Ferrara Il montatore che prende il lavoro in carico ma per l’anno successivo, il termoidraulico che non si trova più perché la ditta ha chiuso i battenti, l’elettricista che non risponde alle chiamate e comunque non è libero prima di due o tre settimane. Senza contare il deserto del week end o del “ponte” festivo, quando in servizio ci sono solo gli operatori che intervengono con un salasso diretto sul conto corrente. Lamentele e proteste che si rincorrono, spesso però l’unica soluzione che ristagna in fondo al barile (già raschiato) è la rassegnazione: le braccia allargate e lo sguardo perso nel vuoto.
«Purtroppo è tutto vero», commenta l’amministratrice di condomìni Tiziana Davì. Manuele Marani, presidente degli Impiantisti elettrici e termoidraulici della Cna, si addentra subito nei meandri di uno scenario che non sembra riservare sbocchi promettenti per i prossimi anni. Marani lo sintetizza così: «I giovani sono poco interessati, non c’è ricambio generazionale nè tra il personale che lavora per le piccole aziende né tra gli imprenditori. Nel Ferrarese si perdono oltre 300 imprese artigiane all’anno. L’impiantistica è inserita e condizionata da questo contesto».
Stefano Casson è un amministratore di condominio, negli ultimi anni ha dovuto confrontarsi varie volte con la difficoltà di reperire le competenze tecniche necessarie per riparare un guasto o eseguire un aggiornamento tecnologico. «Gli esempi? – risponde – Uno dei più recenti riguarda l’installazione di un montascale per persona invalida eseguita ad un anno di tempo dalla richiesta, oppure la difficoltà – per mesi e mesi – di reperire gli installatori di contabilizzatori per gli impianti di teleriscaldamento dopo la chiusura dell’azienda che aveva ricevuto l’incarico. I ritardi possono prolungarsi per vari motivi, uno di questi è il lavoro che si è accumulato nel periodo dei bonus. Appalti che si moltiplicavano, il materiale che scarseggiava, la manodopera insufficiente per sostenere un flusso gigantesco di richieste e i ritardi si sono aggiunti ai ritardi. Ma non si può dimenticare il fatto che le nuove leve, i giovani, non sembrano molto interessati a proseguire il lavoro di chi li ha preceduti, persone esperte che stanno per uscire dal ciclo produttivo». Casson ricorda che il mercato è cambiato anche osservandolo da altri punti di vista. La manodopera straniera, ad esempio. «In passato – dice – i lavori edili venivano affidati spesso a lavoratori dell’est europeo, romeni o albanesi, già istruiti da un sistema formativo che aveva tra i suoi focus l’edilizia. A loro è subentrata forza lavoro che arriva da Paesi nordafricani e, però, deve essere formata qui».
Luca Grandini, responsabile dell’Unione installatori Cna, spiega che «il tema è all’ordine del giorno da tempo ma non si intravedono segnali di miglioramento. Uno dei problemi principali è costituito dalla scarsa propensione dei giovani a intraprendere lavori manuali. Inoltre gli studenti che escono dai nostri istituti tecnici in genere preferiscono entrare come dipendenti nelle aziende più grandi. E questo è uno dei punti che forse non è stato ancora spiegato bene. L’azienda artigiana non è un luogo dove si esegue una mansione che resta quella per il resto della vita, è una “scuola” dove impari a fare molte cose. Questa esperienza “allargata” può aprirti la strada verso il lavoro autonomo, l’artigianato, e può offrire gratificazioni, non solo economiche. Oggi l’impiantista lavora anche in ambiti che richiedono competenze elevate su tecnologie che si aggiornano continuamente». Marani torna sul tema dei giovani: «Nell’artigianato guardano ad altri mestieri, magari uno studio di tatuaggi. Quando arrivano in officina frequentemente necessitano di una formazione di base: se gli chiedi un cacciavite a spacco, uno a triangolo o uno a stella ti guardano disorientati. Credo che la scuola debba migliorare l’approccio con l’impresa, non dico che va tutto male ma che forse l’opportunità offerta dagli stage non viene colta appieno».
L’allungamento dei tempi per l’esecuzione dei lavori è oggi un’esperienza condivisa anche da altre imprese, non solo artigiane. Massimo Buriani, direttore generale della coop di abitazione “Castello” non ricorre a giochi di parole: «Noi abbiamo i nostri manutentori fidelizzati. I lavori vengono eseguiti, sì, ma aumentano le difficoltà, più che in passato, se devono essere eseguiti in tempi rapidi».
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