Il coniuge le aveva regalato l’intervento di liposuzione, ma dopo averla vista è iniziato un calvario. Le prime violenze già nella stanza della clinica. L’uomo condannato in primo grado a 4 anni e tre mesi
Una famiglia unita più di tante. Genitori e tre bambini con un forte legame, senza nessuna ombra. Fino a quando succede l’inaspettato. Lei, Mariella (nome di fantasia), quarantenne, è molto bella ma ha tanti chili in più e non riesce più a sopportarli. Così con il supporto del marito, che le paga anche l’intervento, decide di sottoporsi a un intervento di liposuzione: perde circa circa 50 kg. E la sua trasformazione è completata: ora è una donna bellissima. Da quel momento per Mariella, originaria dell’agro nocerino sarnese, comincia un incubo. Perché è probabilmente la gelosia a spingere il coniuge ad atti di sopraffazione e violenza già nella stanza della clinica dopo l’intervento. Subisce violenze fisiche e psicologiche che non toccano solo a lei. Ma anche uno dei tre figli, una bimba di 10 anni, che finisce nel mirino del padre. Lei per proteggere la madre dalle botte del padre, conficca al genitore una forchetta in una mano.
La denuncia
Mariella temendo per la propria vita e per quella dei suoi bambini, uno dei quali con un disturbo da sindrome di Asperger, denuncia il marito. Per lei scatta la procedura del codice rosso. I magistrati sono rapidissimi. L’uomo viene arrestato e l’anno scorso in primo grado viene condannato a 4 anni e tre mesi. Ora è temporaneamente ai domiciliari in attesa dell’appello. Per Mariella, difesa dagli avvocati Monica Cicalese ed Enrico Alfano, dovrebbe cominciare un periodo sereno con i suoi figli e invece e qui che comincia un nuovo calvario. I magistrati ritenendo la cosa migliore per la famiglia, assegnano a Mariella la casa coniugale nominando un tutore, uno psicologo e l’accompagnamento dei servizi sociali. E qui la prima sorpresa. Quando i quattro rientrano in casa, la trovano completamente svuotata.
La casa svuotata
Non c’è più nulla. Mobili, suppellettili, arredi, biancheria. Ma non ci sono nemmeno la luce e l’acqua. «Le utenze erano collegate all’impianto condominiale – spiega l’avvocato Cicalese, che fa parte dell’associazione Manden – dove abitano anche la suocera e la cognata di Mariella. Per riattivare la luce c’è voluto poco tempo e pochi soldi. Per riattivare l’erogazione idrica sono cominciati i veri problemi». E una montagna di omissioni e percorsi ad ostacoli. I difensori di Mariella chiedono l’intervento del Comune, come previsto dalla normativa del codice rosso. Anche perché, pur lavorando nel settore sanitario, Mariella destina ogni centesimo ai suoi figli. E quei lavori non sarebbe in grado di pagarli. Dal Comune fanno sapere che si, possono intervenire, ma è necessario un preventivo. «Da febbraio ad oggi – racconta il legale – tutte le ditte, del posto, chiamate da me personalmente per fare un preventivo, si presentavano in casa per un sopralluogo ma poi non si facevano vedere più».
I disagi e le difficoltà
Nel frattempo per Mariella e i suoi ragazzi è cominciato un periodo letteralmente di sopravvivenza. In quella casa senz’acqua non era, e non è, possibile cucinare, mangiare o semplicemente lavarsi. Non è possibile assicurare un minimo livello igienico. In dieci mesi, sono andati avanti con secchi e bottiglie di acqua. Anche solo per una doccia, è necessario spostarsi in un altro Comune dove abitano i familiari di Mariella. Intanto l’ex marito della donna, in attesa del secondo grado di giudizio, ha cambiato tre volte domicilio. Ed è capitato che Mariella se lo sia pure ritrovato “faccia a faccia”. Solo 15 giorni fa l’avvocato Cicalese è riuscita ad avere un preventivo per effettuare il riallaccio dell’acqua. «Preciso – racconta – da una ditta di Belvedere Marittimo. Ho dovuto chiedere a qualcuno in Calabria! Il preventivo è stato immediatamente consegnato al Comune. Da allora? Nulla niente di niente. E tra l’altro ci sarebbe anche un altro step. Visto che l’impianto è collegato alle condutture condominiali, è necessaria anche l’autorizzazione degli altri condomini. I parenti dell’ex marito!».
I minori affidati a una casa famiglia
Dopo mesi di tribolazioni, ansie per il presente e per il futuro, per Mariella e i suoi figli è arrivato un nuovo colpo. I due figli ancora minorenni, il terzo nel frattempo ha compiuto i 18 anni, saranno allontanati dalla madre e affidati ad una casa famiglia, peraltro ancora non indicata. I difensori hanno provato a chiedere al Comune l’assegnazione di un nuovo appartamento per Mariella e i figli. In particolare una sistemazione in un appartamento tra quelli confiscati alla camorra che pure sono ancora presenti e inutilizzati nel territorio comunale. Ma anche in questo caso, ha imperato il silenzio. E alla beffa si è aggiunto anche il danno a fine anno scolastico quando Mariella si è ritrovato il figlio con la sindrome di Asperger, bocciato per troppe assenze.
A scuola
«La verità è che c’è una grande incompetenza e mancanza di conoscenza – aggiunge l’avvocato – E’ probabile che nessuno in quella scuola sapesse che per le vittime di codice rosso è previsto circa il 30% in più di assenze prima di decretare la bocciatura. Tutti i codice rosso sono terribili e nascondono una tragedia, ma qui è doppia. E una parola chiave. “Acqua”. I magistrati sono stati precisi e tempestivi ma se sin dall’inizio, dieci mesi fa, chi doveva farlo avesse seguito la norma del codice rosso, ora non ci troveremmo di fronte a una donna che ha subito violenze e maltrattamenti, ha rischiato la vita con continue umiliazioni e ora rischia anche di perdere i figli. Sentire Mariella dire che a questo punto era meglio subire le violenze in silenzio, è il fallimento delle istituzioni».
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