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I ristoranti sottovalutati dalla Michelin: ecco cosa manca secondo il Gambero Rosso #finsubito prestito immediato


Un confronto tra le guide del Gambero Rosso Ristoranti d’Italia 2025 presentata il 21 ottobre a Roma e la Michelin presentata ieri a Modena evidenzia “affinità/divergenze tra la rossa e noi”, per dirla con i Cccp, che non sono solo di tipo statistico o aneddotico ma evidenti sintomi di autentiche differenze filosofiche tra le due piattaforme.

Il personale di sala del Pescatore, capitanato da Alberto Santini (al centro)

I tristellati

Partiamo dai tre stelle, che sono quattordici. Il Gambero li mette in fila così: Piazza Duomo ad Alba e Reale a Castel di Sangro a 97, Atelier Moessmer a Brunico e Osteria Francescana a Modena a 95, Le Calandre a Rubano, Uliassi a Senigallia e La Pergola a Roma a 94, Villa Crespi a Osta San Giulio, Da Vittorio a Brusaporto ed Enoteca Pinchiorri a Firenze a 93, Quattro Passi a Nerano e Casa Perbellini 12 Apostoli a Verona a 92, Enrico Bartolini al Mudec a Milano a 91, Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio a 90. Ci sono ben tredici ristoranti bistellati e nove stellati che per il Gambero superano il ristorante dei Santini e sei bistellati, sette stellati e addirittura un non stellato che gli sono pari per la guida diretta da Valentina Marino e Annalisa Zordan. Vedremo poi quali sono.

Moreno e Mariella Cedroni della Madonnina del Pescatore

I bistellati

Tra i 38 due stelle il Gambero considera particolarmente il lavoro della Madonnina del Pescatore di Senigallia e Il Pagliaccio di Roma con 94 punti, al quinto posto a pari merito con Alajmo, Uliassi e Beck. A 93 punti ecco la Torre del Saracino di Vico Equense, a 92 Antica Corte Reale a Cervere, D’O a Cornaredo, Seta by Antonio Guida a Milano, Agli Amici a Udine, Duomo a Ragusa Ibla e Danì Maison a Ischia. A 91 ecco Miramonti l’Altro a Concesio, Antica Osteria Cera a Campagna Lupia, La Peca a Lonigo, Da Caino a Montemarano ed Enoteca La Torre a Roma, mentre a 90 punti Andrea Aprea a Milano, Harry’s Piccolo a Trieste, Il Piccolo Principe a Viareggio, Taverna Estia a Brusciano, Krèsios a Telese Terme e La Madia a Licata. I bistellati meno quotati dal Gambero sono la Locanda del Sant’Uffizio Enrico Bartolini a Cioccaro, Verso a Milano e Acquolina a Roma a 84 punti mentre Santa Elisabetta a Firenze, George a Napoli e il neobistellato Campo del Drago a Montalcino hanno 85.

Gianfranco Pascucci di Pascucci al Porticciolo

I monostellati

Interessante esplorare l’universo dei monostellati: fa impressione pensare che Cracco in Galleria a Milano e Pascucci al Porticciolo a Fiumicino superino o eguaglino tutti i bistellati tranne due e sette (la metà) dei tristellati. Sono chiaramente per il Gambero i due ristoranti più sottovalutati della guida rossa. Così come lo sono La Trota a Rivodutri (92), Guido a Serralunga d’Alba (91), Del Cambio a Torino (91), Lido 84 a Gardone Riviera adorato anche dai Fifty Best (91), Berton a Milano (91), Idylio by Apreda a Roma (91), Imàgo a Roma (91), L’Argine a Vencò a Dolegna sul Collio (90), Laite a Sappada (90), DaGorini a Bagno di Romagna (90), Andreina a Loreto (90), Dalla Gioconda a Gabicce Monte (90), Don Alfonso 1890 a Sant’Agata dei Due Golfi (90), Pashà a Conversano (90) e I Tenerumi a Vulcano (90). I monostellati meno considerati dal Gambero sono Arnaldo Clinica Gastronomica di Rubiera con 77 punti, Villa Naj a Stradella e Il Papavero di Eboli con 78, Il Cantuccio di Albavilla e Leon d’Oro a Pralboino a 79.

Un piatto di Dina a Gussago

I non stellati

Ma il vero choc si ha guardando i ristoranti non stellati che sono invece portati in palmo di mano dai curatori della guida del Gambero: è qui che si vede lo spread tra le due guide. Dina a Gussago dell’ispiratissimo e un po’ anarchico Alberto Giupponi con 90 punti è appena entrato nei tre forchette del Gambero eppure è orfano della placca rossa all’ingresso. E sì che per la guida “romana” ha lo stesso punteggio del tristellato Dal Pescatore, dei bistellati Andrea Aprea, Giuseppe Iannotti e Pino Cuttaia e degli stellati Antonia Klugmann, Errico Recanati, Davide Guidara e Gianluca Gorini. Gli altri non stellati con punteggi altri, tutti ascrivibili alla lista dei “underrated” della Michelin, sono: Ilario Vinciguerra a Gallarate (89), Mistral a Villa Serbelloni di Bellagio del molecolare Ettore Bocchia, Artifex a Brennero e L’Imbuto di Cristiano Tomei a 88, Bu:r di Eugenio Boer a Milano, Passalacqua a Moltrasio sul lago di Como, dove ha trovato rifugio Viviana Varese, che nella Michelin non compare proprio, e Mammaròssa ad Avezzano a 87, mentre a 86 ci sono Senso Lake Garda di Alfio Ghezzi a Limone sul Garda, Pellico 3 di Milano dell’”ingegnere” Guido Paternollo, Il Colmetto di Rodengo Saiano, Brizza a Taormina, e Massimiliano Poggi a Trebbo.



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