Pilliteri
Quello dei pensionati che contraggono prestiti con la cessione del quinto della pensione è, purtroppo, un fenomeno in costante crescita. È un modo di indebitarsi che viene promosso dalle finanziarie con spregiudicatezza. Nessuno farebbe mai un prestito a un settuagenario che vive della sola pensione. Perché, se sviluppa arretrati, diventerebbe pressochè impossibile recuperare il credito. La pensione può, infatti essere pignorata solo per quanto eccede un determinato limite stabilito per legge e che, attualmente, è pari a 1.068,82 euro. Di ciò che resta non può essere pignorato più di un quinto. È evidente che un recupero forzoso frutterebbe ben poco. Con, in più, la prospettiva che il debitore, nel frattempo, passi a miglior vita. Con la cessione del quinto, invece, la regolarità del pagamento delle rate è assicurata. Le corrisponde direttamente l’Inps. E se il debitore muore, a coprire il residuo è un’assicurazione la cui polizza è stata pagata dal debitore stesso come onere accessorio. Una pacchia. Mi è capitato di vedere una pubblicità in cui veniva proposta la cessione a pensionati “entro gli 80 anni” purchè percepiscano più di 600 euro. Il che vuol dire indebitare anziani che si trovano ampiamente al di sotto della soglia di povertà (per un single è di circa 900 euro). E lasciare loro ben poco per vivere. Per di più rivolgendosi a un target intrinsecamente “fragile”. Chiunque abbia genitori anziani sa bene quale rapporto “ansiogeno” tendano a sviluppare verso la liquidità. “Spingere” su quel target è assai poco etico. Esiste un unico modo per svincolarsi dalla cessione del quinto della pensione. Ed è quello di esperire una delle procedure per sovraindebitamento previste dalla legge 3/2012. Nel caso, poi, di pensioni particolarmente esigue sarà possibile richiedere direttamente l’esdebitazione dell’incapiente. Il debito è cancellato. La finanziaria non prende un ghello. Fine della pacchia.
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