“Lunedì sarò a Bologna per un’assemblea straordinaria che testimonia il clima di inquietudine per questo modo di fare di politica e media intorno all’attuale maggioranza di governo, che priva di serenità il lavoro dei magistrati: non si può far nulla che si è etichettati come politicizzati. Fai un provvedimento che non piace e diventi ‘rosso’. È inaccettabile”.
Così il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, entra nel polverone politico sollevatosi dopo la decisione del tribunale di Bologna (giudice estensore Marco Gattuso) di rinviare alla Corte di giustizia Ue la decisione sul rimpatrio di un migrante bengalese e l’eventuale disapplicazione del dl ’Paesi sicuri’ della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che inserisce il Bangladesh nella lista dei Paesi sicuri mentre, contestano i giudici, vi vengono perseguitate alcune minoranze e dunque, per il diritto europeo, non sarebbe tale. “Chiedo al ministro Matteo Salvini cosa c’è di inadeguato in un provvedimento che chiede alla Corte di giustizia una pronuncia sulla conformità – aggiunge Santalucia, che appunto lunedì sarà in città per l’assemblea Anm, aperta alla cittadinanza, alle 16 nel tribunale di via Farini –. È un modo per rappresentare la magistratura in modo fazioso e antitaliano: da un lato il governo che fa il bene del Paese, dall’altro i magistrati nemici. Ma il magistrato non è lì per cooperare col governo, certo non per andarvi contro, ma per fare rispettare i diritti delle persone”. II vicepremier leghista, difatti, ha definito “comunisti” i giudici felsinei, invitandoli provocatoriamente a “togliersi la toga e candidarsi con Rifondazione”. “C’è un’insofferenza dichiarata nei confronti di un potere che non risponde alle direttive del governo – prosegue Santalucia –. Questo non può penetrare nell’opinione pubblica. I magistrati non sono il braccio esecutivo del governo”. La Lega replica in una nota: “Ennesimo comizio del presidente dell’Anm, rinnoviamo l’auspicio che i magistrati si ritaglino del tempo anche per lavorare”.
Intanto, Anm aggiunge: “In attesa delle riforme peggiorative dell’assetto costituzionale il cui percorso parlamentare non a caso viene accelerato, si prova a impaurire i magistrati. Gli articoli non giovano a criticare nel merito i loro provvedimenti, ma puntano l’attenzione sulle loro vite private. Si respira un’aria pesante. L’accusa di politicizzazione raggiunge qualunque magistrato che decida in senso contrario alle attese del governante di turno”.
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