NAPOLI. Appalti milionari nel mirino della camorra, ma anche agguati e intimidazioni “eccellenti”. Ras e gregari della mala frattese, dopo la retata di febbraio scorso, vanno a passo spedito verso il primo verdetto giudiziario. Ieri mattina è stata celebrata l’udienza preliminare davanti al giudice del tribunale di Napoli Federica villano e 16 imputati hanno chiesto il rito abbreviato, puntando così, in caso di condanna, a un sostanzioso sconto di pena.
Processo-sprint, dunque, per Pasquale Landolfo, Carmela Landolfo, Gennaro Ercolanese, Massimo Landolfo, Pasquale Lucaioli, Carmela Cimmino, Pasquale Battista, Ciro Ciccarelli, Giovanni Ciccarelli, Valentino Zanfardino, Bernardino Crispino, Luigi Amendola, Salvatore Attanasio, Mario Pellino, Simeone Pellino e Michele Leodato.
Il prossimo appuntamento in aula è stato calendarizzato per il 29 gennaio, quando il pubblico ministero della Dda avanzerà le richieste di condanna nei confronti dei sedici imputati. Dopo di che sarà il turno del collegio difensivo, chiamato ad aprire una breccia in un quadro indiziario rivelatosi fin qui granitico. Tra gli avvocati difensori si segnalano i penalisti Rocco Maria Spina, Luigi Poziello, Domenico Dello Iacono, Leopoldo Perone, Saverio Campana e Mirella Baldascino.
Le mani della camorra su un appalto da quasi 3 milioni al Cardarelli, la faida innescata dall’omicidio di un ras di Arzano collegato alla malavita di Secondigliano, le intimidazioni al comandante della polizia municipale della cittadina a nord di Napoli e a don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, ma anche i traffici di droga.
C’era questo e tanto altro nell’inchiesta della Dda sui clan dell’area frattese, culminata all’alba del 15 febbraio scorso in undici arresti e due divieti di dimora su indagini dei carabinieri della compagnia di Giugliano e della tenenza di Caivano. Le accuse per gli indagati andavano dall’associazione di tipo mafioso all’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, alle estorsioni e tentate estorsioni, alla detenzione e porto di armi fino alla detenzione a fine di spaccio di droga.
In particolare era finito nel mirino il clan Pezzella, retto storicamente da Francesco Pezzella detto “pan ’e ran”, il boss “innominabile” dagli affiliati perché temeva moltissimo le intercettazioni. L’inchiesta è decollata anche grazie anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i quali figura Pasquale Cristiano, ex capo del clan della 167 di Arzano.
Così è stata ricostruita la faida tra la famiglia malavitosa capeggiata da Giuseppe Monfregolo e il gruppo criminale che Cristiano gestiva insieme con Vincenzo Mormile, faida innescata dall’omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Cristiano, vittima di un agguato il 24 novembre 2021, davanti al “Roxy Bar” di Arzano, e deceduto in ospedale a Giugliano quattro giorni dopo. Documentata un’estorsione da 20mila euro su un appalto da tre milioni di euro per realizzare un parco urbano artistico nell’ospedale Cardarelli.
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