Il leader dell’organizzazione, un cittadino marocchino, si avvaleva dei suoi congiunti per intestare proprietà e beni mentre percepivano sussidi statali. Scoperti e espulsi due irregolari ospitati in una delle case sequestrate nell’hinterland di Busto Arsizio
BUSTO ARSIZIO – Nella giornata del 7 novembre, la Polizia di Stato di Varese ha eseguito un sequestro patrimoniale, emesso dal Tribunale di Milano, per confiscare beni stimati in circa un milione di euro, intestati a un cittadino marocchino residente nell’hinterland di Busto Arsizio. La misura, proposta dal Questore Carlo Mazza e dal Procuratore di Busto Arsizio, è scattata contro l’uomo, noto per una persistente attività di spaccio di stupefacenti e con alle spalle condanne per vari reati.
Le indagini
Il capo della rete di spaccio operava con la collaborazione di alcuni familiari che, pur senza redditi leciti, risultavano proprietari di beni di lusso, inclusa una villa di 500 mq e una BMW di alta gamma. L’analisi dei flussi finanziari ha rivelato il coinvolgimento di mogli, figliastri, sorelle e suocere, apparentemente incensurate e formalmente intestatarie di immobili, veicoli e polizze assicurative utilizzate dall’organizzazione.
Utilizzo dei sussidi statali
Oltre alle attività illecite, i membri della famiglia percepivano benefici INPS, come il reddito di cittadinanza e altre indennità, sfruttando tali agevolazioni per mantenere il loro stile di vita. La famiglia risiedeva in una lussuosa villa con ampio giardino in una zona residenziale.
Espulsioni e indagini
Durante l’operazione, sono stati scoperti due cittadini marocchini irregolari ospitati in una delle case sequestrate, immediatamente espulsi dal Prefetto di Varese. La posizione della sorella del capo dell’organizzazione, che avrebbe offerto alloggio ai due irregolari, è ora al vaglio degli inquirenti.
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