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Scopri come difenderti dalle clausole vessatorie nei contratti di finanziamento e quali sono i tuoi diritti come consumatore.

Le clausole vessatorie nei contratti di finanziamento sono uno spauracchio per molti consumatori, che spesso si trovano ad affrontare situazioni complicate e ingiuste a causa di termini contrattuali poco chiari o addirittura nascosti. E proprio in forza di contratti capestro, le banche riescono a mettere all’asta le case dei debitori più ingenui e meno navigati, dopo che questi hanno fatto trascorrere 40 giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo. Questo perché, secondo la nostra legge, spirato tale termine, il decreto ingiuntivo diventa definitivo anche se il contratto a monte era illegittimo. Sicché non ci si può più opporre al pignoramento immobiliare.

Ma ore le cose sono cambiate: con una recente sentenza della Cassazione a Sezioni Unite si è infatti stabilito che anche il decreto ingiuntivo divenuto definitivo per non essere stato opposto può comunque essere contestato ad esecuzione forzata già in corso. Questo rimette in gioco tutte le procedure esecutive già in corso: chi ha la casa all’asta e ha rinunciato a difendersi può bloccare tutto e uscire dal tunnel ricorrendo al giudice.

In questo articolo, ti guideremo attraverso i meandri delle clausole vessatorie, di spiegheremo come proteggersi dalla banca e dal pignoramento della casa, fornendo esempi concreti e consigli su come proteggerti da queste insidie legali.

Il mostro nascosto: le clausole vessatorie con le banche

Spesso, i contratti con le banche prevedono clausole vessatorie.

Il primo esempio di clausola vessatoria che analizzeremo riguarda i tassi di interesse

. Immagina di stipulare un contratto di finanziamento con un istituto finanziario, e di scoprire solo successivamente che il tasso di interesse applicato è molto più alto rispetto a quello offerto da altre banche. Oppure, il tasso di interesse potrebbe variare nel tempo in modo poco trasparente, rendendo difficile per te calcolare gli effettivi costi del finanziamento. In entrambi i casi, stiamo parlando di clausole vessatorie.

Un altro esempio di clausola vessatoria riguarda le commissioni nascoste o eccessive. Potresti scoprire che il contratto di finanziamento prevede costi di istruttoria, di gestione o di estinzione anticipata del finanziamento che non erano stati adeguatamente comunicati al momento della stipula. Queste commissioni possono far lievitare il costo del finanziamento, mettendo a repentaglio la tua stabilità finanziaria.

Le clausole di garanzia o fideiussione possono anch’esse essere vessatorie. Ad esempio, potresti aver firmato un contratto di finanziamento in cui ti impegni come garante per un amico o un parente, senza sapere che tale garanzia ti espone a obblighi sproporzionati. Oppure, la clausola potrebbe non consentire la revoca della garanzia in caso di modifiche unilaterali del contratto da parte dell’istituto finanziario.

Un’altra clausola vessatoria tipica riguarda la possibilità per l’istituto finanziario di apportare modifiche unilaterali al contratto. Potresti scoprire che la banca ha deciso di cambiare il tasso di interesse, la durata del finanziamento o le condizioni di rimborso senza averne discusso con te. Questo tipo di clausole, se non adeguatamente giustificate e comunicate, può essere considerato vessatorio.

Infine, le clausole di compensazione automatica rappresentano un’ulteriore insidia per i consumatori. Queste prevedono che l’istituto finanziario possa trattenere automaticamente somme di denaro dal tuo conto corrente per compensare eventuali debiti derivanti dal finanziamento. Se non adeguatamente comunicate e negoziate, queste clausole possono essere considerate vessatorie.

Una clausola contrattuale che disponga un foro diverso per le eventuali liti sarebbe vessatoria, anzi illegittima. La legge stabilisce che, nei contratti con i consumatori, il tribunale competente è solo quello del luogo di residenza del consumatore stesso. Pertanto, è importante prestare attenzione a questo tipo di clausole, che potrebbero metterti in una posizione svantaggiata in caso di controversie legali.

Come difendersi dai contratti con le banche

La sentenza n. 9479/23 delle Sezioni Unite Civili della Cassazione ha segnato una svolta importante nella tutela dei consumatori dalle clausole vessatorie nei contratti di finanziamento. Grazie a questa pronuncia, i consumatori possono contestare le clausole vessatorie anche in caso di pignoramenti e vendite all’asta della propria casa, ottenendo una protezione legale più efficace. E lo possono fare anche se il decreto ingiuntivo non è mai stato contestato ed è pertanto divenuto definitivo.

La Corte di Giustizia Europea ha contribuito a rafforzare la tutela dei consumatori dalle clausole vessatorie, stabilendo che la normativa italiana che impediva al giudice dell’esecuzione di pronunciarsi sulla validità delle clausole contrattuali solo perché il decreto ingiuntivo è divenuto definitivo, era in contrasto con il diritto UE. Grazie a questa pronuncia, i consumatori possono contare su una “tutela effettiva” e il giudice nazionale deve esaminare d’ufficio la natura abusiva delle clausole contrattuali.

Cosa cambia con la nuova sentenza?

Con la nuova sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, tutte le procedure di pignoramento immobiliare possono essere rimesse in gioco: il giudice dell’esecuzione dovrà dare 40 giorni di tempo al debitore per opporsi al contratto che presenti clausole vessatorie e così, dopo aver invalidato il decreto ingiuntivo, estinguere una volta per tutte il pignoramento immobiliare. Insomma, le case tornano ai debitori.

È bene però precisare che tale tutela opera solo se:

  • il debitore è un consumatore: dunque il finanziamento deve essere concesso per scopi personali e non collegati all’attività lavorativa;
  • il contratto predisposto dalla banca presenta clausole vessatorie;
  • l’aggiudicazione della casa all’asta non è già stata effettuata.

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