Per Anna sarà un Natale al caldo, in una casa, con un tetto sopra la testa. Ieri mattina, mercoledì 13 novembre, lo sfratto è stato rinviato: fino alla metà di gennaio potrà vivere nell’appartamento, poi molto probabilmente dovrà lasciarlo. Al momento per la mamma monzese di cui abbiamo raccontato la vicenda non ci sono alternative, se non l’auto che Michele Quitadamo – referente As.i.a (Associazione inquilini abitanti) Usb e che da mesi la sta accompagnando ai colloqui con gli assistenti sociali – le ha offerto. La situazione di Anna (il nome è di fantasia) è ben nota anche in Comune come ci aveva spiegato l’assessore al Welfare Egidio Riva: ““la signora ha già avuto diversi colloqui con i Servizi sociali e dunque la situazione, certamente complicata, è nota e fatta oggetto delle necessarie attenzioni”. Ma ad oggi per lei non ci sono soluzioni.
Perché Anna non trova una casa in affitto
Anna è una mamma di 39 anni e vive con il figlio minorenne. Solo da pochi mesi è riuscita a trovare un posto di lavoro, ma trovare una casa in affitto sembra una missione impossibile. “Anna può tirare un sospiro di sollievo solo per qualche mese, ma la metà di gennaio è alle porte – spiega Michele Quitadamo a MonzaToday -. Ma non c’è più tempo da perdere. Dal Comune non vogliamo parole ma fatti. Impegnarsi è una cosa, fare è un’altra e in questi due anni questi due verbi non sono stati coniugati e un esempio è proprio il caso di Anna”. Anna una casa in affitto non riesce a trovarla. “Agenzie o proprietari chiedono documenti che attestano almeno due anni di lavoro a tempo indeterminato. Anna ha iniziato da poco a lavorare – prosegue Quitadamo -. Questo gli assistenti sociali dovrebbero saperlo, ma purtroppo all’ultimo colloquio al quale l’ho accompagnata, dopo l’ennesimo cambio di assistente sociale che ha preso in mano la pratica, la donna si è sentita dire che la casa se la deve trovare da sola. Ma in queste condizioni non è possible e chi svolge questo lavoro dovrebbe saperlo. I professionisti ci dicono di stare tranquilli, che nessuno viene lasciato da solo ma ad oggi Anna, se non ci fosse stato il sottoscritto, sarebbe rimasta da sola”.
I monzesi che vivono nei sottoscala
Ma quella di Anna non è l’unica situazione a rischio. “Nella giornata di ieri sono stati diversi i monzesi morosi che hanno rischiato di finire in mezzo a una strada -ha concluso Quitadamo -. Ci rendiamo conto che Monza sta vivendo una grave emergenza abitativa? Non è il momento di valutazioni e di progetti, ma di azioni come quella dell’autorecupero di quelle case sfitte e vuote che non vengono assegnate. Ci sono persone a Monza che oggi vivono in auto, che dormono nei sottoscala delle attività commerciali. E ieri una mamma ha rischiato di aumentare il gruppo di chi si ritrova senza un tetto sopra la testa”.
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