Lo sostiene una maggioranza risicata di 23 consiglieri su 40. Rimane in carica tra alterne vicende per due mandati fino al 1920. Sotto il suo sindacato l’inaugurazione della statua della libertà che sconvolge per il seno nudo
Francesco Quagliariello, un liberale di schietti sentimenti cattolici, è il nuovo sindaco di Salerno. Classe 1855, nato da Matteo, magazziniere, e da Rosa Di Costanzo, consegue la laurea in giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato a Salerno. Prende il posto di Lorenzo Cavaliero, costretto alle dimissioni dal consiglio comunale in seguito ad un lungo periodo di malattia. Sostenuta da una non esaltante maggioranza di 23 consiglieri su 40, la giunta Quagliariello conoscerà alti e bassi nel corso di un intero decennio, interessata da furiose polemiche legate allo sviluppo urbanistico della città.
A queste polemiche è legata la singolare vicenda del giornale cittadino Salerno Nuova. Nato nel settembre 1910 con lo scopo dichiarato di essere, come recita il sottotitolo, organo amministrativo del partito di opposizione, prima contro Cavaliero, poi contro Quagliariello. Dal numero del 25 luglio 1912, sicuro di una vittoria della propria parte politica nelle elezioni comunali che si annunciano, e quindi di divenire organo della maggioranza, toglie dalla testata quel sottotitolo. In realtà, le elezioni, fissate per il 6 ottobre sotto la gestione del commissario prefettizio Emilio d’Eufemia vedono una nuova affermazione della lista guidata da Quagliariello e il giornale per reazione a tanto, il 10 ottobre 1912 addirittura cessa le pubblicazioni.
Il 19 ottobre il nuovo Consiglio municipale rielegge Quagliariello. Dimissionario con l’intera giunta il 23 maggio 1920, rimane in carica fra alterne vicende fino al 20 giugno, quando è sostituito dall’avvocato Matteo Rossi in qualità di pro-sindaco. Lo ritroviamo il 6 gennaio 1924 nella funzione di presidente dell’assemblea fascista che designa il direttorio della sezione cittadina.
Nel corso del primo mandato di Quagliariello, il 16 giugno 1912 viene inaugurato il monumento ai martiri salernitani delle guerre di indipendenza, oggi comunemente detto statua della libertà, opera di Gaetano Chiaromonte, sorto per l’impegno profuso fin dal 1902 da un comitato promosso dall’avvocato Gennaro d’Avossa. L’occasione non manca di suscitare furiose polemiche. Il 20 giugno Salerno Nuova scrive: «La visione di quella possente figura femminile, libera di veli su cui lo sguardo riposa e la mente ricorda, canti l’eterno inno alla vita rigogliosa e prospera come quel seno forte ed eretto a mò di sfida e serva di incitamento e di sprone per la generazione presente che conserva nei suoi centri nervosi la feconda attività dei padri gloriosi». Il 1° luglio Il Buon Senso (organo diocesano), riprendendo uno scritto di Giovanni Lanzalone, definisce la statua la “donnaccia ignuda” e ne chiede la rimozione.
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