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Diritto alla casa: le tutele in caso di sfratto, pignoramento, rumori e intrusioni. Tutte le norme che tutelano l’abitazione.

Ho sentito spesso rivendicare, in diverse manifestazioni di piazza, il “diritto all’abitare”. Da giurista non potevo fare a meno di cercare una definizione più corretta; la memoria universitaria è così andata al diritto alla casa o all’abitazione. In realtà, si tratta di un diritto che non si trova espresso in alcuna norma, ma che – per nostra fortuna – si può ricavare da una serie di disposizioni dell’ordinamento, anche di natura costituzionale. Si tratta, però, di uno di quei tanti diritti di natura “programmatica”, ossia privi di un contenuto effettivo. Lo Stato si impegna a tutelare il tetto sotto cui il cittadino abita, ma non per questo esiste un diritto ad avere una casa di proprietà o a non essere sfrattati – anche se in condizioni di miseria – in caso di morosità nel pagamento dell’affitto. Men che meno il diritto all’abitare esclude la possibilità di ipotecare, pignorare e mettere all’asta l’immobile di chi non paga i debiti, a prescindere dal fatto che questi non abbia un’altra casa ove andare a stare.

Anche le case popolari non spettano a chiunque, ma solo a chi rientra nei requisiti di bando fissati dalle amministrazioni locali. Ed una volta assegnata la casa popolare, non se ne può fare ciò che si vuole: non la si può dare in affitto (e tanti purtroppo lo fanno), né vendere.

A questo punto, ti chiederai: ma che ci sta a fare il diritto all’abitare se poi, in concreto, non viene tutelato? Ha senso parlare allora di un «diritto alla casa»? È più o meno ciò che succede con il lavoro: il fatto che lo Stato si impegni – sin dalla Costituzione – a riconoscere il diritto al lavoro, a tutelare le condizioni economiche e di sicurezza dei dipendenti non significa che questi non possano essere licenziati ricorrendone i presupposti.

Del resto – che sia chiaro – l’estensione di un diritto termina laddove inizia il diritto di un’altra persona. È così anche per la casa, che non può essere abusiva, non può avvicinarsi troppo al confine del vicino né può appoggiarsi sul muro di un’altra abitazione.

Insomma, abitare sì, ma sempre se si hanno i soldi e rispettando i diritti degli altri, condomini compresi.

Tutela del diritto all’abitare

Dall’altro lato, l’abitazione viene tutelata contro le ingerenze altrui. Così nessuno potrà fare foto o registrare conversazioni a casa tua. Nessuno potrà entrarvi senza il tuo permesso; diversamente, sarà imputabile di violazione del domicilio. Anche la polizia deve avere un mandato e l’ufficiale giudiziario un titolo esecutivo. Addirittura la giurisprudenza della Cassazione ha ritenuto che, nel concetto di abitazione, non vi rientri solo il garage e il box auto, quindi le relative pertinenze, ma anche lo spazio del pianerottolo antistante l’uscio, ossia quello ove di solito si posiziona lo zerbino. In pratica, se un agente di commercio o il tuo vicino di casa si piazza davanti allo spioncino di casa tua e non vuole andar via o magari si mette a bussare all’impazzata al campanello puoi denunciarlo.

Il diritto all’abitare viene tutelato anche contro le interferenze che non consentono il riposo o un pacifico godimento della casa. Si pensi a tutte le norme contro i rumori molesti o contro le immissioni di fumi, calore e odori. Anche far piovere acqua dal balcone sovrastante, se si tratta di liquido sporco traboccante dai vasi di fiori, può costituire reato laddove la condotta venga ripetuta nel tempo.

Non possiamo dimenticare la tutela del diritto di abitare la casa riconosciuta al coniuge superstite nel caso di morte del proprietario: in tali ipotesi, anche se l’immobile finisce in eredità ad altri soggetti, la moglie o il marito ancora in vita ha diritto a restare nell’abitazione che fu casa coniugale fino all’ultimo giorno della propria vita. Nessuno lo potrà mandare via.

Così come nessuno può mandare via, ad esempio, il partner convivente se muore il compagno o la compagna se prima non gli ha dato il tempo per trovare un’altra abitazione. E lo stesso dicasi per la badante dell’anziano.

Sulla stessa scia, si inserisce anche il

diritto all’assegnazione della casa coniugale, fatto in favore dell’ex coniuge in caso di separazione o divorzio, in presenza di figli: tale disposizione serve per tutelare i minori e garantire loro un tetto, lo stesso sotto cui sono cresciuti.

Da dove si ricava il diritto all’abitare?

Come detto in apertura, nessuna norma parla di un diritto alla casa o all’abitazione in modo espresso. Tuttavia, l’articolo 47 della Costituzione stabilisce quanto segue:

«La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese».

La norma, quindi, non tutela la casa in sé per sé, ma il risparmio necessario all’acquisto di una casa. Questa finalità viene realizzata tramite una serie di disposizioni che prevedono sconti fiscali e agevolazioni per chi acquista l’abitazione principale: così, ad esempio, il cosiddetto

bonus prima casa, l’esenzione dalle imposte sull’abitazione principale, la detrazione degli interessi passivi sul mutuo per l’acquisto prima casa o sul compenso all’agenzia immobiliare.

Nel quadro delle leggi che tutelano la casa non poteva mancare la dichiarazione Onu che, all’articolo 25, stabilisce:

«Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà».

Tutela della casa dai pignoramenti e sfratti

Non esiste alcuna norma che vieti di sfrattare una persona in condizioni di disagio economico, neanche se disabile o se convivente con minori o portatori di handicap.

Chi non paga i debiti, quindi, può subire il pignoramento immobiliare al pari dell’affittuario che non paga il canone mensile che può essere sfrattato.

L’unica disposizione che il nostro ordinamento conosce è quella che stabilisce il divieto di pignoramento della prima casa, valido solo se il creditore è l’agente della riscossione esattoriale (per debiti derivanti da cartelle esattoriali). Il limite vale solo se il contribuente non ha altri immobili di proprietà e in quello ove vive vi ha fissato la residenza. La casa non deve essere accatastata nelle categorie A/1, A/8 o A/9.

Diritto dell’abitazione e disposizioni fiscali

La legge garantisce uno sconto fiscale sulla prima casa: l’Iva è al 4% anziché al 10% per gli acquisti da costruttori, mentre l’imposta di registro passa dal 9% al 2%. Ma ciò solo a condizione che il contribuente:

  • non abbia altri immobili acquistati con lo stesso bonus (se li ha deve cederli entro 1 anno dal nuovo acquisto);
  • non abbia altre abitazioni nello stesso Comune ove si trova quello nuovo (se li ha, deve cederli prima del nuovo acquisto);
  • trasferisca la propria residenza entro 18 mesi dal nuovo acquisto nello stesso Comune ove si trova il nuovo immobile.

Altre norme a tutela del diritto all’abitare

Per maggiori chiarimenti e per conoscere le interpretazioni date dai giudici della Cassazione leggi Diritto alla casa nella legge e nella Costituzione.

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