«Grazie a Susie per il magnifico lavoro che ha fatto. Susie preferisce restare sullo sfondo, ma lasciate che ve lo dica: la chiamiamo ‘Ice baby’ (bambina di ghiaccio) e non è sullo sfondo». Così ha detto Trump durante il suo discorso di accettazione, presentando la responsabile della sua campagna elettorale Susie Wiles, che è arrivata vicino al palco senza salirci.
La schiva Wiles è stata la scelta di Trump come capo dello staff della Casa Bianca. È la prima donna a ricoprire questo ruolo ed è stata il motore principale che ha portato Trump a una vittoria che sembrava impossibile: da veterana delle campagne Gop ha orchestrato quella del tycoon, a lei si deve il tentativo di normalizzazione e umanizzazione unificatrice messo in piedi durante la convention repubblicana, fra immagini di Trump con la nipotina sulle ginocchia e dichiarazioni sul suo profondo cambiamento dopo il primo tentativo di omicidio.
LA 67ENNE WILES ha accettato di ricoprire il ruolo di capo della staff chiedendo di avere il controllo su chi potrà contattare lo Studio Ovale, per evitare la sorte dei capi dello staff che l’hanno preceduta durante il primo mandato di Trump, che non riuscivano ad arginare il viavai di amici, consiglieri informali, e parenti che incontravano e influenzavano le decisioni di The Donald. Una delle sue doti più riconosciute è quella di «creare ordine nel caos», come ha più volte ammesso lei stessa, e quella di cambiare il modo in cui viene percepito un candidato, come ha dimostrato durante la convention Gop. Sull’assalto al Campidoglio Wiles dice di non avere amato il doverlo guardare, ma anche di credere che Trump non lo abbia causato.
Per ora quello di Wiles è il solo ruolo sicuro, ma il toto nomi è in pieno svolgimento. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale dal 2019 al 2021 Robert O’Brien è considerato da molti come il possibile nuovo segretario di Stato, nonostante per questo ruolo si facciano i nomi anche di Rick Grenell, già ambasciatore americano in Germania, e dell’ex nemico convertito al trumpismo Marco Rubio. Il no vax e complottista Robert Kennedy Jr sarà quasi certamente il nuovo segretario alla salute, mentre per il nuovo migliore amico di Trump, Elon Musk, è pronto un dipartimento nuovo di zecca, il Department of government efficiency proposto dallo stesso Musk perun approccio più snello e digitale nella gestione della pubblica amministrazione, da portare avanti con metodi più sbrigativi. Musk è già al centro dell’universo neo-trumpiano, dentro e fuori dagli Usa: il media amricano Axios ha rivelato che l’ultramiliardario era presente e in vivavoce alla telefonata di 25 minuti fra Trump e Zelensky il giorno dopo il voto.
PER EVITARE il peggio, o almeno per arginarlo, l’attuale presidente in carica Joe Biden ha detto che alcune mosse della sua amministrazione sono state rese “a prova di Trump” già nei mesi precedenti alle elezioni. Preoccupata per un’eventuale sconfitta l’amministrazione Biden ha implementato misure di salvaguardia per garantire la protezione dei posti di lavoro di alcuni lavoratori pubblici che Trump potrebbe voler sostituire con fedelissimi del suo partito, se riuscisse a riportare in auge il suo ordine esecutivo “Schedule F”. Nell’ottobre 2020 l’amministrazione Trump aveva emesso un ordine esecutivo che garantiva ampi poteri discrezionali al presidente per assumere e licenziare dirigenti e funzionari delle agenzie federali se percepiti come sleali, incoraggiando espressioni di fedeltà al momento dell’assunzione. Questo sforzo è lo “Schedule F” che, nonostante la sua emanazione, non ha mai effettivamente visto la luce, in quanto è stato firmato a ridosso delle elezioni del 2020 e subito revocato da Joe Biden il 22 gennaio 2021, due giorni dopo il suo insediamento.
Il presidente uscente si è preoccupato anche della politica estera, e ha stanziato miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina nella guerra in corso con la Russia, un livello di aiuti che Trump ha sempre criticato.
L’EMITTENTE radiofonica di sinistra Npr ha riferito che la nuova amministrazione Trump potrebbe non essere in grado di revocare alcune delle politiche di Biden a causa di processi normativi complessi che possono richiedere mesi o anni, ma alcuni funzionari statunitensi in carica affermano che in realtà Trump ha i mezzi per annullare gran parte del lavoro che Biden cercherà di portare avanti in questi ultimi mesi, soprattutto se i repubblicani avranno il controllo del Congresso. Ipotesi sempre più probabile visto che il tycoon ha vinto anche il Nevada, portando i suoi voti elettorali a 301, assicurandosi uno stato dove alle primarie dem vinceva Bernie Sanders e che aveva votato per Hillary Clinton e per Joe Biden. Come ha detto un funzionario di Biden: «Non si può davvero essere ‘a prova di Trump’. Si può ritardarlo, gettare sabbia negli ingranaggi, ma non c’è modo».
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