunione a Palazzo Chigi fra governo e sindacati per un aggiornamento sull’ex Ilva di Taranto. Per l’Esecutivo erano presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in collegamento da remoto, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per i sindacati, invece i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici e Usb. All’incontro hanno anche partecipato Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia (Adi) ed i commissari straordinari del Gruppo Ilva in AS. 

La situazione dell’ex Ilva è molto complessa ma ci sono segnali positivi la posizione del governo, relativi all’avvio del bando di gara per vendita del gruppo, alla riattivazione dell’altoforno 1, e al riesame con valenza di rinnovo dell’AIA (l’autorizzazione integrata ambientale) da poco avviato. Inoltre è stato sottolineato dal governo, con il riavvio del secondo altoforno si ridurrà il peso dell’utilizzo della cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva, specificando che è programmato il rientro al lavoro di un contingente importante di dipendenti. Attualmente sono in cassa integrazione oltre 2500 lavoratori (con la proroga già certa della cassa integrazione per tutto il 2025), mentre la produzione annua per il 2024 difficilmente supererà i due milioni di tonnellate. Il prossimo incontro dovrà essere dopo il 30 novembre per una valutazione sulle offerte vincolanti

“Nel corso dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi sull’ex llva abbiamo chiesto certezze sulle risorse per tutto il piano di  ripartenza, che dovrà determinare la salvaguardia  degli impianti, dell’occupazione, la salute, la sicurezza e l’ambiente. In merito al bando per l’aggiudicazione dell’ex llva, la garanzia rimane l’impegno del capitale pubblico, chiunque sarà l’aggiudicatario. Ci sono due pilastri fondamentali: uno è la decarbonizzazione, l’altro la salvaguardia dell’occupazione, anche per i lavoratori degli appalti e dell’indotto che dovranno avere le medesime condizioni. Infine, non siamo disponibili a soluzioni dell’ultimo minuto, i lavoratori dovranno essere partecipi della discussione dei progetti e sulla futura llva. In questi anni i lavoratori hanno tenuto aperta la fabbrica con la lotta e tanti sacrifici. A tal proposito il più alto valore del gruppo ex llva sta nella sua unità” ha dichiarato al termine dell’incontro il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.

“Rimangono molte questioni aperte e senza risposte. Siamo in una fase di verifica, ma abbiamo posto le nostre interlocuzioni. È fondamentale avere una sicurezza sul perimetro occupazionale e industriale, non conosciamo le risorse per continuare, abbiamo avuto solo rassicurazioni politiche ma non concrete. Pretendiamo chiarezza per verificare i piani, ribadito la necessità della presenza dello stato, che riteniamo essere una garanzia rispetto a imprenditori più piccoli di chi se n’è andato. Pretendiamo verifiche continue e necessarie. La produzione nel 2025 arriverà a 3,7 milioni di tonnellate, siamo lontani dal break even, occorre capire l’elemento finanziario. Sino a che non arriveremo a sei milioni la preoccupazione c’è” ha invece sottolineato il segretario Fim Ferdinando Uliano.

“L’incontro di oggi a Palazzo Chigi è stato interlocutorio, abbiamo ricevuto risposte parziali e insufficienti che ancora non ci fanno stare tranquilli. Abbiamo chiesto chiarezza sulle risorse disponibili e sullo stato della gara e soprattutto abbiamo continuato a ribadire la necessità di una piena garanzia occupazionale per tutti i lavoratori diretti, indiretti e dell’appalto. Come sapevamo, dei 15 soggetti che hanno manifestato interesse solo tre sono interessati all’intero Gruppo e questo ci preoccupa. Come se non bastasse, le società italiane che hanno manifestato interesse sono interessate a singoli stabilimenti o impianti” ha ribadito il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. “Ci aspettiamo dal Governo – aggiunge – che ci sia la massima attenzione nel privilegiare soggetti credibili che garantiscano occupazione, tutela ambientale e futuro produttivo con un programma duraturo, non i due anni previsti nel bando. Serve un cronoprogramma specifico degli investimenti e della partenza degli impianti di verticalizzazione – esorta Palombella – per avviare finalmente la decarbonizzazione. Non è più il tempo delle parole, vogliamo sapere quando si parte con la costruzione dell’impianto di DRI e dei forni elettrici e quando andranno in marcia. Per non ripetere gli errori del passato, è indispensabile una partecipazione statale che abbia il ruolo di effettivo controllo e garanzia a favore dei lavoratori, con poteri reali e non di sola rappresentanza. Inoltre – conclude – è necessario prevedere un piano di strumenti di agevolazione per la maturazione anticipata dei requisiti pensionistici per i lavoratori che ne sono in prossimità”.

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“Riconosciamo al Governo ed all’amministrazione straordinaria che fino ad ora si è lavorato bene. Le tempistiche per la realizzazione del piano di ripartenza fin qui son state rispettate. La nostra organizzazione ha però ribadito con fermezza la necessità che la vendita degli stabilimenti non può avvenire attraverso la divisione degli asset. Va salvaguardata l’unità del gruppo pensando complessivamente ad un progetto industriale che guardi oltre a Taranto, alla progettualità su Genova, Novi Ligure, Racconigi e agli altri stabilimenti”. Così per l’Esecutivo Nazionale Confederale USB Francesco Rizzo Sasha Colautti. “Pur avendo ricevuto oggi conferma dal Ministro Urso della volontà di esercitare la Golden Power, al Governo abbiamo ribadito inoltre che la decarbonizzazione, quindi la piena salvaguardia di tutti i lavoratori, anche quelli  Ilva in As, deve essere garantita attraverso l’intervento pubblico. La nostra organizzazione ha fatto presente la necessità di avere chiarmenti sull’accordo tra le amministrazioni straordinarie in merito alla realizzazione del DRI, abbiamo chiesto contezza dei fondi necessari alle bonifiche e abbiamo posto l’attenzione sul tema dell’indotto, sottolineando il problema degli autotrasportatori e sottolineando come oggi ci sono lavoratori dell’appalto che guadagnano lavorando mendo di un lavoratore di Acciaierie D’Italia in Cigs”.

“Il ritorno in marcia dei due altiforni servirà a incrementare cercando di raggiungere la massima capacità produttiva di ghisa alla soglia dei 5 milioni nel 2025. Un traguardo necessario anche per valorizzare l’asset, in attese dell’assegnazione degli impianti”. Lo riferisce il Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera con il Vice Segretario Nazionale, Daniele Francescangeli. “Come Ugl Nazionale Metalmeccanici non accetteremo mai lo spezzatino delle aziende, come più volte denunciato, perché metterebbe a rischio i posti di lavoro di migliaia di persone e condannerebbe l’Italia alla irrilevanza anche sul piano europeo. E su questo ribadiamo che il Governo vigili anche dopo l’operazione, qualora il piano industriale complessivo non rispondesse ai criteri della difesa occupazionale e infrastrutturale, nel senso di una rete di controllo pubblico. Inoltre, abbiamo evidenziato in particolare, la preoccupazione delle migliaia di lavoratori che potrebbero confluire nel mondo dei servizi”.

(leggi tutti gli articoli sull’ex Ilva https://www.corriereditaranto.it/?s=ilva&submit=Go)

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