Il chirurgo ortopedico durante l’intervento al ginocchio le recise arterie e nervi. La giovane, ormai quarantenne, non si è mai ripresa: ha dovuto lasciare sport e università. Risarcita con 1 milione e 325 mila euro
Quando era poco più che maggiorenne si era dovuta operare al ginocchio all’ospedale di Pisa per il più classico degli interventi per chi pratica attività sportive, la ricostruzione dei legamenti crociati dopo un infortunio, ma 21 anni fa la sua vita sarebbe cambiata per sempre, il medico infatti sbaglia tutto quello che si poteva sbagliare e la ragazza resta zoppa e invalida.
La corte d’Appello di Firenze nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi a firma dei giudici Mori, Covini e Caporali, ha ricostruito tutta la vicenda e condannato il medico ortopedico che l’ha operata, in solido con la sua assicurazione, a 1 milione e 325 mila euro di risarcimento, in favore della ragazza e dei suoi genitori, tra danni e spese legali. Nel procedimento giudiziario di secondo grado, che già aveva portato a una parte del risarcimento, sono state ricalcolate tutte le voci di danno, dopo aver verificato i fatti attraverso documenti e testimonianza.
Il chirurgo ortopedico durante l’intervento al ginocchio, stando al resoconto processuale, le ha reciso arterie e nervi, per una serie di errori che i giudici hanno imputato solo ed esclusivamente alla sua “negligenza e imperizia”.
Il 4 agosto del 2003 la ragazza si sottopone ad un intervento al ginocchio ma si capisce subito che qualcosa di grave è andato storto durante l’operazione. Dopo soli 18 giorni, infatti, la ragazza si deve operare di nuovo per suture alle arterie della gamba, ma in questa seconda operazione ci si rende conto che esistono lesioni anche al nervo sciatico e ad altre terminazioni nervose che non sono riparabili.
La situazione è peggio di quel che sembra. Al termine del secondo intervento la ragazza ha evidenti e gravi problemi alla gamba. Il piede è storto, la gamba intera è ruotata, e le dita dei piedi sono in posizione detta “en griffe”, ad artiglio, e la ragazza prova dolori costanti che diventano lancinanti anche solo sfiorandole la gamba.
A soli 19 anni si ritrova praticamente invalida e con una sindrome dolorosa fissa. I periti incaricati dalla corte d’Appello fiorentina hanno stabilito che le lesioni nervose hanno determinato un deficit sensitivo e motorio della gamba sinistra.
Inoltre viene certificato un costane impulso doloroso lungo tutta la superficie di arto e piede, “evocata anche da semplice sfioramento”, con comparsa di vere e proprie scosse e contrazioni improvvise dell’intera gamba. Una situazione decisamente difficile da accettare e affrontare specie quando si è così giovani.
La ragazza e i suoi familiari decidono di fare causa al medico, e ora è arrivata la condanna definitiva al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, a lei e ai suoi genitori che l’hanno sostenuta negli anni sin da subito, accudendola e occupandosi di lei.
Dopo anni di cure specifiche, anche di tipo psicologico, nonostante i traumi riportati, ora lavora come segretaria in uno studio ma ha dovuto abbandonare gli studi universitari e il suo sogno di diventare una infermiera professionista. Nel processo è emerso che si era iscritta alla facoltà di Scienze infermieristiche delll’università di Pisa, ma poi è stata costretta a interrompere gli studi per curarsi.
Ora il risarcimento milionario che potrà esserle di grande aiuto e conforto ma che non le restituirà ciò che le è stato tolto, il bene più importante, la salute. La ragazza è stata rappresentata dagli avvocati Elisabetta Benvenuti e Giovanni Izzi.
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