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Che fare in caso di sovraindebitamento: saldo e stralcio, accordo con il creditore ed altre vie per sopravvivere, come la sospensione del mutuo.

Hai avuto bisogno di soldi, forse non una ma più volte. Ti sei rivolto alla banca convinto di potere, in qualche modo, restituire ogni centesimo dei prestiti ottenuti. Ma qualcosa si è inceppato nel frattempo e sei finito in difficoltà: l’imprenditore ha sentito la crisi, il privato ha avuto delle spese inaspettate. I motivi possono essere tanti. Il fatto è che devi risolvere i debiti con le banche ma non sai come. Temi che da un momento all’altro ti arrivi un pignoramento. Che l’ufficiale giudiziario bussi alla tua porta con uno sfratto esecutivo. Che tutto quello che hai costruito con fatica si polverizzi in pochi secondi.

E allora, come uscire da questo vortice? Ci sono delle leggi o delle sentenze che possono aiutarti a risolvere i debiti con le banche?

Una sentenza prima del tribunale di Busto Arsizio (Varese), a cui ha preso come riferimento il tribunale di Napoli per un altro pronunciamento simile, dice di sì. Una legge del 2012, nota come la Salva-suicidi, pure. C’è, quindi, una luce in fondo al tunnel. Che brilla non per i furbi, cioè per quelli che cercano il solito sotterfugio, ma per chi è onestamente in difficoltà e vorrebbe risolvere i debiti con le banche assunti per necessità nell’ambito della legalità.

Non si parla per forza di azzerare il conto. Di adoperare, come diceva la vecchia barzelletta, il trucco del cittadino che, dovendo rinfrescare la casa, diceva: «Scrivi il conto sul muro che, tanto, dobbiamo imbiancare». Si tratta, piuttosto, di stringere un accordo per pagare di meno utilizzando le risorse che si hanno a disposizione, senza dover cercare quelle impossibili da reperire. Di raggiungere un compromesso, insomma, per risolvere i debiti senza che le banche ci portino via casa, dignità e perfino le mutande.

Risolvere i debiti: che cos’è il saldo e stralcio?

Uno dei modi per risolvere i debiti con le banche è quello di ricorrere al saldo e stralcio. Un metodo riconosciuto dalla legge Salva-suicidi [1], approvata nel 2012, cioè in un momento in cui gli effetti della crisi economica si facevano sentire pesantemente e cadere nella spirale del sovraindebitamento poteva essere una prassi consolidata.

Che cosa permette questa legge? Consente al cittadino di recarsi in tribunale e di presentare una richiesta di saldo e stralcio del debito che, in parole tecniche, significa aderire a quello che si chiama il piano del consumatore. Che cosa ci può guadagnare il richiedente? Di vedersi ridurre il debito senza che il giudice senta nemmeno i creditori. Ciò, ovviamente, nel caso in cui il magistrato veda che ci sono i presupposti.

Va da sé che il cittadino può, in questo modo (garantendo di rispettare la decisione del giudice), risolvere i debiti con le banche perché dovrà pagare una cifra più bassa di quella pretesa all’inizio. E che, in fondo, le banche saranno contente di poter incassare qualcosa di fronte alla probabilità di non portare nulla a casa o di dover avviare una noiosa procedura di esecuzione forzata del pagamento.

Il saldo e stralcio viene, di solito, eseguito in una soluzione unica, a meno che le parti si accordino per un pagamento a rate. Puoi vedere la procedura dettagliata in questo articolo.

Posso risolvere i debiti verso un solo creditore?

Mentre la legge contemplava questa possibilità per i debiti contratti con un insieme di creditori, i tribunali si portavano oltre e puntavano ad applicare la normativa ai casi in cui di creditori ce ne fosse soltanto uno.

Il primo passo lo ha dato il tribunale di Busto Arsizio [2] nei confronti della (poco) cara estinta Equitalia, oggi sostituita dalla (tanto) viva e vegeta Agenzia delle Entrate Riscossione. Suo il provvedimento con cui sono stati dimezzati 87mila euro di debito con il Fisco grazie al fatto che il contribuente ha proposto di vendere un suo immobile e di pagare l’Agenzia con il ricavato dell’operazione.

Passa poco più di un mese ed ecco che un altro tribunale, quello di Napoli [3], si muove nella stessa direzione. Questa volta, però, non con il Fisco come interlocutore ma con davanti una banca. Che cosa ha decretato il magistrato campano? Che un consumatore in difficoltà (vera e documentata) ha il diritto di vedersi dimezzare un mutuo ipotecario, anche se l’istituto che ha erogato il finanziamento non è d’accordo. Oltretutto gli conviene essere favorevole a questa soluzione: evita alla banca ulteriori costi per procedere al pignoramento dell’immobile e alla vendita all’asta da cui non ricaverà una somma ingente.

Come risolvere i debiti dell’imprenditore?

Se sei un imprenditore, per risolvere i debiti con le banche puoi appellarti alla legge del 2015 grazie alla quale è possibile trovare un accordo con la banca o con l’intermediario finanziario per programmare un rientro del debito senza particolari traumi.

Per cercar di trovare un’intesa contro il sovraindebitamento (tecnicamente si chiama «ristrutturazione del debito

»), occorre una relazione di un revisore contabile e la garanzia che l’accordo può essere portato a termine, cioè che i creditori riceveranno i soldi. Inoltre, l’esposizione del sistema bancario deve essere di almeno il 50% dell’insieme dei debiti dell’impresa.

Solo a quel punto l’imprenditore può proporre l’accordo. Nel caso in cui venga raggiunto ed il titolare dell’impresa abbia più creditori appartenenti a categorie diverse, il debitore può chiedere che gli effetti dell’intesa vengano estesi a chi non ha firmato l’accordo sempre che:

  • tutti siano stati informati delle trattative in corso ed invitati a partecipare al negoziato;
  • i crediti di chi ha firmato l’accordo rappresentino almeno il 75% del totale del debito.

Se qualche creditore non intende riconoscere l’accordo, ha 30 giorni per presentare opposizione.

L’intesa produrrà i suoi effetti nel momento in cui sarà stata omologata dal tribunale, previa verifica delle condizioni dell’accordo e del corretto svolgimento della procedura e delle trattative.

Risolvere i debiti: quando posso sospendere il mutuo?

Ci sono dei momenti nella vita in cui possono succedere degli spiacevoli imprevisti in grado di condizionare la propria situazione patrimoniale e di portare un cittadino ad imboccare la via del sovraindebitamento. Pensa, ad esempio, al decesso di chi porta lo stipendio a casa, ad un incidente che comporta una disabilità e l’impossibilità di lavorare, ad un licenziamento. Piova sul bagnato se una di queste circostanze succede mentre si sta pagando un mutuo, cioè mentre si deve restituire un debito alla banca.

Tuttavia, quando questi episodi accadono dei due anni precedenti alla presentazione della domanda, è possibile chiedere alla banca di sospendere il pagamento delle rate del mutuo per un anno. Il tempo di prendere un po’ di fiato, insomma. Bada bene, però: si sospende il pagamento della sola quota capitale, non degli interessi che vanno, comunque, pagati. Ma è già qualcosa per risolvere il debito senza rimanere strozzati.

Oltre che per il mutuo, la sospensione delle rate si può applicare anche per il credito al consumo.

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