I conflitti non sono una novità, ma purtroppo alla fine creano danni solo alla cittadinanza.
“In Comune sugli assetti politici manca la quadra”. Lo dice un alto funzionario di Palazzo degli Elefanti che conosce bene cosa si cela dietro la dialettica politica. Svela, dunque, dinamiche che hanno sempre caratterizzato il gioco politico tra l’amministrazione, il suo sindaco e il Consiglio comunale. Gli scontri all’interno dell’amministrazione comunale di Catania tra consiglieri di maggioranza che si sentono messi in disparte e un sindaco accusato di prendere molte decisioni importanti senza la concertazione ci sono sempre stati e hanno sempre influenzato la vita amministrativa della città. Non c’è nulla di cui meravigliarsi, se no per il fatto che proprio queste dinamiche alla fine creano un danno alla cittadinanza.
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Sin dai tempi di Scapagnini, per non andare lontani e sino agli scontri tra Stancanelli e pezzi della sua maggioranza con consigli comunali roventi per gli scambi di accuse tra l’ex sindaco, oggi europarlamentare della Lega e Nello Musumeci, oggi ministro del governo Meloni, gli scenari si presentano sempre sotto lo stesso cliché.
Qual è allora oggi la questione che divide la maggioranza del suo sindaco Enrico Trantino? Innanzitutto proprio la vastità di una maggioranza bulgara, che proprio per questo al suo interno ha varie anime che come scopo hanno quello di emergere. Questo si manifesta soprattutto all’interno del partito del sindaco, proprio Fratelli d’Italia che è spezzettato al suo interno in quattro, cinque correnti. Queste fanno gioco a sé, tirando per la giacchetta il sindaco su alcune questioni ancora irrisolte, come quella di un perenne invito a fare un rimpasto, o se volete nel gergo di un “rimpastino”. La serietà di una amministrazione si misura proprio nella costanza nel non cedere ai ricatti.
La vicenda sui tagli agli Asacom, l’assistenza agli alunni disabili nelle scuole, racchiude al suo interno un variegato mondo di contrapposizioni. La materia è già di per sé delicata e forse trattata da assessori e sindaco con una comunicazione che non ha saputo spiegare con certezza la delibera. Questa riguarda soprattutto altri due argomenti importanti per il prosieguo della vita amministrativa.
Il primo comprende invidie, segnali, scontri evidenti che si manifestano al momento all’interno di una maggioranza molto forte e proprio per questa incline ad inviare segnali chiari al sindaco che arrivano proprio dalle azioni messe in atto all’interno del Consiglio comunale, chiamato a ratificare le decisioni della Giunta. Il sindaco, quindi, viene avvisato in questo modo che la situazione rischia di implodere al suo interno. Uno degli argomenti che si manifestano ad ogni azione del Consiglio è proprio incentrato sulla attuale composizione della Giunta. Non è un mistero che più di un esponente della maggioranza al momento della nomina della attuale amministrazione Trantino, era convinto di ottenere un posto in un assessorato che conta, salvo poi dovere appurare che la sua richiesta era stata scalzata.
Nomine partecipate e rimpasto
Il secondo tema di questi perenni scontri all’interno dell’amministrazione comunale di Catania riguarda i nuovi assetti delle società Partecipate le cui governance sono tutte in scadenza. In questo variegato mondo di favori e di posti di sottogoverno, c’è da riconsiderare anche i ruolo degli amministratori unici. In maggioranza c’è chi pensa che sarebbe meglio tornare ai più ghiotti e importanti consigli di amministrazione, con una triplicazione dei posti e quindi anche dei costi. All’Amts, tanto per fare un solo esempio, siede un amministratore unico, un manager considerato capace ed esperto, Giocomo Bellavia, che allora volle l’ex sindaco Stancanelli.
Ma a parte il rinnovo della carica che sarà automatico quando finalmente verranno approvati i bilanci, va preso in seria considerazione il fatto che proprio l’Amts attuale, ai tempi della sindacatura di Salvo Pogliese, e sotto la guida del vicesindaco e successivo sindaco pro Tempore, Roberto Bonaccorsi, esperto di finanze, era stata tramutata in una centrale di committenza e soggetto attuatore per numerosi progetti e appalti comunali.
C’è poi il caso della presidenza della Sidra a tenere banco, argomento spinoso perché l’attuale governance è retta da Fabio Fatuzzo, che oggi ricopre anche il ruolo di commissario nazionale per la depurazione. Fatuzzo a una precisa domanda rivolta dal Qds sul suo doppio ruolo nella gestione del variegato mondo idrico catanese, ha risposto: “Da tempo ho chiesto al comune di essere sostituito e attendo che il Comune provveda” Ma perché non si provvede? Proprio perché la maggioranza non ha ancora trovato col sindaco la quadratura di quel cerchio per portare alla presidenza di questi organismi persone capaci e competenti.
Scontri amministrazione comunale di Catania: no ai continui giochi di potere
Il guaio di questo impasse ricade pesantemente sulla vita cittadina di una città che appena qualche anno fa ha dovuto dichiarare il dissesto. Il tutto anche per le allegre spese del passato nel settore delle società partecipate. In questo contesto va aggiunto che ritardare di sette, otto mesi un bilancio impedisce a una società di pianificare le scelte del futuro anche in ottica di una sua razionalizzazione.
Inoltre, il primo appello di questa nuova stagione amministrativa è stato recapitato a sindaco e Consiglio dalla Corte dei conti, che ha chiesto anche attenzione alle spese nelle partecipate. Invece il consiglio continua a procedere senza intoppi e venerdì sera ha bocciato anche la delibera per affidare la fornitura energetica alla Asec trade. Questo prevede un accordo in house providing che sbloccherebbe la messa in servizio degli impianti solari pubblici. Una vicenda che permetterebbe di ottenere oltre un milione annuo di risparmi, secondo quanto denunciano in una nota anche i consiglieri del M5s Graziano Bonaccorsi e Gianina Ciancio. Ed è proprio da questi argomenti che si ripartirà a breve, nel prossimo consiglio, per capire se al Comune è stata ritrovata una “quadratura del cerchio” che finora è mancata.
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