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Sassari «Faccio questo mestiere da 40 anni, ho sentito parlare di destagionalizzazione turistica da tutti gli assessori regionali che si sono succeduti e ho fatto tutto il possibile per cambiare lo status quo. Eppure, non ci siamo mai riusciti e il turismo, in Sardegna, ha un orizzonte di quattro mesi all’anno. Stop». Gian Mario Pileri, presidente della Federazione italiana associazioni imprese di viaggi e turismo (Fiavet) e titolare del tour operator “Sardinia International Travel” spiega il suo punto di vista sul mancato raggiungimento di un obiettivo turistico inseguito da ormai 40 anni: «Per decenni siamo stati venduti sul mercato turistico come una destinazione balneare. Eravamo solo mare, nient’altro, ma il mare si vende solo quando lo permette il meteo – spiega Pileri –. Per giunta, non è mai stata fatta una campagna pubblicitaria mirata ai mercati del nord dell’Europa, cioè turisti potenziali che non avrebbero problemi a vivere le nostre spiagge anche in bassa stagione. Ovviamente, anche se fosse stato fatto un ragionamento di questo tipo, sarebbero serviti i collegamenti che non abbiamo. Un’assenza che rende impossibile “vendere” la bassa stagione». Ma i collegamenti e il retaggio balneare dell’isola sono solo due tessere di un mosaico più complesso: «La verità è che non si viene in Sardegna fuori stagione perché non abbiamo città d’arte e non riusciamo ad andare oltre ai “soliti” Barumini, Nora e Tharros». Le attrattive, in realtà non mancherebbero, ma non sono appetibili turisticamente per i costi troppo alti e per le difficoltà dei trasporti: «Parliamo del Carnevale e della Settimana Santa – aggiunge Pileri – perché al momento sono eventi che muovono il turismo di prossimità, quello degli stessi sardi. Sommando gli eventi, dal “Continente” si muovono un centinaio di persone eppure sono eventi che sponsorizziamo da decenni, spendiamo tanti soldi ma non otteniamo risultati significativi. Ora dico, vogliamo puntare sul Carnevale o sulla Settimana Santa? Si? Allora puntiamo sugli incentivi. Non sono nemmeno una novità, in Sicilia lo fanno già (ma ci sono delle anomalie sull’utilizzo dei fondi al vaglio della Corte dei Conti ndr) perché chi prenota una settimana di tour in bassa stagione ha alcune notti in albergo pagare direttamente dalla Regione. Ecco, proviamoci anche noi, magari con un contributo per il volo. Diversamente è normale che se un potenziale turista lombardo fosse interessato a vivere un carnevale, sceglierebbe una meta più vicina ed economica della Sardegna spendendo magari 30 euro di gasolio piuttosto che 1.000 di volo, perché questo spenderebbe una famiglia di quattro persone». Secondo il presidente regionale della Fiavet, poi, anche l’estate è divisa in substagioni, con i periodi di “bassa” e quelli di “alta”: «Prendiamo due locali molto famosi, attrattori di un certo tipo di turismo come Phi Beach e Billionaire. Non è certo un caso se restano aperti circa 90 giorni. E nella migliore delle ipotesi viviamo condizioni generali di una regione che sfrutta quattro mesi di bel tempo per fare riempimenti anche eccessivi. Se il numero di presenze estive fosse spalmato in un lasso di tempo più esteso, staremmo tutti molto meglio: gli operatori turistici guadagnerebbero gli stessi soldi, i dipendenti lavorerebbero per più mesi e ci sarebbero più spazi a disposizione di tutti, turisti e non, e i costi delle vacanze e della vita sarebbero ridotti. Questo, però, non succede». C’è poi un altro aspetto che non va giù al presidente della Fiavet: «Lo dico per la mia associazione: la politica non ci ha mai presi in considerazione. Questo è un errore, servirebbe maggiore condivisione con gli operatori del turismo».

 

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