Il prossimo 7 novembre è prevista l’audizione del ministro Giorgetti di fronte alle commissioni riunite. Tenuto conto del nuovo quadro di regole europee e del contesto economico, negativamente influenzato dall’incertezza globale connessa alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino e al peggioramento della crisi in Medio Oriente, le misure contenute nel provvedimento si concentrano sulla riduzione della pressione fiscale e sul sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Sono previste, inoltre, risorse per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, per il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità.
Reduce dalla presentazione a Roma del suo libro “Protagonisti delle sfide che ci attendono” (nella foto un dettaglio della copertina) in cui tratta il tema delle azioni da intraprendere per conseguire l’obiettivo di una crescita sostenibile e inclusiva, intervistiamo Alessia Potecchi sul tema della Manovra.
“La Manovra di Bilancio che si appresta ad essere varata vale circa 30 miliardi nel 2025, è una manovra povera, di breve respiro e incapace, con i provvedimenti che mette i campo, di affrontare le urgenze del Paese sui tanti temi che richiedono risorse e risposte. E’ una manovra che non rilancia e non punta sugli investimenti e sulla crescita economica di cui il nostro Paese avrebbe bisogno ed è la falsariga delle precedenti senza ulteriori novità e cambiamenti, puntando solo a rispettare le nuove regole del Patto di Stabilità stabilite a livello europeo”.
Quali sono i punti critici?
“Molti i punti critici e insufficienti a partire dalle risorse impiegate per la sanità pubblica che scendono al 6,05% del PIL. È il livello più basso degli ultimi 15 anni e che ancora una volta spingono i cittadini che se lo possono permettere a rivolgersi alla sanità privata la cui spesa è aumentata di ben 4 miliardi di euro l’anno scorso, questi i dati. In questa Legge di Bilancio è totalmente assente la politica industriale e l’impegno per accompagnare le nostre industrie attraverso la transizione ecologica. La Manovra produce un effetto espansivo dello 0,3% nel 2025, 0 nel 2026, 0,1% nel 2027, e nel triennio 2025-2027 la crescita italiana rimane ogni anno mediamente inferiore di 0,6%-0,7% alla crescita UE. La scure cade sull’industria e sui lavoratori del settore automotive con l’attuazione di un drastico taglio al fondo istituito dal governo Draghi con una dotazione di 700 milioni di euro per il 2022 e di un miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, per il sostegno e la promozione della transizione verde”.
Quanto pesano questi tagli?
“Con questa Legge di Bilancio, la dotazione del Fondo viene nettamente ridimensionata: di 550 milioni di euro per il 2025 e di 800 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026-2030, per un totale di 4,55 miliardi di euro di definanziamento, a fronte dei 5,75 miliardi di euro previsti dalla legislazione vigente penalizzando un settore strategico e in difficoltà che dovrà affrontare sfide importanti e non più rinviabili. E ancora peggiorano i tagli ai comuni. Si tratta di una riduzione aggiuntiva, nei confronti di Comuni, Province e Regioni, che ammonta a circa 7 miliardi e 780 milioni di euro nel prossimo quinquennio che rischiano di non fare funzionare le opere messe in campo con il PNRR”.
Altre cose che non la convincono?
“Viene inoltre prevista una modifica negativa della Web Tax, che non sarà più applicata solo alle grandi aziende multinazionali con ricavi di almeno 750 milioni di euro a livello globale e 5,5 milioni in Italia. I tetti saranno eliminati, e questo significa che il prelievo del 3% sui servizi digitali riguarderà tutti gli operatori del settore penalizzando un mondo di imprese innovative fondamentale per il futuro del Paese. Il capitolo pensioni è un’altra nota dolente che vede andare in fumo tutti i propositi della maggioranza di portare le pensioni minime a 1000 euro visto che l’aumento per i pensionati sarà di ben 10 centesime al giorno. In termini assoluti si passerebbe a 617,9 euro rispetto ai 614,77 di quest’anno, la Manovra proroga Quota 103 “contributiva”, Ape sociale e Opzione donna 5 “selettiva” che ovviamente diminuisce il numero di donne che ne possono usufruire e i dati parlano chiaro. Infine tagli all’istruzione, alla scuola si riduce l’organico di potenziamento introdotto dalla “Buona Scuola” del 2015 e si procede solo con tagli: di 5.660 posti da docente e di 2.174 unità di personale amministrativo e tecnico. Una manovra che punta sull’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF che produce un risparmio minimale per i contribuenti, quattordici euro al mese. I quattro miliardi e trecento milioni che il governo vuole destinare all’IRPEF andrebbero spostati sulla sanità pubblica e sul tentativo necessario di ridurre i costi dell’energia. A una prima visione la Manovra è insufficiente ma soprattutto inadeguata a dare le giuste risposte al Paese e ai cittadini sui temi che dettano l’agenda politica nazionale e internazionale”.
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