La digitalizzazione fa sempre meno paura alle imprese manifatturiere campane (poco meno di 47mila quelle attive), consapevoli ormai che essere piccole o piccolissime, come per la maggior parte di esse, non può alimentare più l’eterno alibi a non crescere. È una bella iniezione di ottimismo lo scenario delineato dall’Osservatorio di Mecspe sull’industria manifatturiera italiana presentato ieri a Napoli, alla Federico II, e relativo al secondo quadrimestre 2024: dal focus sulla Campania emerge che 3 imprenditori su 4 hanno avuto una crescita digitale tangibile nell’ultimo anno; che il 41% delle imprese investe fino al 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo; che un ulteriore 36% ne investe più dell’11%. Inoltre, per supportare il percorso verso la digitalizzazione e l’introduzione di nuovi talenti, sempre più imprese si rivolgono a ITS e università: il 46% di loro ha già attive delle collaborazioni, mentre il 49% le avvierà entro il prossimo anno. La spinta decisiva dovrebbe arrivare dal Piano Transizione 5.0 del Governo, previsto nel Pnrr con una dote di 6,23 miliardi di euro e diventato operativo ad agosto ma partito, per così dire, con il freno a mano tirato (in 3 mesi, rivela il Sole 24Ore, sono stati prenotati crediti d’imposta per appena 99 milioni, l’1,6% del totale). Colpa di procedure che da tempo le imprese, Confindustria in testa, giudicano farraginose e comunque non facili da applicare. Un allarme raccolto dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Urso, che ha promesso a tempo record correttivi tali da evitare il rischio di non riuscire a spendere le risorse, atteso che il termine per acquisirle è fissato al 31 dicembre 2025 e quello della certificazione al 31 dicembre 2026.
La formazione continua
Il meeting di Mecspe sfiora il tema ma sottolinea opportunamente che «quasi 4 imprenditori su 10 hanno espresso un parere positivo sulle misure contenute nel Piano e il 37% delle imprese della regione è già pronto a richiedere i nuovi incentivi 5.0 entro fine anno, per spingere ulteriormente il processo di digitalizzazione e di transizione ecologica». Non a caso è la stessa Regione Campania a sottolineare l’importanza di una misura attraverso la quale, spiega l’assessore alla Ricerca e all’Innovazione Valeria Fascione, sono state «già intraprese specifiche azioni 5.0 per promuovere la twin transition digitale e sostenibile presso le imprese campane. Uno degli interventi centrali è il Fondo regionale per la Crescita Campania che è già alla sua seconda edizione e con un investimento di 93,46 milioni di euro intende rafforzare la competitività delle aziende regionali, in accordo con la piattaforma Step (Strategic Technologies for Europe Platform)». Inoltre, aggiunge Fascione, «la giunta De Luca ha deliberato l’attuazione di un altro intervento cruciale, il Campania Academy Industria per promuovere la formazione delle competenze in settori ritenuti strategici per l’economia locale, tramite l’istituzione di accademie aziendali e di filiera. Abbiamo inteso affrontare in modo proattivo la priorità di Step sulle carenze di competenze in comparti chiave, fornendo un sostegno concreto e orientato al lungo termine. Queste iniziative delineano un ecosistema regionale sempre più competitivo e capace di rispondere alle sfide della transizione ecologica e digitale, consolidando il posizionamento della Campania a livello europeo». Sul tema, centrale, della formazione delle competenze l’incontro di ieri riflette a lungo. Ne parlano Fabio de Felice, patron di Protom e docente all’ateneo di Cassino, i colleghi Marcello Fera della Vanvitelli, Luigi Iannelli dell’università del Sannio e Antonio Lanzotti della Federico II con Paolo Lanzilli dell’ITS Mobilità e Trasporti. Dice Maurizio Manfellotto, presidente del Digital Innovation Hub della Campania: «Industria 4.0 e 5.0 rappresentano due fasi di evoluzione significativa nel panorama industriale e sono intrinsecamente legate alla necessità di una nuova generazione di manager capaci di affrontare le sfide e le opportunità che emergono da queste trasformazioni». Intanto, spiega l’Osservatorio Mecspe, «per far crescere il bagaglio di competenze aziendali, il 47% delle imprese sta puntando sui giovani facendo accordi, come detto, con ITS e università dato considerevolmente più alto di quello nazionale (25%) – mentre il 38% di loro punta sulla formazione e sui corsi di aggiornamento del personale già esistente».
Le sfide dell’intelligenza artificiale
Un altro segnale importante, emerso dalla tavola rotonda con Aniello Cammarano di Materias, Sergio Colecchia di Protom, Luigi Fratelli di Hitachi, Enrico Landolfi di Altec Informatica, Marco Monsurrò di Coelmo e Claudio Petagna di Aieng, è la propensione delle imprese ad approcciare correttamente l’Intelligenza Artificiale. Tra le tecnologie e i processi innovativi che gli imprenditori campani hanno già introdotto o che introdurranno a breve nelle loro aziende quella che desta maggiore interesse è proprio l’IA (42%). Quasi un imprenditore su 4 afferma, infatti, di utilizzare già l’AI nei propri processi produttivi, mentre più di 6 imprenditori su 10 si stanno ancora informando sul tema per comprendere se o come – implementare questa nuova tecnologia. Sono «dati considerevolmente più alti di quelli nazionali, segnale che riconferma la spiccata volontà di innovazione della Campania», chiosa l’Osservatorio. Un cambio di paradigma che è già nei fatti.
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