Marco Troni è stato il primo ad arrivare nella zona dove era in corso la rapina al deposito Dhl di Monticelli, dove un commando di almeno 15 malviventi armati ha portavo via computer, cellulari e tablet per una somma che pare arrivi al milione di euro.
“Io mi occupo di catering – spiega – e sabato sera avevamo un evento alla cascina La Secca che gestiamo. Una volta terminato, mi sono messo in auto per tornare a casa, ma ho notato in lontananza delle fiamme. Ho pensato a un incendio di un campo o a un incidente, così sono accorso per vedere se ci fosse bisogno. In realtà ho trovato la strada blocca da auto in fiamme. Così ho chiamato i carabinieri e mi sono avviato verso l’altra via di uscita dalla zona, trovando però la stessa situazione. Nel frattempo i carabinieri mi hanno detto di mettermi in un luogo sicuro e aspettare il loro arrivo, perché era in corso un evento criminale, di cui non mi potevano spiegare nulla”.
Troni, però, era di fatto una delle poche persone all’interno del perimetro “di fuoco” tracciato dai rapinatori. Così con la sua auto ha recuperato alcuni carabinieri: “Hanno attraversato a piedi gli sbarramenti creati dai malviventi – chiarisce – e con la mia auto li ho portati al magazzino Dhl, poco distante. Nel frattempo avevo avvertito coloro che erano ancora nella nostra cascina di non uscire e aspettare nuove comunicazioni”.
Un’esperienza sicuramente adrenalinica, ma anche ricca di tensione: “Sembrava davvero di essere nella scena di un film – commenta Troni – con le auto in fiamme, il rumore delle ruote che scoppiavano e delle lamiere che si contorcevano. L’Apocalisse. E chiaramente, anche se i carabinieri non mi hanno spiegato nulla, era chiaro che ci potesse essere il rischio di poter incrociare i malviventi in fuga: sono stati di paura, anche perché le forze dell’ordine non poteva entrare, ma io non potevo uscire dalla zona della rapina”.
Per poter tornare a casa Troni ha dovuto attendere le 3,30 quando i vigili del fuoco hanno spento gli incendi e rimosso le carcasse.
Sul fronte delle indagini, i carabinieri hanno ascoltato le testimonianze del personale minacciato con le armi e hanno sequestrato i filmati del sistema di videosorveglianza. Inoltre hanno effettuato una lunga serie di rilievi tecnici a caccia di tracce che i ladri potrebbero aver incautamente lasciato.
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