L’incidente a un uomo di 52 anni, ora ricoverato nella terapia intensiva del San Donato
È crollato sul campo di padel, nel pieno di una partita, colpito da un arresto cardiaco. La sua salvezza sono stati i compagni e il personale dell’impianto che lo hanno rianimato col defibrillatore: una scarica, due scariche e via, fino a quando il cuore matto del cinquantenne non ha ripreso a battere. Ora è ricoverato nella terapia intensiva del reparto di cardiologia dell’ospedale San Donato, ma stando a quanto trapela dovrebbe essere fuori pericolo: decisiva la rapidità dell’intervento e la prontezza dei riflessi degli amici, senza di loro, nonostante l’arrivo in breve dell’ambulanza del 118, la vittima del malore difficilmente ce l’avrebbe fatta.
È successo la sera del 31 ottobre intorno alle 20 all’Arezzo Padel Club, in via de’ Frati, dove la periferia della città si perde nella campagna. Una partita come tante, fra persone di mezza età che però ci tengono a rimanere in forma. All’improvviso il dramma: uno dei giocatori, 52 anni, si accascia senza dare più segni di vita, fantoccio inanimato e adagiato sul pavimento. A questo punto scatta un conto alla rovescia che si concluderà in un meno di mezz’ora. I compagni capiscono subito che è un arresto cardiaco, non c’è più polso. L’unica speranza di salvezza è il defibrillatore di cui l’impianto, come da norma, è dotata. Si forma un capannello in cui ci sono anche gli addetti del club, il più coraggioso dei presenti si arma del defibrillatore, lo applica sul petto del cinquantenne e preme il pulsante della scarica. Niente, non basta: serve un’altra scarica, e poi un’altra ancora.
Il primo segnale di ripresa è il polso che torna a battere, il peggio è passato. Intanto è arrivata l’ambulanza della Croce Bianca con i sanitari che prendono in carico la vittima del malore e lo trasportano in ospedale. Dal momento in cui si è accasciato sono passati solo venti minuti, quanti ne sono bastati per salvare una vita. Anche perchè Arezzo è una delle città più cardioprotette d’Italia, grazie a una campagna avviata una quindicina di anni fa dall’allora direttore del 118 Massimo Mandò. La rete di sicurezza comprende circa 400 defibrillatori nel capoluogo e 1300 in tutta la provincia.
Poco più di un mese fa, il 16 settembre, il macchinario salva-cuore aveva evitato un’altra tragedia, sempre in ambito sportivo. Allora era stato un giovanissimo cestista della Sba Arezzo, appena 17 anni, a crollare sul parquet del Palasport durante una partita di allenamento. Lo aveva salvato l’allenatore Umberto Vezzosi, pronto a impugnare il defibrillatore in dotazione all’impianto e a rianimarlo mentre già in campo i compagni davano cenni di disperazione. Nei giorni successivi l’abbraccio in ospedale fra il ragazzo e il suo salvatore.
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