Il credito privato o non bancario, ovvero tutti i prestiti non erogati da banche tradizionali, ha avuto uno straordinario impulso negli ultimi anni, anche in Italia. A offrire prestiti, in particolare alle piccole e medie imprese, ci sono oggi le challenger bank, le piattaforme di digital lending e i fondi di private debt, che sottoscrivono obbligazioni dagli importi contenuti (i cosiddetti minibond) o prestano direttamente. C’è poi una particolare forma di crowdfunding, il lending-based crowdfunding, che consente anche ai piccoli risparmiatori di finanziare progetti imprenditoriali con importi molto modesti.
L’importanza del microcredito
All’interno di questo pur vasto ed eterogeneo mondo del credito non bancario, il microcredito si distingue per offrire finanziamenti a coloro che fanno fatica ad accedere anche a questo tipo di strumenti. Nato a metà anni ’70 dalla mente del Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus – oggi chiamato alla guida del Bangladesh in condizioni del tutto eccezionali per il suo Paese di origine – nel corso dei decenni si è dimostrato uno strumento straordinario in termini di inclusione finanziaria e di supporto alla nascita dell’imprenditorialità in contesti economici poco sviluppati, ma non solo. È un mercato in continua espansione che ha raggiunto a livello globale quasi i 183 miliardi di dollari e che dovrebbe avvicinarsi ai 490 miliardi entro il 2030.
Opportunità per investitori
Al pari dei fondi di private debt il microcredito può anche rappresentare una opportunità per investitori professionali che vogliano prendere esposizione a strumenti alternativi di finanziamento, per loro natura decorrelati ai mercati pubblici e quindi capaci di offrire diversificazione in un portafoglio composto di asset class diverse.
La dimensione sociale del microcredito viene ulteriormente messa in risalto quando si guarda alla microfinanza come asset class: in questo caso essa può rappresentare uno spunto di grande interesse per tutti quegli investitori che guardano all’impact investing per diversificare il proprio portafoglio attraverso veicoli finanziari totalmente collateralizzati e in particolare alle pmi come a un settore tra i più dinamici dell’economia e meno esposto alla volatilità dei mercati globali.
Modelli di investimento
Ma quando si investe in microcredito è il modello di investimento che può fare la differenza: avere accesso a un portafoglio proprietario di imprese che applicano il protocollo del microcredito della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers) consente, per esempio, di eliminare i costi legati a intermediari. Gestendo inoltre direttamente il portafoglio crediti, è possibile integrare al meglio tutte le fasi di identificazione, analisi e valutazione del rischio e, dunque, ridurre i rischi di insolvenza e massimizzare il rimborso dei prestiti. La presenza in differenti aree geografiche emergenti e l’esposizione a diversi settori (manifatturiero, agricoltura, logistica, costruzioni, salute ed istruzione), infine, contribuisce a ridistribuire e ridurre il rischio, offrendo al contempo oggettivi benefici di diversificazione.
Il settore in Italia
Il microcredito si è rivelato in grado di soddisfare le esigenze di nazioni in via di sviluppo come Romania, Moldavia e i Paesi dell’Asia Centrale – soprattutto nei settori dell’agribusiness, dei trasporti e della logistica – ma anche la fame di credito in Italia, dove privati e aziende spesso coincidono perché abbondano le microimprese, spina dorsale del tessuto imprenditoriale del Bel Paese. In Italia, in particolare, l’attività di finanziamento riguarda a oggi soprattutto servizi di bar e ristorazione e commercio al dettaglio con una maggiore concentrazione nel Lazio, seguito a distanza da Campania e Lombardia. Infine, l’entrata in vigore quest’anno della nuova disciplina del microcredito ha rappresentato un elemento di cambiamento significativo per il settore, con un ampliamento considerevole dei potenziali fruitori con l’aumento dell’importo massimo finanziabile per le persone fisiche fino a 75.000 euro e per le srl ordinarie fino a 100.000 euro. (riproduzione riservata)
*Mikro Kapital
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