La nuova Legge di Bilancio 2025, appena presentata alla Camera, introduce significativi cambiamenti ai bonus edilizi, sollevando preoccupazioni per il futuro del settore delle costruzioni e dell’economia sommersa.
Sebbene il testo preveda la proroga di alcune agevolazioni, tra cui il bonus casa Irpef e il bonus mobili, confermati alle stesse condizioni del 2024, la riduzione delle aliquote su altre detrazioni potrebbe avere ripercussioni su contribuenti e imprese, riaccendendo l’ombra del lavoro in nero nel settore edilizio.
La nota di Ance
Il disegno di legge, se approvato, ridurrà in modo netto i vantaggi fiscali per interventi di ristrutturazione: dal 2025, la detrazione per le prime case calerà dal 50% al 36%, mentre per le seconde case scenderà addirittura al 30%. Questo cambio di rotta ha suscitato reazioni preoccupate tra gli operatori del settore, i quali temono che molti contribuenti, scoraggiati dalle nuove aliquote, possano preferire accordi “al ribasso” con imprese disposte a effettuare lavori non dichiarati, in cambio di sconti immediati.
Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Venezia, ha dichiarato: “Il possibile ritorno al 36% per i lavori di ristrutturazione dopo oltre 12 anni di agevolazioni al 50% potrebbe indurre molti contribuenti a cercare sconti immediati piuttosto che usufruire di detrazioni minime, con il rischio di incentivare i lavori in nero.”
Secondo Salmistrari, questo tipo di politica, sebbene giustificata da ragioni di contenimento della spesa pubblica, non tiene conto dei benefici che le detrazioni fiscali generano per le casse dello Stato, inclusi i proventi fiscali indiretti e i contributi legati all’esecuzione dei lavori.
Il rischio è quello di incentivare un “mercato parallelo” a scapito delle imprese che operano nel rispetto delle norme fiscali e dei contratti. In questo scenario, i proprietari di seconde case, che risultano i più penalizzati dal taglio, potrebbero preferire accordi in nero per evitare l’Iva e ridurre l’impatto fiscale sui costi complessivi, rendendo i lavori “non fatturati” un’opzione più allettante.
Il superbonus
In Veneto, e in particolare nella provincia di Venezia, il Superbonus ha rappresentato una risorsa chiave per l’economia, generando oltre 11 miliardi di euro di investimenti, di cui circa 2 miliardi concentrati solo nella provincia veneziana. La riduzione delle agevolazioni edilizie potrebbe però indebolire questo slancio, scoraggiando ulteriori investimenti in un contesto già provato dal rallentamento del Superbonus.
Salmistrari invita le forze politiche a considerare attentamente le conseguenze del provvedimento: “Sarebbe saggio governare e guidare questa transizione anziché scoraggiarla, rendendo l’incentivo sempre meno interessante e meno conveniente.” Il timore è che senza un intervento correttivo il provvedimento possa favorire pratiche di evasione fiscale e incentivare il mercato dei lavori irregolari, sottraendo opportunità alle imprese oneste.
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