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Comunità energetiche rinnovabili a passo troppo lento: in tutto sono meno di 200. A Torino ne nasce una nuova, ma la burocrazia pesa #finsubito prestito immediato


Lo strumento per aggregare cittadini e non solo in Italia non decolla. Il Ministero lancia una campagna informativa. Le aziende chiedono meno autorizzazioni

Le Comunità Energetiche Rinnovabili hanno il passo troppo lento. Quelle attive sono meno di 200, ma ne erano state ipotizzate 400. Sono la soluzione più avanzata per l’autoconsumo collettivo di energia, ma devono essere spinte, per cosi dire, dai Comuni e dalle Regioni. Il Piemonte è la Regione che ne favorisce la diffusione, sebbene le aziende delle rinnovabili lamentino ostacoli di ogni tipo sul piano nazionale. Su loro sviluppo c’è ancora molto da fare, ha detto Andrea Cristini, presidente di ANIE Rinnovabili, l’Associazione di settore. “ Se consideriamo i numeri riguardanti lo schema delle comunità energetiche, non paiono essere quelli che ci si aspettava. Quindi, per ora, l’espansione delle Comunità energetiche procede a rilento. Ciò non dà la sensazione che le CER possano incidere verso l’indipendenza energetica” aggiunge. Ma perché succede questo ?

Un decreto poco applicato

All’origine c’è un decreto legge e il governo attraverso il Ministero dell’Ambiente cerca di recuperare il tempo perso sui territori. Lunedì 4 novembre a Trieste si presenta “InsiemEnergia”. Un evento itinerante per raccontare la rivoluzione delle CER, ha scritto il Ministro Pichetto Fratin.Ma è una rivoluzione a metà, di cui il Ministro si è convinto ed è partito con una campagna toccherà le Regioni e Province autonome.
Negli incontri saranno spiegati i contenuto del provvedimento di inizio anno. Non sta funzionando, nonostante i contributi a fondo perduto fino al 40% dei costi per le Comunità nei comuni sotto i 5 mila abitanti e una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta. L’anno si chiude con molti buoni propositi rimasti sulla carta e con le associazioni di categoria che chiedono meno burocrazia. Per fare le CER c’è bisogno anche di professionisti e competenti e le imprese chiedono di mettere mano a un progetto che coinvolga i protagonisti del settore. Cosa che non sembra accadere.

Che succede alle bollette?

In Piemonte, intanto, il Politecnico di Torino e la storica fabbrica Officine Grandi Riparazioni (OGR)di Torino hanno avviato i lavori per una nuova Comunità energetica. L’accordo permetterà di condividere energia rinnovabile in surplus tra gli edifici dell’Ateneo e lo stabilimento. La Regione Piemonte è tra quelle che sta aiutando lo sviluppo delle CER con mezzi finanziari e progetti del PNRR. Il Rettore del Politecnico Stefano Corgnati e il Presidente di OGR Davide Canavesio hanno detto che i pannelli fotovoltaici della CER saranno pienamente funzionanti nei primi mesi del 2025. L’iniziativa è apprezzabile per due motivi: aumenta la disponibilità di fonti rinnovabili a Torino, una città storicamente legata alle fonti fossili e riconosce le competenze del Politecnico attraverso il suo Energy Center. Nel panorama italiano il Politecnico negli ultimi anni è diventato uno sperimentatore di innovazione.

La nuova creatura energetica in sostanza assolve alle funzioni delle Comunità di autoproduzione sostenibili, dedicata alla collettività. Quando entrerà in funzione i cittadini mediante l’applicazione di una tariffa premio, vedranno calare le proprie bollette. Sul piano ambientale e urbanistico l’area occupata dal Campus del Politecnico di Torino e dalle OGR si configura come un ecosistema territoriale ideale per la costituzione di Comunità. Nel perimetro “coesistono consumi elettrici rilevanti per strutture didattiche, laboratori, residenze di studenti, attività commerciali, iniziative culturali, e abitazioni e superfici in grado di ospitare impianti fotovoltaici ” dicono al Politecnico. Nulla di straordinario, verrebbe da dire, è la ragione per cui sono state concepite le aggregazioni energetiche nelle città di tutta Europa. Dopo anni di approfondimento e discussioni, con la voglia di ridurre da dipendenza dalle fonti fossili non dovrebbe essere difficile cerare modelli diffusi come quest’ultimo di Torino. Non dimentichiamo che c’è una legge che aiuta chi vuole sviluppare il senso di appartenenza su temi così importanti. Eppure….

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