Scritto da A.G. il
La fintech europea Vivid Money ha rilanciato la propria offerta in Italia, puntando soprattutto sugli account Business. Segno che, nel nostro Paese c’è una opportunità ancora da cogliere.
Ne abbiamo parlato con Gianluigi Girardi, Country Lead per l’Italia di Vivid Money, in un episodio del nostro podcast “#define banking”, di cui questo testo è un adattamento testuale.
AG. Per chi si fosse perso l’evoluzione della vostra offerta, che cosa è Vivid Money?
GG. Vivid è già presente in Italia da circa tre anni, ma di recente abbiamo lanciato la nostra offerta su un verticale diverso, cioè quello business.
Vivid Money è una piattaforma finanziaria all-in-one che offre servizi bancari e di investimento sia per privati sia per aziende. Nata a Berlino nel 2020, consente di usare un’unica app per gestire spese, risparmi e investimenti, comprese le criptovalute, e accedere a strumenti di analisi finanziaria avanzata.
AG. Approfondiamo l’offerta business. Che servizi comprende? E avete già un IBAN italiano?
GG. Dopo il lancio dell’offerta retail ci siamo resi conto che mancava una parte fondamentale del mercato, cioè le aziende.
Abbiamo un’offerta strutturata su cinque diversi piani tariffari, da quello gratuito a quello Enterprise, il più completo.
Il nostro IBAN, per ora, è tedesco, perché non c’è al momento una branch italiana di Vivid. Ma nel 2025 abbiamo in programma di localizzare il più possibile il prodotto e avremo un IBAN italiano.
AG. L’offerta di conti digitali per le imprese vede già la presenza di diversi player nel nostro Paese, non solo italiani. Come vi differenziate?
GG. Iniziamo col dire che le neobanche e le challenger, come Vivid Money, nascono per l’esigenza dei clienti di avere un conto smart, veloce e digitale. Un conto senza filiali, operativo in ogni momento e sicuro.
Ci distinguiamo dagli altri offrendo un conto interessi che offre il 5% sul saldo positivo per i primi due mesi dall’apertura del rapporto, mentre poi scende fino a un massimo del 3,5%. E un cashback sul transato con la nostra carta che, in alcuni casi, può raggiungere il 10%.
In termini di prodotto, invece, non vedo grandi differenze. Nel giro di tre anni, tutte le neobanche offriranno circa la stesse funzionalità. La competizione, tra questi prodotti molto simili tra loro, sarà sul prezzo.
Per questo già ora Vivid Money si vuole posizionare con prezzi e condizioni al di sopra del mercato, prevedendo appunto un tasso di interesse e un cashback.
Condividere una parte dei ricavi con i clienti, consumatori o aziende che siano, è un punto di vantaggio rispetto alla competition: non solo un prodotto performante, ma anche a un prezzo onesto.
AG. Abbiamo in effetti visto che le neobanche sviluppano la loro offerta in modo modulare, sfruttando partnership con realtà terze e inserendo funzionalità e servizi disponibili sul mercato, diciamo “a scaffale”. E questo fa sì che nel medio termine la gamma di offerta converga più o meno sulle stesse cose. Se si competerà sul prezzo, però, serviranno volumi importanti.
GG. Una battaglia dei prezzi è inevitabile. L’evoluzione tecnologica porterà tutti a efficientare il prodotto: offriremo tutti più o meno la stessa cosa. Faranno la differenza il brand, sinonimo di sicurezza; la trasparenza e il prezzo.
In Spagna, ad esempio, le banche tradizionali stanno offrendo gratuitamente i conti correnti e questo fa pensare che si stia andando verso una subscription zero, annullando o riducendo molto i profitti da canone. Per puntare, invece, sull’interchange e sui ricavi da upselling o altre offerte.
AG. Nelle ultime settimane è uscita dal mercato retail Flowe, ultima di una serie di neobanche che, in tutta Europa, hanno riposizionato il loro business o hanno cessato le attività. Come vedete l’attuale scenario italiano delle neobanche?
GG. La competition serve anche a educare il cliente e a preparare il mercato che verrà. I player che hanno iniziato prima di altri stanno facendo education su una clientela che non era abituata ai servizi digitali.
Oggi, in Italia, stimiamo che il 15% delle PMI abbia un conto digitale. Una penetrazione molto bassa e che lascia un enorme potenziale, l’85% del mercato. Perché queste imprese non hanno un conto corrente online? Perché non vogliono usarlo o perché non abbiamo comunicato con loro nel modo giusto?
C’è molto da fare, però, e bisogna sempre verificare se un’azienda vuole davvero investire nel mercato italiano. Perché i numeri non arrivano subito, ci vogliono pazienza e una balue proposition corretta per il cliente e le specificità di ogni mercato nazionale.
L’italiano è molto diffidente. Bisogna conquistare la sua fiducia, fargli capire che l’azienda è reale e c’è qualcuno con cui parlare. Ecco, la disponibilità di interlocutori fa la differenza, perché aiuta a capire che si tratta di un servizio reale, non di una frode.
AG. In un contesto così competitivo mi immagino ci saranno delle novità già per il 2025. Che cosa puoi anticiparci?
GG. Ti lascio una estrema sintesi del 2025 di Vivid Money in Italia: IBAN italiano, Integrazioni e Finanziamenti.
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